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Cronaca
03.04.2017 - 10:000
Aggiornamento: 21.06.2018 - 14:17

Un Gay Pride per farsi conoscere e accettare, una comunità LGTB che cerca il modo migliore per farlo. Dietro le quinte di una manifestazione che non sarà solo una festa

Su Facebook si scatena la discussione tra chi desidera presentarsi vestito come ogni giorno e chi invece non vuole censure. "Ma l'etichetta di cui dobbiamo andare fieri è quella di esseri umani"

LUGANO – Il Gay Pride, a Lugano, si farà. Nonostante qualche protesta: a favore della manifestazione, va detto che quasi tutti hanno ritenuto che siano maturi i tempi, che essa possa essere anche necessaria. Quel che abbiamo scoperto, nel dibattito sul tema che ha animato la scorsa settimana, è una comunità LGTB in Ticino che vuole rivendicare sé stessa ma è divisa su come farlo. Ovvero, se “mascherarsi”, oppure se scendere in strada coi vestiti di tutti i giorni. Qual è il modo migliore di affermarsi?

La discussione si è sviluppata sul profilo Facebook di Imbarco Immediato, e ha mostrato visioni diametralmente opposte. “Io vorrei un gay pride in cui tutti sfilano come sono ogni giorno, e non vestiti in modi che nemmeno in camera da letto. Credo che per avere dei diritti ed essere finalmente trattati con uguaglianza, transessuali e omosessuali debbano mostrare la quotidianità, non la trasgressione.
Quest'ultima va a discapito nostro (transessuali) e vostro (omosessuali)”, scrive l’utente che dà il là al post.  “Per ottenere la parità con i cosiddetti " eterosessuali" serve una "strategia" migliore. Noi la vediamo come una celebrazione di libertà, mentre quelli che dovrebbero garantirci dei diritti la vedono come un'onda di trasgressori”, prosegue, aggiungendo poi: “questo vale anche per le femministe vestite da vagina che manifestano per i diritti delle donne. Per quanto riguarda il discorso centrale... Già il fatto di chiamarsi "gay pride" stila un confine tra "noi" e "loro", rappresentando gli omosessuali come " un mondo a parte".

Per altri, già il dividere “noi” e “loro” è errato. “Il gay pride, per me non dovrebbe essere gay, ma al contrario una celebrazione di orgoglio per ogni essere umano che ha raggiunto la propria libertà in quanto ad individuo. che sia fatto in maschera o con i carrozzoni non ha importanza, se non per la sola rappresentazione del proprio orgoglio. Nel 2017 ancora cadere nella trappola tesa del "fatelo ma senza far troppo casino" mi sembra un po' assurdo. é esattamente lo stesso concetto del "sii quel che vuoi essere ma non farlo vedere/ nasconditi". Insomma viviamo, lottiamo, e lasciamo vivere. cerchiamo di essere orgogliosi per ciò che siamo e amiamoci, anche con i costumi e i carrozzoni, o in silenzio e con un bell'abito. l'importante é che lo si faccia, e lo si faccia come meglio crediamo di farlo”. Si fa notare la poca unità all’interno di un mondo come quello LGTB considerato ancora una minoranza, e il Gay Pride è ritenuto una manifestazione importante. “Finche si va avanti ad aperitivi e feste e tutto finisce li,non si va da nessuna parte. Certo è un buon inizio, e da qualche parte bisogna cominciare.....ma non riesco a vedere poi,una visione sul lungo termine e un progetto concreto e chiaro da portare avanti....tipo interazioni sociali serie, collaborazioni con le scuole e le varie istituzioni,la volontà di aprirsi e includere, piuttosto che mettere puntini sulle I, non necessari”.

“Vorrei sperare che si approfitti dell'occasione per non farne una (solita) carnevalata ma anche un qualificante involucro culturale non esclusivamente festaiolo”, scrive qualcuno, ma altri rimarcano che la manifestazione deve essere libera, dunque “fino a che anche la comunità LGBTQI ritiene che si deve 'adattare' alle richieste della comunità etero, rendendosi 'più accettabile', non avremo mai la libertà che desideriamo. Un pride libero è importante anche e soprattutto per noi che cerchiamo ancora di rientrare nelle categorie stabilite dall'eteronormatività”. Però, fanno notare altri, si tratta di rivendicare dei diritti, esattamente come andare, per esempio, all’ufficio delle tasse, e non lo si fa nudi.

Interviene una donna trans: “le pagliacciate vanno bene a carnevale o alla Street Parade,noi come comunità LGTB e come "considerata minoranza"dobbiamo e possiamo farci più furbi,intelligenti e coesi e il Pride dovrebbe,secondo me,mostrare più la nostra qualità di esseri umani che non il bisogno di mostrarsi, stupire, provocare”. Racconta di aver sempre cercato di mostrare serietà e eccellenza.

“Io penso che il Gay Pride serva precisamente a fare capire che ogni persona può avere il suo lifestyle senza chiedere approvazione da nessuno. Se adesso deve venire sottomesso a regole imposte da un collettivo ("fatelo, ma come dico io")... siamo allo stesso punto di "vive la tua vita, ma con moglie e figli”, insiste qualcuno. E le drag queen, per esempio? “Una drag queen o un drag king o le persone che praticano BDSM (che alla fine è poi il centro del discorso) hanno anche loro il diritto di esistere e mostrarsi come sono. Questi tre tipi di persone si vestono così, forse non ogni giorno, ma in momenti importanti della loro vita, per motivazioni artistiche, sensuali/erotiche o per semplice piacere, e ciò facendo contravvengono alle norme”, spiega un altro utente. “La situazione potrebbe essere comparata ai neri negli USA quando hanno infranto la "legge" sedendosi nei bus sui posti dei bianchi, anche noi persone "fuori dal quadrato" infrangiamo un limite (anche se non è la legge) ma dovremmo avere il diritto di farlo senza farci chiamare "strani". Essere "strani" e "diversi" è importante e bello, perché il mondo non è grigio, come diceva qualcuno, ma arcobaleno”.

Un discorso che ricorre è quello dei pregiudizi, “sono orribili, ma esistono. A volte è necessario aggirarli per raggiungere il proprio fine. Semplicemente perché per eliminare ci vuole più tempo. Quindi, da una parte cerchiamo di ottenere diritti aggirando i pregiudizi, dall'altra continuiamo a lavorare per eliminarli”.

“Il Pride è per tradizione colorato, variegato, festivo, irriverente e rumoroso come un corteo di carnevale. Si celebra l'allegria della diversità e dell'accettazione della diversità in omaggio alla Rivolta di Stonewall, da cui il pride è nato. E poi a rivendicare gli stessi diritti di tutti naturalmente. Io trovo peccato che negli ultimi anni i pride siano diventati sempre meno colorati e sempre più grigi, noiosi, con la maggior parte della gente che ci va vestita come tutti i giorni. Per tanto così, me ne sto a casa o al lavoro”, si lamenta invece qualcun altro. E c’è chi vorrebbe che la sfilata fosse solo una parte dell’evento.

Ognuno, insomma, con la sua idea e la sua sensibilità. All’interno della discussione, c’è comunque la storia di diverse persone, in particolare chi si definisce transessuale, che racconta episodi di vita, momenti in cui ha deciso di mostrarsi al mondo, esperienze che si ripetono. Il Gay Pride potrà essere l’occasione di portare, magari, di portare le testimonianze al di fuori di un gruppo Facebook con un limitato numero di utenti. Il Ticino è pronto? La sua comunità LGTB lo è?

Colpiscono alcuni fattori. Il primo, il leggere di una comunità LGTB, divisa al suo interno, che cerca comunque una sua identità e il modo migliore di farsi accettare, di presentarsi al mondo. Per questo, certamente il Gay Pride rischia di essere davvero più che una festa, ma di essere il punto clou della lotta per i propri diritti. La seconda questione a colpire è, in fondo, quella che debbano rivendicare dei diritti, e addirittura trovare il modo migliore per farlo. La frase più azzeccata è forse quella di un utente, che afferma: “sono, siamo esseri umani...questa dovrebbe essere l'unica etichetta da portare con fierezza e orgoglio”.




Paola Bernasconi





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