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Cronaca
14.07.2017 - 20:000
Aggiornamento: 21.06.2018 - 14:17

Il pugno duro di Giorgio Galusero. "Le sigarette alla canapa light sono un escamotage verso la liberalizzazione. Fosse per me, proibirei anche le bionde..."

Il granconsigliere PLR è sensibile al tema canapa. "Non credo che quei prodotti siano semplici alternative alle sigarette, si cercherebbe subito qualcosa di più forte. Vedo un ritorno al passato, diventeremo il canapaio di mezza Europa"

BELLINZONA – Basta un niente, e sulla canapa si accendono dibattiti infuocati. Da sempre, c’è chi vorrebbe una liberalizzazione, e chi invece vota per il proibizionismo, in un eterno botta e risposta. A far tornare d’attualità il tema ci hanno pensato le sigarette alla canapa light (ovvero con un basso tenore di THC) in vendita alla Coop, che sono state sequestrate. In Ticino, serve una richiesta di autorizzazione per commerciare prodotti alla canapa, come ha ribadito Norman Gobbi, e questo dopo la stretta normativa degli anni 2000, quando i canapai, destinati anche al consumo italiano, proliferavano.

Abbiamo chiesto un parere sul tema a Giorgio Galusero, deputato PLR, da sempre sensibile all’argomento: basti pensare che era stato lui ad allertare la Polizia quando dei colleghi, fuori dal Gran Consiglio, distribuirono a livello dimostrativo una bustina di canapa light.

Cosa pensa di questo sequestro delle sigarette con canapa a basso tenore di THC?
“Secondo me venderle è un ulteriore tentativo di banalizzare e di andare verso una legalizzazione, o eventualmente una liberalizzazione. La canapa light è un escamotage per arrivare a questo”.

Un primo passo per poi andare, in sordina, verso la vendita di prodotti più forti?
“Certamente. Non ho mai provato, ma fumare una canapa sotto l'1% è come fumare fieno e paglia, e per forza per provare qualcosa si deve andare su un THC molto superiore. Sono preoccupato, penso al Piano di Magadino dove ci sono molti metri quadrati destinati alla coltivazione, e come vengono effettuati i controlli? Si crea una burocrazia spesso problematica”.

Vede un passo indietro verso il passato?
“Si sta tornando a 15 anni fa, diventeremo, se questa è l’evoluzione, il canapaio di mezza Europa o quando meno della Lombardia: finché in Italia ci sarà proibizionismo, riforniremo noi questo mercato”.

Però, in fondo, se le sigarette con canapa light non fossero così pericolose, come ha ammesso anche lei, si potrebbero lasciar vendere, non crede?
“Dannose lo sono, probabilmente, dato che sui pacchetti c’è scritto che c’è pericolo di morte. Come su ogni sigaretta, certo. Se restasse solo light, potrebbe anche andarmi bene. Non conosco gli effetti, sul lungo periodo bisogna verificarli, nel corso di anni su un  ampio numero di persone. Ma è il primo passo, ripeto, per legalizzazione o liberalizzazione, di cui si parla: non solo dell'1%, bensì anche del 25%”.

Dà per scontato che dalla sigaretta alla canapa si passi ad altro? Non potrebbe essere solo un’alternativa alle classiche sigarette?
“È naturale che si vada su qualcosa di più forte, se non dà nessun effetto perché acquistarla? Oltretutto la canapa light costa più della marjuana in commercio, perché fumare qualcosa per non sentire nulla? Sono convinto che chi scelga la canapa non vuole solo rilassarsi, non penso proprio che sia sostitutiva di una sigaretta qualsiasi”.

Però solo in Ticino serve un’autorizzazione, mentre nel resto della Svizzera no, è questa l’anomalia.
“Già 15 anni fa il Consiglio Federale parlava di una depenalizzazione del consumo, e da lì è nato il commercio in Ticino, con vendita e consumo. Ma il popolo in votazione popolare ha respinto questa depenalizzazione. Ora sono passati diversi anni però sono convinto che se si tornasse alle urne il risultato sarebbe lo stesso. Nonostante ci siano state delle iniziative da parte dei giovani, ritengo che la gente quando deve votare fa una riflessione, e direbbe no anche per dare un segnale verso i giovani stessi. Tra l’altro, non tutti sono favorevoli, in molti mi scrivono dicendo che faccio bene a tenere le mie posizioni”.

Corretto, quindi, essere più rigorosi rispetto al resto del paese?
“È giusto, anzi giustissimo. Introdurrei leggi più severe anche nel resto della Svizzera. 20 anni fa ero in una Commissione Federale e soprattutto la sinistra puntava su una liberalizzazione non solo sulla marjuana ma anche della cocaina e dell’eroina. Infatti, a un certo punto a Zurigo tutti potevano comperare e vendere, poi si è dovuto correre ai ripari perché arrivava gente a comprare da Parigi e Londra. In Ticino siamo più moralisti? No, abbiamo però la vicinanza con un ampio mercato potenziale”.

Lei proibirebbe anche le sigarette, se si potesse? Ovviamente è fantascienza…
“Io sì, coi danni e i costi che causano, e che sono lì da vedere. Chi fuma dice che almeno si finanzia l’AVS (ride, ndr)…”

Di certo, Giorgio Galusero segue il mondo della droga. Come si sta evolvendo in Ticino?
“I dati sono più o meno stabili. Si riesce, pur senza avere la bacchetta magica, a tenere sotto controllo. L’effetto deterrente di una possibile condanna o di una multa funziona, anche nei giovani: farsi macchiare la fedina penale per questo ha effetti anche nel mondo del lavoro. Spacciare vuol dire essere collegati con giri delinquenti? Solo se si parla di grosso traffico. Molti spacciano per poter consumare e acquistare loro, se si pensa a chi è legato a grossi giri internazionali è diverso. Poi, mi chiedo, se si liberalizza, si estende anche ai minorenni? Resterebbe un mercato nero, tenendo conto che la metà di chi consuma canapa in Ticino ha meno di 18 anni. E spero che almeno per loro resti proibito l’uso!”.

Paola Bernasconi
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