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Cronaca
20.10.2017 - 15:250
Aggiornamento: 21.06.2018 - 14:17

"Non risolviamo il picco di smog andando a 80 all'ora in autostrada, sono misure tampone". Quali sono i rischi per la salute e perché anche se c'è meno traffico la situazione dell'aria è difficile?

Ce lo spiega Mirco Moser, dell'Ufficio dell'aria, del clima e delle energie rinnovabili del DT. "In realtà, lo smog sta diminuendo tranne in momenti di picchi come adesso, dovuti a fenomeni atmosferici che le nostre attività aggravano. Per chi è sano, non c'è nessun pericolo"

BELLINZONA – Il traffico diminuisce, ma lo smog è a livello inquietanti, in particolare a Chiasso e Mendrisio, e per questo sono state introdotte le misure di emergenza, fra cui gli 80 chilometri orari. Ma se i problemi vengono dall’atmosfera, soprattutto dal fatto che non piove, a cosa servono realmente? C’è un po’ di confusione, e abbiamo cercato di farci spiegare meglio il tutto da Mirco Moser, capo ufficio dell’Ufficio dell'aria, del clima e delle energie rinnovabili del Dipartimento del Territorio.

Cerchiamo di chiarire: il traffico è diminuito, si legge ovunque, però lo smog aumenta. Come spieghiamo il tutto?
“Che lo smog aumenti è tutto da dimostrare. Ha dei momenti in cui può avere dei picchi, come accade adesso, però il trend sul lungo periodo è in miglioramento, e il rapporto sul traffico si può collegare in questo modo. Quanto detto sul traffico è incoraggiante, vuol dire che le misure adottate negli anni stanno dando i loro frutti, però non dimentichiamoci che sono tanti i numeri in gioco, sia dei veicoli che si muovono sia delle persone che vivono e agiscono. Un 2% in meno di traffico non risolve i problemi ambientali, si deve relativizzare. Ridurre i chilometri percorsi migliorando la tecnica sui veicoli e sugli impianti è la direzione giusta, sia da parte nostra che dai nostri vicini”.

Lo smog eccezionale di questi giorni è causato da fattori atmosferici o dal traffico?
“Le due cose. Ci sono i contributi umani. Se noi non ci fossimo sulla Terra, tutti i giorni centinaia di migliaia di persone si scaldano, si muovono, lavorano, e ci sono varie emissioni che vanno nell’atmosfera. Quando essa non permette di diluirli nel migliore dei modi, ci sono problemi. Lunedì non era così, e non stiamo facendo nulla di diverso. Si tratta proprio di fenomeni metereologici che aggravano ancor di più la situazione, la quale risulta macro. È come quando arriva un uragano: se non ci fossero condizioni meteo che giocano contro non ci sarebbero disastri come visto nei giorni passati”.

Ma se è un problema atmosferico, torno a chiederle, a cosa serve ridurre la velocità?
“Non è un problema atmosferico. Le masse d’aria che governano l’atmosfera sono basilari per tutto, se non piove per due anni scordiamoci di raccogliere i prodotti dell’agricoltura e di avere l’acqua per lavarci o bere. Ci sono problematiche che derivano da qualcosa più grande di noi. Collaboriamo perché le nostre attività che emettono energie e usiamo combustili e carburanti che per loro natura quando bruciano emettono sostanze in aria. Essi vanno ad accumularsi ancora di più quando ci sono certe situazioni, e quando i livelli sono alti abbiamo le misure per agire sull’urgenza, non risolvono il problema ma attenuano il peggioramento e cercano di sensibilizzare sulla tematica. Magari chissà potremo avere qualche utente in meno sulle strade e qualche grado in meno nelle case e tutto aiuta”.

Dunque, misure tampone…
“Sì, non abbiamo la bacchetta magica. La misura d’urgenza è un segnale di attenzione, sensibilizzante e riducente le emissioni, il che aiuta a ridurre il carico inquinante in aria. Non si risolve il problema, è chiaro, non risolviamo il picco andando a 80 all’ora, è un segno che si cercano di ridurre gli effetti nefasti della situazione che la meteo ci sta proponendo”.

A lungo termine cosa si può fare?
“Lo stiamo facendo da trent’anni. Già che ci sia una legislazione ambientale da soli 30 anni è un segnale che qualcosa si fa, e gli interventi strutturali, siano essi per migliorare il parco veicolo, gli impianti di combustione, di processo, di risparmio energetico, che portiamo avanti assieme ad altri Cantoni, vanno in questa direzione. Non scordiamo che siamo aumentati del 30% di popolazione, e questo aumento non gioca a favore. Nonostante ciò abbiamo dei buoni risultati, il livello di smog rispetto agli anni ’70 è nettamente migliore. Ci sono episodi come quello che stiamo vivendo ora, ma sia le frequenze che i livelli medi annui sono in calo”.

Quanto resteranno in vigore le misure?
"Al massimo otto giorni. Semmai quando i valori torneranno sotto la soglia la potremo togliere, se ci sarà il dato che ci conforta. Verosimilmente ne riparleremo lunedì, in contatto con MeteoSwiss: l’evoluzione meterologica è basilare. La misura può essere tenuta in vigore una settimana”.
Si parla sempre degli 80 all’ora in autostrada, ma voi raccomandate anche di riscaldare meno le case".

Che influenza ha questo fattore?
L’abbiamo fatto laddove abbiamo margine, ovvero sugli stabili dell’amministrazione. Non possiamo andare a dire alle case private di scaldare a 20° o 21°, si può solo raccomandare e non obbligare. Non si può pretendere che in un appartamento dove vivono anziani che hanno bisogno di un po’ più di caldo, per legge. Semmai chiediamo di rinunciare a fonti di riscaldamento secondarie, come il caminetto o la stufa, emissioni che si possono risparmiare. Se non vanno a togliere un bene primario è utile rinunciarvi.

Quali sono attualmente i rischi per la salute? Anche su quello le idee non sono mai molto chiare.
“Chi ha problemi a livello respiratorio potrà subire difficoltà maggiori. Una persona sana se non fa un’attività fisica, una cosa proprio nelle zone toccate del problema, non dovrebbe sentire nulla. Non si rischia nulla andando a casa a piedi dal lavoro o facendo quel che si fa sempre. Non dobbiamo pensare che non si possa uscire di casa perché ci sono le polveri, chi ha già difficoltà rischia di avere maggiori problemi e non è giusto che ci siano, non fa piacere. Non è un problema che tocca tutti, insomma. Le misure sono precauzionali, la situazione ambientale non è compromessa da chiedere di non uscire di casa o di limitare le attività normali, semmai si raccomanda di evitare attività fisiche impegnative per il fisico in certi orari per non affaticare il sistema cardiorespiratorio quando ci sono situazioni non a norma”.


Paola Bernasconi
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