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Cronaca
26.10.2017 - 12:120
Aggiornamento: 21.06.2018 - 14:17

Regione e Corriere, editoriali infuocati. Per Caratti, "email inaccettabile, Bernasconi sei un Pinocchio". Per Pontiggia, "macchina del fango per motivi politici? Pienamente d'accordo"

Ormai è battaglia a distanza tra quotidiani. Caratti, "le bugie hanno le gambe corte, anzi cortissime, dato che la carta canta". Pontiggia, "continueremo a cantare fuori dal coro, ance se disturba. Per il caso Argo non si possono chiedere le dimissioni di Beltraminelli "

MUZZANO/BELLINZONA – Politica, lavoro, media: il caso Argo 1 sta coinvolgendo ormai tutti i settori della vita ticinese, o quasi. La sospensione dell’agente della Securitas dal suo lavoro al centro di Camorino, subito revocata, è la punta dell’iceberg.

E anche fra i quotidiani, con gli editoriali, è botta e risposta.

A pubblicare il nome dell’uomo era stato il Corriere del Ticino, bruscamente ripreso da varie associazioni sindacali, anche dei media, e dal PS. A rendere noto che era stato sospeso, e a svelare l’email con cui il direttore del DASF chiedeva che ciò avvenisse, è stata La Regione.

Intanto, gli editoriali dei due quotidiani, a cura dei propri direttori, sono infuocati.

Partiamo dal giornale bellinzonese, la cui notizia principale è, appunto, l’email di Bernasconi.
“Le bugie hanno le gambe corte. Cortissime se poi… carta canta”, esordisce Matteo Caratti, riferendosi, appunto, alla comunicazione con la richiesta di sospensione, un’email che definisce “inaccettabile”. L’agente, a suo avviso, “ha quindi finito per pagare tre volte: la prima perché non è stato del tutto retribuito per il suo lavoro; la seconda perché, dopo aver agito in giustizia, è stato pubblicamente screditato; e la terza per esser stato mollato da Securitas per poi essere reintegrato per direttissima dopo il nostro articolo”.

Bernasconi viene chiamato “Pinocchio”, dato che la sua versione, raccolta ieri, era ben diversa da quella che emerge dall’email. E, come stanno facendo i partiti (dopo il PS, è arrivata l’interpellanza di Pronzini), pone delle domande, ormai quelle che si stanno facendo tutti: “1. Come mai un alto funzionario si permette di interferire pesantemente nelle scelte del personale di una ditta privata?
2. Come mai lo fa proprio nei confronti di una persona che sta pagando per errori commessi all’interno di quel dipartimento (nell’occhio del ciclone anche per i presunti controlli annunciati) e di quei servizi ora sottoposti a Bernasconi stesso? 3. È stato messo preventivamente al corrente Beltraminelli della comunicazione mail? Come la considera? 4. Perché mai la mail vien mandata in copia anche a Carmela Fiorini ancora sotto inchiesta amministrativa per le famose cene pagate da Sansonetti a Bormio a lei e all’allora capogruppo Ppd Dadò? Hanno raccontato fino a ieri che lei conta poco e che non ha ruoli decisionali... 5. E come mai a poche ore dall’uscita del nostro servizio di ieri, l’agente che per ‘tutelare l’integrità delle informazioni a carattere confidenziale’ doveva essere allontanato, è stato invece immediatamente reintegrato? Non c’era anche l’organico al completo (dir. Moro dixit)?”.

Passando al Corriere del Ticino, anche Fabio Pontiggia va all’attacco. Qualcuno ha definito i suoi articoli “gogna di fango”, e avverte: “C’è molto nervosismo attorno al caso Argo 1. Le voci che cantano fuori dal coro dei giustizialisti disturbano. Déjà vu . Ma si mettano il cuore in pace a Bellinzona e a Comano: queste voci continueranno a cantare fuori dal coro se i fatti continueranno a stonare rispetto alle tesi e alle strumentalizzazioni politiche”. A suo avviso, l’attribuzione del mandato ad Argo 1 è stata una leggerezza di Paolo Beltraminelli, “nemmeno lontanamente, una manchevolezza tale da giustificare le richieste di parziale esautorazione del consigliere di Stato e men che meno di dimissioni dalla carica. Eppure è evidente che l’obiettivo della campagna in atto sia proprio questo”. La politica, quindi, che entra, senza nomi ma con riferimenti chiari (PS e Pronzini?), nella vicenda.

Pontiggia non crede alla CPI, sempre per motivi di coinvolgimenti politici. “Le perplessità e lo scetticismo sono più che fondati, perché oramai l’affare è inquinato in profondità dagli aspetti politici. Il partito dei giustizialisti, in astinenza da troppo tempo, ha schierato le truppe. Non ce ne vogliano i deputati che faranno parte della CPI, ma noi confidiamo solo nel lavoro della magistratura e dell’esperto incaricato dal Governo. Sono le uniche inchieste dalle quali attendiamo conclusioni oggettive, non viziate da fini che non siano quelli del semplice accertamento dei fatti e delle disfunzioni. Alle altre inchieste non crediamo”.

Per quanto riguarda UNIA e le informazioni denunciate riguardo la situazione di Argo, “convince poco, invece, che altri facciano uso ora, a scoppio ritardato, di quei riscontri nel pieno della bufera politica che il caso ha suscitato, e che lo facciano non per difendere i lavoratori, ma per attaccare un ministro inviso. La macchina del fango è in azione per interessi politici, è stato detto. Proprio così. Concordiamo pienamente”.
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