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Cronaca
13.11.2017 - 14:540
Aggiornamento: 21.06.2018 - 14:17

Un uomo tenace che inseguiva i propri sogni, un sogno d'amore spezzato, un bimbo senza padre: i volti della tragedia di Sigirino

Il cognato racconta di come Andrea Tamborini, originario di Varese e sposato da un paio d'anni con Raffaella, anche lei varesina, fosse grato alla Svizzera: aveva lavorato in Svizzera Interna dopo la seconda laurea, poi era tornato per star vicino alla famiglia. Il suo investitore resta in carcere

MORCOTE – Una foto di felicità domestica: un papà che tiene in braccio il suo bambino, un fagottino di pochissimi giorni, e il piccolo che, addormentato, gli stringe un dito. Chissà quanti sogni aveva questo padre per il figlio, quanti progetti da attuare assieme, dai giochi agli studi, dal futuro prossimo a quello più lontano. Chissà se fra i suoi timori, comuni a ogni genitore, c’era anche quello di lasciare solo il piccolo, di non poterlo veder crescere.

Loro sono Andrea Tamborini e il piccolo Nicolas Sigieri, dieci giorni di vita. Il secondo nome viene da un termine germanico che significa “vittorioso sugli eserciti”. Il papà non c’è più: si tratta del 36enne la cui vita è stata stroncata sull’autostrada tornando a casa dal lavoro, venerdì sera, col suo scooter. Il portale liberatv.ch ha pubblicato alcuni dettagli su Andrea che fanno venire i brividi, tante sono le coincidenze che hanno portato a questa tragedia. Infatti, era in sella allo scooter, ma di solito andava a lavorare col treno. Trovava comodo usarlo qualche volta, ed era deciso a riprendere ad andare col treno, visto il freddo che si avvicinava. Se avesse cambiato mezzo qualche giorno prima…

La storia di Alessandro, raccontata anche dal cognato, è quella di un uomo tenace. La prima laurea, in scienze naturali, non gli aveva permesso di trovare il posto di lavoro dei suoi sogni. Era impiegato presso l’ufficio Tax Free della Malpensa, però poi si è rimesso sui libri, conseguendo la seconda laurea in analisi biomediche. Ha perfezionato il tedesco, ed è andato a lavorare, finalmente come desiderava, nel suo settore, a San Gallo e poi a Zurigo.

Infine, la decisione di tornare in Ticino, per stare vicino al suo amore. Sì, perché nella vita di questo gigante buono, alto oltre due metri, che viene descritto dal cognato come sempre felice, appassionato di montagna funghi e recentemente anche di pesca, c’era anche una donna, originaria come lui di Varese, conosciuta anni fa e sposata due anni fa. Raffaella, la moglie, lavora in una ditta a Paradiso, e Andrea è stato assunto dalla Clinica Santa Chiara a Locarno, dove è nato Nicolas, il 3 novembre. I due vivevano a Morcote, e stavano per iniziare una nuova vita in tre.

“Quello che vorrei, anche se non servirà a riportare in vita Andrea, è che la legge venisse applicata senza sconti, perché di sconti e di attenuanti in questo caso non  si può proprio parlare. Ci sono solo aggravanti per l’uomo che ci ha portato via Andrea”, spiega il cognato Crhistian, che aggiunge come fosse grato alla Svizzera. Andrea lascia, oltre alla moglie e al figlioletto, i genitori e un fratello.

Il Ticino, intanto, si sta muovendo, solidale, offrendo soldi e vestitini, ma l’unica cosa che Raffaella e Nicolas avrebbero bisogno è Andrea. Che però non tornerà mai più.

L’uomo che l’ha travolto, intanto, rimane in carcere. L’accusa è di omicidio intenzionale, e in molti chiedono che rimanga dietro le sbarre a lungo. Addirittura, Tuto Rossi, in un messaggio social, esprimendo la solidarietà alla famiglia, si mette a disposizione della vedova, se ne avesse bisogno.
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