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Cronaca
26.11.2017 - 22:300
Aggiornamento: 21.06.2018 - 14:17

Tutti con Ewolo. La forza di chiedere in un periodo in cui regna l'indifferenza. La solidarietà, a volte, se si chiede col sorriso, vince

Il famoso congolese dello street food ha promosso una raccolta su Facebook per poter approntare dei lavori necessari per aprire di nuovo la sua attività. Il social l'ha bloccato ma le condivisioni sono continuate: una storia che fa riflettere, nell'epoca in cu pochi hanno e ancor meno danno

VEZIA – Chi non conosce, almeno per nome, Cristel Ewolo? 39enne che è un esempio di integrazione riuscitissima, ha sempre vissuto col suo street food. In molti hanno mangiato e amato i suoi panini, chiedendosi dove fosse finito, quando a Tesserete aveva dovuto chiudere, e quando non è stato presente a molti eventi in cui era solito presenziare.

Ogni tanto, affida a Facebook la sua voce. Non ha un posto dove lavorare, a Sala Capriasca gli è stato detto di no, anche a Vezia, dapprima, poi il comune ha detto sì. Ma un post aveva annunciato le prime difficoltà, “la situazione Vezia è ancora in fase di stallo. Questo dovuto ad una rete fognaria più complessa del previsto, alla quale non posso allacciarmi senza spendere parecchi soldi”.
Per installare il truck, servono l’allacciamento all’acqua, un serbatoio per le acque miste, l’allacciamento alla corrente. Spesa: quasi 10mila franchi, che Ewolo non ha. “E se non riesco a rimettere in piedi la mia attività, finirò in assistenza”.

Cosi, ecco l’idea: ha lanciato un crowfunding su Facebook per raccogliere 9.735 franchi e 75 centesimi. Per chiunque doni qualcosa, è prevista una ricompensa. Non vuole farsi mantenere, e oltre alle coordinate bancarie ha specificato che cosa darà in cambio: dei selfie con lui da appendere nel truck, magliette e grembiuli con la foto stampata, per le aziende buoni per panini e loghi pubblicitari per le aziende.

Se spesso richieste di aiuto finiscono nel dimenticatoio, qui c’è stato un boom. Condivisioni, invio di soldi, richieste di aiuto, post di solidarietà. Tanto che il social network, visto che non si potrebbero fornire le coordinate per una raccolta privata senza appoggiarsi a un sito di crowfunding (ma non c’era il tempo) ha tolto il post. Niente paura, la gente ha proseguito a inviarlo, sempre più numerosa.
“Si può inneggiare al fasciamo, ma non chiedere aiuto”, ha commentato qualcuno.

La raccolta è finita su tutti i media, e il congolese si dice soddisfattissimo e sorpreso. “Grazie a tutti, se andiamo avanti così posso aprire presto”.

E tutti si sentono pronti a sfidare Facebook, passando messaggio e coordinate anche in privato.
Ma come mai Ewolo sta avendo così successo? Come detto, è un esempio di integrazione: un congolese che si è adattato e ha creato una sua attività, il primo in Ticino. Senza mai volere niente da nessuno né abbattersi. Si è creato un personaggio. Forse questo paga, oppure la volontà di continuare nel suo lavoro, donando anche un sorriso oltre che un panino (noi non lo conosciamo, ma questo suggeriscono post e foto) senza voler ricorrere all’assistenza, senza voler essere un peso per nessuno.
Se l’impresa riuscirà, sarà un’altra vittoria, anche se il social si oppone, del sistema passa parole via rete. Un post e via, un post che raggiunge molte persone. Una condivisione che vale quasi come una donazione, se ci sono entrambe meglio ancora.

Se Ewolo aprirà, quel truck sarà un po’di tutti. Di lui che non ha mollato, e di chi ha voluto donare, pronto a prendere il suo panino. Comunque vada a finire (ma appunto pare manchi poco), un bel segnale. Volendo, si può ancora non essere indifferenti, neppure in un periodo di crisi economica, se l’aiuto è chiesto col sorriso e non con la voglia di sfruttare chi è pronto a fare un piccolo gesto. In ogni caso, un applauso a Ewolo per l’idea, per il coraggio di esporsi e di provare a domandare, con la forza di chi sa di aver costruito rapporti umani e che è il gesto disperato per salvare la sua attività. 
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