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Cronaca
07.02.2018 - 15:380
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:51

"Il fenomeno della mafia è più ampio di come è percepito ed è reale". La preoccupazione di Gobbi, la 'rassegnazione' di Suter: "il settore della ristorazione è soggetto"

Un'inchiesta condotta da Nicola Gratteri ha portato a parlare di infiltrazioni della 'ndrangheta calabrese nei locali ticinesi. Si punta il dito sulla facilità a aprire e chiudere locali. "Poca clientela e giri d'affari importanti, ci si fa qualche domanda"

BELLINZONA – La mafia la fa da padrona negli esercizi pubblici ticinesi, in particolare a Chiasso e Lugano, a causa soprattutto di interessi nel settore dell'enogastronomia da parte della cosca della 'ndrangeta Farao-Marincola, ma Massimo Suter, presidente di GastroTicino, non è sorpreso. Non sappiamo quale delle due notizie è più sconvolgente.

Il procuratore Nicola Gratteri di Catanzaro, che ha condotto l’operazione Stige, arrestando 169 persone, parla di un milione di bottiglie vendute a persone appartenenti o comunque vicine a cosche mafiose in Ticino. Ne ha parlato Le Temps, che ha riportato il parere del sindacalista di UNIA Giangiorgio Gargantini, il quale ha spiegato come la facilità esistente nell’aprire, gestire ed anche chiudere un ristorante fa del settore uno dei più a rischio.

Massimo Suter, appunto, non si sorprende. "Alcuni dipendenti hanno dubbi su situazioni sospette, in particolare sulla provenienza di alcuni vini. Tuttavia, non abbiamo prove. E nessuno vuole parlare, regna l'omertà ", ha detto a Le Temps. Interpellato oggi dal Corriere del Ticino, ha continuato a sostenere la sua tesi. “Non dobbiamo nasconderci dietro un dito, sapendo che la ristorazione o il commercio al dettaglio sono portati a essere presi di mira da loschi individui. E il perché è presto detto: in questi settori gira velocemente molto contante e non sempre in modo trasparente”.

Conoscendo il suo campo, quando un esercizio pubblico ha una clientela ristretta ma un giro d’affari in relazione più grande, scattano i campanelli d’allarme. Che spesso rimangono solo tali. La richiesta è di cercare di tenere gli occhi aperti e concorda con Gargantini, puntanti il dito sulla “facilità con la quale molte società, che si nascondono dietro l’anonimato, posso aprire un locale, fallire, e riaprire poche settimane più tardi è un meccanismo malsano che non aiuta. Un problema che la politca, forse più a livello federale che cantonale, dovrebbe affrontare al più presto”.

A livello di politica, Norman Gobbi, sempre al quotidiano di Muzzano, si è definito preoccupato per “un fenomeno che è più ampio di quanto percepito ed è reale”. Agire è difficile, soprattutto perché la competenza per giri di denaro sporco è spesso della Confederazione,. È stato comunque confermato anche da Berna che la mafia calabrese è una realtà nel nostro Cantone e in tutto il Paese in generale.

E se Suter si ritiene impotente di fronte all’omertà degli addetti ai lavori, confrontati con un ambiente difficile come quello della mafia, Gobbi lo attacca:”se qualcuno denuncia dell’omertà è parte del problema. E ciò poiché, in qualità di presidente di GastroTicino, dovrebbe essere in prima linea nel combattere determinati fenomeni. Come avvenuto ad esempio nel settore dell’edilizia servono un’assunzione di responsabilità e maggiore senso civico”.
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