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Cronaca
08.02.2018 - 09:000
Aggiornamento: 21.06.2018 - 14:17

Coriandoli momò, e Mendrisio torna ai tempi dei Romani. "Dala biga descendo", e chi sarà il successore, il "Romano defilato che da tempo ho preparato" o un liberale? O... il Peter?

Il giornalino carnascialesco di Mendrisio parla ampiamente dell'addio alla poltrona di sindaco da parte di Carlo Croci. SPQR diventa "Scendo Per Questi Referendum", Maffi si interroga "Mi sempre vice est?", mentre il latino si mescola al dialetto e ad una lettera sgrammaticata e pensata

MENDRISIO – È carnevale anche a Mendrisio, anche i Dormiglioni, come sono simpaticamente soprannominati, si preparano a mettersi in maschera. Da oggi è in vendita il giornalino carnascialesco,

Il tema che domina, a partire dal titolo, è uno: l’addio di Carlo Croci alla poltrona di sindaco. SPQR, infatti, se nella storia significa  “Senatvs PopvlvsQve Romanvs - il Senato e il Popolo Romano) è insieme una sigla e un simbolo che racchiude in sé le figure che rappresentano il potere della Repubblica romana”, diventa l’acronimo di “Scendo Per Questi Referendum”. Infatti, si sa che a far prendere la decisione a Croci è stata la sconfitta nel referendum sulle AIM. Scimmiottando il latino, dice “Ego omia facto, dunc dala diga descendo”.

Vicino a lui, gli altri Municipali. I due che si sfideranno per il suo posto, Marco Romano e Samuele Cavadini, pensano rispettivamente “Cruces mutatio in Romanum” e “Quo vadis?”, mentre uno scoraggiato Samuel Maffi si domanda se “Mi sempre vice est?”.

Caricature e frasi latineggianti decisamente azzeccate, come la lettera finale di Pierino allo zio che racconta del pranzo in cui il pipdino aveva annunciato di voler “scendere dall’autobus”, infarcita di consapevoli errori, e di racconti sul Fox Town, dei concorsi aperti per alcuni pensionamenti e della Filanda. Un noto personaggio della Mendrisio del G8 viene preso di mira per cazzoeula e strette di mano sospette, ma siamo sicuri che la prenderà sul ridere.

Tornando all’argomento centrale, riportiamo, non integralmente, una sorta di poesia dedicata all’addio di Croci e ai suoi successori, fra cui spicca il Peter, il nipote della Palmira, che fu eletto proprio alla carica nel celebre film. L’attore che lo impersoni fica, tra l’altro, è caporedattore di questo azzeccato giornalino, complimenti!

“Dopo un trecking organizzato, il Re Carlo annuncia austero l’abbandono del Senato, la rinuncia all’impero.

‘Quando ero in Himalaia, una voce mi ha sussurrato, ‘Caro Carlo, la vecchiaia non si addice al Sindacato’. È così per chi ci crede, che ho deciso il mio congedo, lascerò a chi mi succede il ben trono dove siedo. Dopo tutto il gran lavoro per il mio Comune amato giunto è il tempo del ristoro, giusto è il tempo del commiato. Se ripenso al mio operato, solo ora io mi accorgo che Mendrisio ho trasformato e che ho rinnovato il Borgo. Strade, accademie e scuole, svincoloni e acquedotti, ho rifatto anche le aiuole e a Natale anche i biscotti. Il mio regno ora consegno a un Romano profilato, ambizioso e fededegno che da tempo ho preparato’

Ma non tutti i senatori sono dello stesso avviso, sono molti gli elettori e il popolo è diviso.

‘Il Romano è già impegnato con la Berna federale. Ed il capo del Senato dovrà esser liberale’.

Sarà Cavadini o Maffi? Lo deciderà il partito, gireranno sberle e schiaffi ma alla fine sarà unito.
‘Niente affatto’ grida il Dano, ‘Senatore e buon stratega, nel Senato il capitano dovrà esser della Lega’.

Caro Carlo l’Himalaia ti avrà anche illuminato ma ora sembra una mannaia che si abbatte sul Senato”.
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