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Cronaca
13.02.2018 - 19:110
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:51

Albertalli show, "nel mondo della prostituzione ho visto tanta umanità, fuori ipocrisia. Le ragazze erano intelligenti, lavoravano per crearsi un futuro. I clienti? Il 90% era sposato"

L'ex proprietario dell'Oceano, recentemente assolto nel processo che lo ha coinvolto, racconta i suoi anni. "Non ho scordato la giovane morta al Gabbiano. Molte erano ragazze rumene, con una famiglia da mantenere o gli studi da pagarsi, con noi si confidavano. Gli italiani sono più brillanti degli svizzeri"

LUGANO – Pochi giorni fa Ulisse Albertalli, assieme alla figlia, è stato prosciolto dalle accuse di usura e promovimento alla prostituzione. Ma non è di quello che abbiamo voluto parlare con l’ex proprietario del Bar Oceano, anche se inevitabilmente il processo di tanto in tanto salta fuori: con un profondo conoscitore, abbiamo voluto farci raccontare il mondo della prostituzione. “Se non lo vivi non puoi capirlo”, ci dice.

E ne è uscita una visione completamente diversa da quella che siamo tradizionalmente abituati a sentire. Eccola.

Come sta e che cosa le resterà di questi anni?
“Sono rilassato, il procuratore invece è decisamente i-------o. Nel processo ho visto una persona ingiusta verso il cittadino, invece di un’autorità imparziale, ed è questo che mi fa soffrire più di tutto. Nei nove anni in cui ho gestito l’Oceano sono stato promotore, col signor Venturelli, di un’associazione per salvaguardare le ragazze, per migliorare un mondo dove molti bordellari non avevano rispetto delle ragazze. Inoltre avevo un contatto positivo con la Polizia, tre volte alla settimana. Quando mi è piombata addosso tutta la storia, ho subito quattro bypass, un palloncino al cuore oltre a una depressione enorme”.

Lei ha vissuto a lungo il mondo della prostituzione ticinese…
“Sono stato un fautore della prostituzione in Ticino. Avevo visto un sistema simile in Spagna e mi sono detto ‘perché non farlo anche qui’, dove c’era un enorme casino. In che senso? C’era molto abusivismo nei locali e nelle camere, molte persone erano portate da magnaccia, mancava il rispetto umano. Come ha detto bene mia figlia quando è stata interrogata, prima per noi è una donna e dopo una prostituta, per loro prima sono prostitute e poi donne”.

Chi erano le ragazze che venivano a lavorare all’Oceano?
“Il 90% erano ragazze rumene, che venivano di loro spontanea volontà. Infatti, nei controlli sono sempre stati trovati i permessi in ordine, e quelle interrogate a caso durante il processo non hanno mai detto di essere state trattate male o di aver avuto dei prezzi esagerati. Anzi, potevo far pagare di più, con l’organizzazione e la sicurezza, inoltre le aiutavamo se avevamo problemi, si confidavano. Erano persone con figli o genitori da mantenere, non venivano certo per farsi la pelliccia. Volevano guadagnarsi quattro soldi per crearsi un futuro, parecchie hanno comprato un monolocale o un’attività in Romania”.

Dunque, facevano questo lavoro per un certo periodo per necessità?
“Per crearsi un futuro più che per necessità, non facevano la fame. Sono un po’ come le studentesse che per pagarsi gli studi e non pesare sui genitori si prostituiscono, ne conosco diverse”.

Come giudicava queste ragazze che vendono il corpo? Non si è mai sentito a disagio?
“No, anzi. Mi sono sentito in un mondo di gente umana. Anche mia figlia ha detto che non ha mai imparato tanto come quando è stata in questo ambiente. Cosa abbiamo appreso? Il mettersi a disposizione degli altri, arrivava il vecchietto, andavano insieme a far compere. C’è un’umanità che nella società normale non c’è, lì vedo solo ipocrisia”.

Un po’ di tempo fa Claudia Crivelli Barella dei Verdi ha detto che nessuna donna si prostituisce se non ha una storia di abusi alle spalle. Cosa ne pensa?
“Ci sono le eccezioni, ma da me non arrivavano persone così. C’era gente che frequentava l’università, non ho mai avuto la poverina che veniva dalla strada. Erano persone istruite, che in breve tempo imparavano tre-quattro lingue, con loro si ragionava, avevano la testa sulle spalle. Diverse persone sono venute da noi a fare degli studi sulla prostituzione, e hanno tutti concordato sulla mia visione”.

Dall’altra parte nel mondo della prostituzione ci sono i frequentatori. Chi veniva all’Oceano?
“Il 90% era gente sposata, che va alla ricerca di cose che magari la moglie non fa. Il maschio, e parlo da uomo, va a cercare il nuovo, è fatto così. Non è una scusante, è la natura. L’essere umano è fatto così. E tra l’altro arrivavano anche donne, che venivano a cercare cose che non avevano in casa. Siamo tutti uguali, dentro un prestito che è il corpo, l’anima è uguale nell’uomo e nella donna, sono il cervello e le sensazioni a cambiare. Una donna per andare con un uomo deve provare almeno un po’ d’amore, l’uomo non necessariamente: parlo chiaro, non mi nascondo dietro un dito. Come età, si andava dai 24 agli 80 anni, ed erano più italiani. Sono più brillanti, per esempio invece di 100 euro ne davano 120, lo svizzero trattava il 100 franchi, loro sono più aperti, hanno un’altra mentalità”.

Com’è cambiata questa realtà negli anni?
“Ci sono meno clienti e meno ragazze, perché ogni giorno ne inventano una diversa. Ora molte vanno in Austria, dove per pochi soldi hanno tutto compreso, AVS, cassa malati, ecc. Adesso credono di aver inventato l’acqua calda con la nuova legge, io anni fa avevo parlato col fisco chiedendo di prelevare 25 franchi, ma Noseda disse no. Il Cantone ci ha perso 120 milioni in una quindicina d’anni!”.

Tornando indietro, entrerebbe ancora in questo mondo, sapendo tutto quel che è successo?
“Mi sceglierei altri soci, non truffatori. Dopo la morte al Gabbiano (dove trovò una prostituta uccisa in stanza, ndr), ho messo più controlli e sicurezza. Quell’episodio mi ha shockato, sono andato in Spagna per degli anni. Come detto, a me interessano i soldi ma non erano lo scopo prima, volevo far lavorare tutta la famiglia, dare un pezzo di pane a tutti”.

Ha dimenticato, dopo tutti questi anni, o si vede ancora quella ragazza davanti?
“No. Devi essere un pezzo di ghiaccio per scordare, l’ho vista stesa in camera col collo tagliato. Era una ragazza che veniva a confidarsi e a chiedere consigli, se lo fai col cuore diventano persone di famiglia, quando una andava via si piangeva come ad avere a che fare con un parente”.

Paola Bernasconi
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