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Cronaca
01.05.2018 - 16:550
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:51

"Sentiamo parlare di noi lavoratori quando ormai è troppo tardi". Amarezza e rivendicazioni a Locarno. "Nel terziario, 1'000 franchi in mese al mese rispetto a altri cantoni..."

Diverse tematiche toccate oggi a Locarno, scelta in onore dei pirati della NLM. "Le donne guadagnano ancora quasi il 20% in meno rispetto agli uomini, la nostra pazienza è giunta al limite". "Meno ore e salari più alti!". Anche gli studenti... E OCST fa alcune richieste alla politica

LOCARNO – Un migliaio di persone sono scese in piazza per rivendicare i diritti dei lavoratori in occasione del primo maggio. Come luogo è stato scelto Locarno, in onore ai pirati della Navigazione Lago Maggiore che, dopo essersi sentiti dire che avrebbero perso il posto di lavoro, hanno scioperato per 20 giorni, ottenendo il reintegro, con un nuovo Consorzio.

Uno sciopero con cui “abbiamo riportato la persona e la sua situazione nell’odierno mondo del lavoro al centro dell’attenzione”, ha rivendicato Gianluca Carini, uno dei protagonisti dello storico sciopero. In relazione al lavoro, oggi “sentiamo solo parlare di riduzione dei costi, di corsa al risparmio, di digitalizzazione, di flessibilità, di profitto, di know how. Tanti bei paroloni che riempiono la bocca a coloro che credono di saperne più di noi, a coloro che hanno in mano il nostro destino professionale. È raro sentir parlare di persone. Quasi mai è dato modo alla persona di dire quello che pensa, di partecipare da protagonista ai continui cambiamenti che il mondo del lavoro ci impone. Sentiamo parlare di noi lavoratori solo quando il lavoro non ce l’abbiamo più, quando siamo licenziati, quando ormai è troppo tardi”, ha aggiunto. I temi della festa organizzata da USS sono stati infatti il valore della persona che l’odierno mondo del lavoro tende a non considerare, l’eterna questione della disparità salariale, gli incessanti attacchi ai contratti collettivi ed ai diritti nel settore privato come nel settore pubblico.

Ha preso la parola anche Marina Carobbio, che ha lodato i pirati. “Noi oggi siamo al vostro fianco, così come siamo accanto oggi e lo eravamo dieci anni fa ai lavoratori e alle lavoratrici delle officine FFS di Bellinzona e così come siamo solidali con i dipendenti dell’ATS, che a loro volta lottano per i posti di lavoro e contro lo smantellamento di un servizio d’informazione indipendente. Come dobbiamo essere solidali con tutte e tutti le lavoratrici e i lavoratori che ogni giorno vedono messi in discussione i loro diritti. Uniti dobbiamo lottare per salari dignitosi, per estendere i contratti collettivi, per combattere la precarietà che si manifesta sempre più sotto forma di un aumento di contratti atipici, del lavoro su chiamata e interinale. Assieme dobbiamo batterci per difendere il potere d’acquisto della popolazione, diminuendo costi crescenti come quello degli affitti e dei premi cassa malati e garantire a tutte e tutti salari dignitosi. Una partita quest’ultima che si giocherà gioco forza sull’introduzione di una salario minimo degno di questo nome. Intanto mobilitiamoci con forza per raccogliere rapidamente le firme per l’introduzione del formulario ufficiale quando si firma un nuovo contratto di affitto, che permetterà più trasparenza e aiuterà a combattere gli aumenti eccessivi delle pigioni”. E ha parlato anche di aumenti di casse malati e di parità salariale, che oggi purtroppo è ancora lontana dall’essere.

“A 22 anni dall’introduzione della Legge sulla parità siamo ancora qui  a parlare di cifre intollerabili. Le donne guadagnano quasi il 20% in meno rispetto agli uomini per lo stesso lavoro, che si traduce in circa 600.- al mese in meno, oltre 7000.- all’anno in meno”, ha sottolineato Eleonora Failla, in rappresentanza del gruppo donne Unia, condannando la recente decisione del Consiglio degli Stati di rinviare alle calende greche “una timida revisione della legge. Vogliamo controlli salariali sistematici e vincolanti condotti con la partecipazione attiva della rappresentanza sindacale, vogliamo misure concrete per correggere i salari discriminatori, vogliamo la possibilità di sanzionare le aziende che commettono infrazioni. La nostra pazienza è giunta al limite”.

Era ospite anche Bruno Pesce, leader storico della battagli contro l’amianto a Casale Monferrato, la cittadina piemontese (36000 abitanti) già sede di uno stabilimento Eternit che dal 1980 a oggi ha causato più di 2200 morti, che ha invitato a non mollare.

Anche rappresentanti di diversi settori, dai ferrovieri all’edilizia (“la ricetta è sempre la stessa: flessibilità. Flessibilità del salario, delle qualifiche professionali, degli orari. Serve una risposta forte per rivendicare una diminuzione delle ore di lavoro e per giusti aumenti salariali e per difendere il prepensionamento a 60 anni”, ha detto Dario Cadenazzi), dal terziario (“nel nostro cantone i salari diminuiscono e il divario col resto del paese si allarga: c’è una differenza media di circa 1000 franchi al mese e i costi sono gli stessi”, ha affermato Giangiorgio Gargantini), all’artigianato, fino agli studenti. Per loro, Zeno Casella ha sottolineato  come“già a partire dalla scuola dell’obbligo, i ragazzi che provengono da una famiglia agiata ottengono risultati migliori, non perché sono più intelligenti, ma perché vivono in condizioni materiali migliori rispetto ai loro coetanei; perché possono permettersi recuperi e lezioni private; perché non vivono in una situazione familiare stressata, dove ogni giorno si lotta per arrivare alla fine del mese”.

Anche OCST ha avanzato le sue rivendicazioni, in particolare desidera che la politica si “impegni per un’occupazione solida che dia sicurezza economica e sociale anche nel futuro, vigili affinchè sia tutelata la salute psicofisica dei lavoratori, perché la flessibilità sia a misura di persona, operi la ricchezza sia meglio distribuita e investita per lo sviluppo economico e sociale”.

In particolare, “chiede alla politica di impegnarsi per sostenere quelle imprese che valorizzano i propri lavoratori, investono su di loro a lungo termine, creano occupazione e danno vita a reti di sviluppo nel territorio, si impegnano nell’ambito della formazione.  Chiede inoltre di sostenere in maniera decisa l’innovazione, valorizzando la creazione di nuove aziende, specialmente da parte dei giovani e delle donne, e di incoraggiare lo sviluppo delle aziende esistenti. L’innovazione modifica strutturalmente l’occupazione, ma la rende più solida a lungo termine. Chiede di sostenere gli investimenti per la formazione. Una buona organizzazione del lavoro rispettosa della persona rende possibile coniugare flessibilità, produttività e qualità della vita. La protezione della salute è un preciso dovere dei datori di lavoro. L’OCST chiede di rafforzare l’impegno nel senso della lotta agli abusi, della vigilanza e della sensibilizzazione sulle misure necessarie per preservare il benessere psicofisico dei lavoratori”.
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