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16.05.2018 - 16:120
Aggiornamento: 21.06.2018 - 14:17

Nulla da fare per il MAT, D'Urso: "so di non stare simpatico a parte dei politici, ma non si deve mischiare me e la scuola. La Città non ha protetto il futuro artistico di bambini e adolescenti"

Il direttore del Movimento Artistico Ticinese, costretto fra 3-4 anni a cambiare sede perchè il progetto alternativo non è in linea con l'idea di riqualifica del Comune, commenta: "a scuola abbiamo allievi e insegnati di destra, di sinistra, atei, buddisti, ciellini. Era questo il bello!"

LUGANO – Nulla da fare per il MAT: il Movimento Artistico Ticinese dovrà trovare una nuova sede. Il Municipio di Lugano lo ha ribadito definitivamente in una lettera, non sono bastate le firme raccolte tramite una petizione online. Il progetto alternativo presentato non è in linea con la riqualifica della zona.

E ora? La scuola dovrà traslocare, ma andar via da Lugano vorrebbe dire ricominciare di fatto da capo. Abbiamo interpellato il suo direttore Mirko D’Urso, che non le ha mandate a dire.

Che sensazioni prova?
“Sensazione da una parte di dispiacere, perché il progetto alternativo non voleva bloccare le loro idee di pista ciclabile, di piazza sul fiume eccetera quanto di rendere possibile questo connubio. Sarebbe stato molto bello per la città unire arte, cultura e natura, avrebbe reso viva quella piazza sul fiume, che sarebbe nata attorno a una struttura artistica. Peccato davvero. Dall’altra parte in principio c’è stata rabbia, perché è stata una risposta molto chiara, molto cinica e fredda, purtroppo a parole c’è sempre questo continuo voler dire che per il comune la realtà del MAT va tutelata e aiutata ma nel concreto non avviene mai”.

Che ruolo aveva la petizione e cosa desidera dire a chi ha firmato?
“In una settimana abbiamo raccolto 3'000 firme, per un progetto del genere sono tantissime. Ho deciso di non bloccarla, per far capire a Comune e Cantone, visto che io non ho ancora capito, e forse nemmeno loro, di chi è la responsabilità di una decisione del genere, che il fatto che tantissime persone, e 3'000 sono davvero molte, si siano prese il tempo di firmare, la validità di questo progetto alternativo”.

Lugano fa troppo poco per la cultura, oppure fa tanto ma solo per un certo tipo di cultura?
“Non credo che Lugano faccia poco per la cultura, anzi. Ma vogliono avere la gestione totale di essa. Penso ad altre situazioni, anche a quello che viene fatto a livello artistico di buono dagli autogestiti all’Ex Macello, al bellissimo progetto del Morel oltre a quello che facciamo noi: non viene minimamente aiutato”.

Cosa vorrebbe dire alla Città?
“Vorrei dire che è peccato che la Città non abbia difeso ed anzi abbia messo a rischio una realtà come la nostra. Siamo la scuola artistica privata più grande in Svizzera, forse mi sarei aspettato dalla mia città un appoggio maggiore. Se volevano, si poteva cambiare. Sicuramente c’è l’aspetto che io non sono una persona facile, dato che dico quel che penso, un pregio e un difetto assieme, quindi Mirko D’Urso a tanti politici non sta simpatico in modo particolare. Quanto meno, sono schietto, sincero e trasparente, credo che derminate mie prese di posizione abbiano influite. Ma non bisognerebbe mischiare D’Urso con le sue idee politiche a quello che è il MAT, un centro di formazione apolitico, apartitico, molti nostri insegnanti non sono di sinistra, ci sono ciellini, atei, buddisti ci sono insomma insegnanti e allievi di destra e di sinistra! È quello il bello che si era creato, mi auguro non abbiano voluto penalizzare la persona, perché penalizzano i 600 allievi”.

Adesso cosa farete?
“Cercheremo uno spazio alternativo da qui a 3-4 anni, i tempi che ci sono stati detti a voce. Da una parte mi vien voglia di andare via da Lugano, ma vorrebbe dire ricominciare da capo. Anche trovare una soluzione in altri luoghi a livello di stabile farebbe perdere magari il 70-80% degli allievi, molti vengono a scuola coi mezzi pubblici. Peccato non abbiano pensato a loro, in particolare a bambini, ragazzi e adolescenti che sono il nostro futuro, e il fatto che il Comune non abbia voluto tutelarli nel loro percorso artistico è un vero peccato”.

Paola Bernasconi
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