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28.05.2018 - 22:300
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:51

"Quadri ci ha diffamato". Helvetia Christiana non ci sta a essere definita setta, "non conosce i documenti che ci danno ragione. Oppure vuole comportarsi come l'Inquisizione che legifera?"

"Non ha studiato il Diritto Canonico..." attacca l'Associazione divenuta famosa per il rosario negato. "La Conferenza Episcopale Brasiliana condannò l'Associazione Tradizione Proprietà, ma poi essa... Controllare era una suo preciso dovere legale e morale"

LUGANO – Helvetia Christiana torna all’attacco. L’associazione divenuta famosa per aver chiesto di poter dire un rosario ai margini del Gay Pride, permesso negato dal Municipio luganese e per cui ha deciso di ricorrere in Governo, risponde dopo diversi giorni alle accuse di Lorenzo Quadri. “I media ticinesi hanno dato ampia diffusione a dichiarazioni dell’on. Lorenzo Quadri riguardanti l’Associazione Helvetia Christiana. Tali dichiarazioni venivano ad avallare la decisione del Municipio di Lugano di negare l’autorizzazione a Helvetia Christiana di pregare un Santo Rosario in pubblico. Il municipale non si è limitato a spalleggiare i suoi colleghi. Egli si è anche lasciato andare a pesanti, quanto infondate, critiche a Helvetia Christiana. Essendo il caso adesso al vaglio del Consiglio di Stato, avevamo deciso di non rispondere. Richiesti, però, da autorevoli giornali del Cantone, lo facciamo adesso con questo breve comunicato”, si legge.

Il Municipale leghista li definì setta, oltre a parlare di loro come di un’associazione che si comporta in modo simile all’islam. Ecco il comunicato completo:

"L’accusa di “setta” è la peggiore che si possa fare a un’Associazione che si pregia d’essere cattolicamente ispirata e i cui membri sono tutti cattolici praticanti. Nessuno può sollevare tale accusa senza esporne i motivi e, soprattutto, senza presentarne le prove. In assenza di queste, si sta ledendo gravemente la giustizia, per non parlare della carità.

Si può diventare setta sia per eresia che per scisma. Il Canone 751 così definisce i termini:“Vien detta eresia, l’ostinata negazione, dopo aver ricevuto il battesimo, di una qualche verità che si deve credere per fede divina e cattolica, o il dubbio ostinato su di essa; apostasia, il ripudio totale della fede cristiana; scisma, il rifiuto della sottomissione al Sommo Pontefice o della comunione con i membri della Chiesa a lui soggetti”.

La definizione è, quindi, essenzialmente religiosa, campo totalmente fuori dallaportata di un consigliere municipale. A meno che eglinon voglia comportarsi come un inquisitore, passando a legiferare anche sulle credenze religiose dei cittadini. Se l’on. Quadri vuole accusare Helvetia Christiana di eresia, lo preghiamo di indicare quale dottrina – di fede divina, come recita il canone summenzionato – contenuta in uno dei documenti dell’Associazione sia contraria al supremo Magistero della Chiesa cattolica. In assenza di una tale specificazione, siamo di fronte ad una meraopinione gratuita. Quod gratis asseritur, gratis negatur.

Forse, sentendo la debolezza della sua posizione, il municipale ha ben pensato di citare un testo, senza indicare la fonte, su un’immaginaria “condanna” della Conferenza Episcopale Brasiliana (CNBB) nei confronti dell’Associazione Tradizione Famiglia Proprietà di quel paese.

L’on. Quadri ovviamente non ha studiato il Diritto Canonico e non sa che una Conferenza Episcopale non possiede alcun potere di sorveglianza e, quindi, nemmeno alcun potere di emanare ‘condanne’ o ‘censure’. Tale potere appartiene ai vescovi nelle loro Diocesi e al Romano Pontefice nella Chiesa universale.Basare, dunque, l’accusa su una ‘condanna’ della CNBB è semplicementeassurdo.

Più della propria ignoranza del Diritto Canonico, l’on. Quadri sfoggia, tuttavia,incompetenza della storia. Infatti, tale testo – presentato come comunicato stampa – fu all’epoca contestato da una ‘Nota’ pubblicata dalla TFP brasiliana. Dopo aver riaffermato la sottomissione della TFP alle autorità ecclesiastiche in rebus Fidei et morum, la ‘Nota’ chiedeva rispettosamente alle loro eccellenze di indicare una sola idea o un soloatto dell’Associazione che potesse dar fondamento alle gravi accuse del comunicato stampa. Incapace di presentare la benché minima evidenza, la Conferenza Episcopale del Brasile scelse di chiudersi in uno silenzio scomodo, che ormai dura da trentatré anni…

Il rispetto alle autorità religiose brasiliane portò la TFP a preparare una risposta più esauriente a complemento della ‘Nota’. Cosa che fece in tre documenti, sottomessi poi al vaglio – con esito positivo – da alte autorità in ambito canonico: Gustavo Antonio Solimeo e Luis Sergio Solimeo, “Analyse par la TFPbresilienne d’une prise de position de la CNBBsur la TFP” (Paris, 1989); Paulo Corrêa de BritoFilho, “Nota da CNBB sobre a TFP brasileira:afirmações carentes de realidade,apreciações unilaterais e apaixonadas” (São Paulo, 1991); Gustavo Antonio Solimeo, “A posição da TFPdiante do DireitoCanônico” (São Paulo, 1991).

Evidentemente, l’on. Quadri non conosce questi documenti. Dunque, non possiamo sfuggire all’impressione di una certa superficialità. Secondo la morale cattolica, non è lecito accettare come veraci aprioristicamente, cioè senza aver sentito prima l’altra parte, delle accuse che vadano a toccare l’onore d’una persona o d’una istituzione. È il classico principio del diritto romano audiatur et altera pars (sia sentita l’altra parte). Ora, ci sembra che questo principio fondamentale della morale e del diritto non sia stato preso in considerazione dall’on. Lorenzo Quadri. Oltre che di fronte a un possibile reato di diffamazione, qui ci troviamo nell’ambito della materia morale grave, contemplata non solo dal Catechismo della Chiesa Cattolica ma anche dallo stesso Codice di Diritto Canonico.

Perché il municipale di Lugano non si è preso la fatica di controllare se tali accuse fossero già tate confutate? Era, infatti, un suo preciso dovere legale e anche morale.Le risposte della TFP brasiliana furono così esaurienti, che nessuno in Brasile osò più sollevare la questione. Perché disseppellireuna tale ‘mummia’ oggi in Svizzera?

La comunione del prof. Plinio Corrêa de Oliveira con le autorità ecclesiastiche può essere misurata, per esempio, dal fatto che il suo ultimo libro “Nobiltà ed elite tradizionali analoghe nelle allocuzioni di Pio XII” (1995), ebbe la Prefazione di ben cinque Signori Cardinali, tre di essi della Curia Romana".

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