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Cronaca
05.06.2018 - 17:380
Aggiornamento: 21.06.2018 - 14:17

"Ci dicono che la videosorveglianza è di fatto accessibile a tutti: segretarie amministrative, donne delle pulizie, impiegati, poliziotti". UDC e Lega bellinzonesi lanciano l'allarme

"Il Municipio ha ammesso che prima di installare le telecamere andava consultata la Commissione Comunale della Protezione dei Dati: ma non è stata nemmeno costituita!", denunciano i consiglieri comunali. "Ci sono possibilità che le immagini finiscano nelle mani di malintenzionati?"

BELLINZONA – In un’era in cui i dati privati sono un punto dolente, cosa ne è delle immagini dell’impianto di videosorveglianza di Bellinzona? Qualcuno non autorizzato o senza la formazione adeguata potrebbe guardarle e impossessarsi di esse, magari copiandole su una chiavetta?

Se ne preoccupano i consiglieri comunali dell’UDC e Lega Tuto Rossi, Orlando Del Don, Luigi Calanca, Kiko Zanchi, Fabrizio Ferracini, Giulio Deraita e Manuel Donati. E non per caso, bensì perché “testimonianze da noi raccolte affermano una realtà diversa. I monitor sono piazzati negli uffici della Polizia, aperti 24h su 24h, e sono accessibili a tutti dalle segretarie amministrative alle donne di pulizia. La signorina allo sportello può guardare la videosorveglianza, anche se non ha la formazione richiesta dalla Legge. Ogni tanto semplici impiegati dell’UTC verrebbero piazzati davanti ai monitor per controllare chi ha ficcato il sacco della spazzatura verde al posto di quello rosso. Insomma in pratica la videosorveglianza funzionerebbe senza rigorosi controlli. Funzionari statali o di polizia possono raccogliere dati su pennette USB, senza che venga allestito un apposito registro con il giustificativo di questi prelievi. Infine i tecnici della AMB che gestiscono l’impianto di videosorveglianza hanno libero accesso a tutte le registrazioni, contrariamente a quanto affermato dal Municipio”.

Hanno sottoposto la questione al Municipio, che a loro dire “ha dovuto ammettere che qualcosa di illegale c’è: mentre il regolamento impone di consultare la Commissione Comunale della Protezione dei Dati prima di posare le videocamere, il Municipio ha tranquillamente risposto che questa Commissione non è neppure stata costituita”.

“Dove vanno a finire i filmati di queste 40 telecamere? C’è il pericolo che qualche malintenzionato se ne impossessi illegalmente? Pur essendo composto da ben tre avvocati, il Municipio ha risposto con un po’ di fastidio che tutto è in regola. Secondo il Municipio, soltanto funzionari di Polizia specialmente autorizzati hanno accesso alla videosorveglianza, la quale sarebbe protetta da speciali credenziali”, si preoccupano.

Dunque, su questa base, chiedono al presidente del Consiglio comunale di “organizzare con esponenti di ogni gruppo politico rappresentato in Consiglio Comunale una visita aperta alla stampa del sistema di videosorveglianza della nuova Bellinzona. Visiteremo gli uffici di polizia e quelli della AMB e ci faremo spiegare dagli agenti e dai tecnici come funziona la registrazione e lo stoccaggio dei dati personali dei cittadini. Saremo così in grado di proporre gli eventuali correttivi per evitare che i dati personali dei bellinzonesi finiscano in mani sbagliate”.
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