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Cronaca
02.07.2018 - 11:320

Siccardi boom, per l'ennesima volta. "Non vedo reale volontà di sacrificio fra i lavoratori. C'è chi chiede un congedo e poi si mette in disoccupazione…"

Il patron di Medacta spara a zero: "andrebbero messi dei paletti nella legge contro la disoccupazione, ci sono ancora troppe persone che abusano di un sistema davvero troppo permissivo. Cosa farei? Cercherei di togliere dall'assistenza chi ci è finito suo malgrado, aiutando chi ha genitori che ne beneficiano"

MENDRISIO – Boom. Alberto Siccardi, fra i promotori di Prima i nostri, anche se poi erano andati in scena parecchi disaccordi con i politici democentristi, torna a dire la sua sul mercato del lavoro. E accusa non i datori di lavoro (anzi, illustra che cosa fa per rendere migliore la vita ai suoi dipendenti, dalla possibilità per le mamme di allattare all’asilo), ma i lavoratori.

Un tema non nuovo, da parte sua. Comunque, intervistato dal Mattino, spara a zero.

I suoi dubbi riguardano “innanzitutto la reale volontà di buona parte della forza lavoro di fare dei sacrifici. Sa, sono già stato criticato in più di una circostanza per questa mia posizione, ma decenni di esperienza nel mondo del lavoro ticinese mi avranno pur insegnato qualcosa. Bisognerebbe puntare maggiormente sulla formazione dei senza lavoro, ad esempio. E poi mettere dei paletti importanti nella legge contro la disoccupazione. Ci sono ancora troppe persone che abusano di un sistema davvero troppo permissivo”.

E cita degli episodi che gli sono successi negli anni. “Assumo dei professionisti, a volte anche molto specializzati, che dopo qualche anno mi dicono che vogliono prendersi un periodo sabbatico. Ci sta, non metto in dubbio che queste persone siano molto sotto pressione e che debbano di tanto in tanto staccare anche per un lungo periodo”. Ma poi… “Capita che questi impiegati vadano ad iscriversi alla disoccupazione: e qui casca l’asino. Se si parla di anno sabbatico, significa che la pausa se la finanzia chi se la prende e non lo Stato. Troppo facile così. Ecco a cosa mi riferivo quando parlavo della scarsa volontà di sacrificarsi e della debolezza del sistema”.

Cosa fare, allora? “Rivedrei a fondo la rete della disoccupazione e mi darei da fare per togliere dal vortice dell’assistenza coloro che ci sono cascati dentro loro malgrado. Mi riferisco a chi ha dei genitori che già devono ricorrere all’aiuto dello Stato per sopravvivere. Andrebbe creata una rete di aiuto per queste persone”.

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