ULTIME NOTIZIE News
Cronaca
19.08.2018 - 09:300

Cos'è la solitudine? "Il branco mi picchiava e, sola, volevo prendere il volo"

Una nostra giovane lettrice ci invia una profonda riflessione sull'essere soli, al giorno d'oggi, e sulle ferite provocate dal bullismo

BELLINZONA – Una nostra giovane lettrice ci invia una riflessione sulla solitudine, su cosa si prova, per un motivo qualsiasi, a non sentirsi parte della società. racconta il dolore del bullismo, la voglia di farla finita, prima di capire che non era ancora il momento, e fermarsi, fortunatamente, in tempo. Una riflessione profonda che è uno sguardo sull’oggi e sulla ferita che sa provocare un gruppo che si coalizza contro il diverso. La pubblichiamo volentieri, nella sua interezza, mantenendo l’anonimato della lettrice (nome a noi noto):

“Un giorno mi chiesero che cosa fosse secondo me la solitudine. Io all'inizio non sapevo cosa rispondere, non avevo le giuste parole per descriverla. Dopo qualche istante sono riuscita a estrapolare qualche aggettivo e frase per far capire cosa fosse realmente per me: risposi con queste parole.

La solitudine è quel concetto che introduce l’essere solo e non avere intorno nessuno, con cui instaurare un dialogo, confrontarsi, aiutarsi, e quindi ci si affida solo a se stessi. Come sostiene Francesco Petrarca, a volte la solitudine ci rende anche felici, perché si è padroni di se stessi, senza avere un riscontro dal prossimo. Si vive la vita come si vuole, si va dove si vuole, e si sta dove si vuole; vivi con te stesso, lontano dalle cattiverie e non sei influenzato e urtato dalla società circostante.

Tuttavia l’essere solo ha solo il lato positivo?..Ovviamente no… esistono anche molti fattori negativi.

Una persona sola si può sentire emarginata, triste e amareggiata, poiché non si sente partecipe del “mondo”circostante. Non avere un dialogo con qualcuno è brutto, perché non c’è una comunicazione, e comunicare oggigiorno è molto importante; ci si può scambiare opinioni, fare progetti, scambiare qualche parola con le persone vicine e lontane.

Infatti oggi le persone sole sono poche poiché con l’avvento dei social network, Smartphone e internet, non comunicare è quasi impossibile, ma solo comunicare non significa essere parte della collettività e di una vera integrazione. Infatti ci sono persone emarginate dalla società perché ritenute inutili per la loro diversità di opinione, pensiero, sesso, e chi più ne ha più ne metta. Uno scrittore famoso sostiene che la solitudine non è dentro di noi, ed è possibile solo con un qualcosa di estraneo: luogo o persona che sia, che del tutto ci ignori e che del tutto noi ignoriamo. La nostra volontà e il nostro sentimento restano sospesi smarriti, in un incertezza angosciante.

La solitudine è il luogo che vive per sé e che per noi non ha traccia né voce, e dove dunque l’estraneo siamo noi. Spesso ci capita vedere donne, uomini seduti al tavolo di un bar, che sembra stiano spettando qualcuno che non si sa se arriverà o forse sono persone rimaste sole poiché escluse dalla societá. Invece un altro contesto che si può notare la solitudine è quando vediamo un uomo o donna che passeggiano da soli/e sulla riva del mare, suscita una certa malinconia e tristezza.

La solitudine, si può vedere come un momento dove si attende qualcuno o si cerca di svuotarsi dal male che le persone trasmettono all’uomo più debole.

L’uomo è fatto per star da solo? L’uomo non può stare da solo per sempre, poiché ha bisogno di comunicare con altre persone, quindi l’uomo da solo non può avere un vera e propria vita estranea al contesto della collettività; non avrebbe un lavoro, un approccio comunicativo per confrontarsi con l’altro, non può essere aiutato quando si trova in difficoltà. Ma la solitudine, a volte aiuta, a far riflettere su ciò che è giusto e sbagliato. L’uomo tende a isolarsi anche quando ha paura di affrontare delle situazioni che gli sembrano impossibili da risolvere.

Durante la mia infanzia, ho vissuto la solitudine in prima persona, frequentavo la scuola elementare e media, ero sempre da sola, i miei compagni di classe facevano di tutto per emarginarmi poiché per loro ero considerata diversa, avevo un problema all’udito, io nonostante tutto cercavo di interagire con loro ma mi ignoravano. Le insegnanti facevano finta di nulla. Quei ragazzi che in gruppo si sentivano grandi mi picchiavano, arrivavo a casa con ematomi e ferite, ma io capii che erano loro ad avere dei problemi. 

Non mi sentivo integrata nella società, ero io e solo io; da sola, triste, amareggiata, mi sentivo inutile e così volevo prendere il volo. Ma qualcuno di più grande me respinse l’idea facendomi capire che non era il momento di andarmene da questo mondo per intraprendere un'altra vita quella parallela "il mondo degli angeli".

Potrebbe interessarti anche
Tags
solitudine
società
volo
persona
riflessione
lettrice
essere solo
dialogo
estraneo
collettività
© 2024 , All rights reserved