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Cronaca
16.10.2018 - 09:000
Aggiornamento: 09:46

"Ci si lamenta, si lancia il sasso e si nasconde la mano. Dovevano passare dei messaggi..."

La delusione di un'altra organizzatrice della manifestazione di ieri, "i politici usano i disoccupati per fare propaganda, li ho invitati e non c'erano"

BELLINZONA – Assieme a Giovanni Albertini e ad altri volontari che hanno agito nell’ombra (ce li cita tutti), Mirella Martinelli del gruppo Facebook Insieme si può ha contribuito a organizzare la manifestazione di ieri a Bellinzona, che di fatto non si è svolta perché erano presenti solo una ventina di persone. In lei prevalgono l’amarezza per l’impegno profuso e la voglia di non mollare e di lottare per i disoccupati.

“C’è stata un’organizzazione di mesi, coi cartelloni, alcuni dei quali tra l’altro rifatti per aggiornare i dati. Cercare gli stessi numeri, il succo dei problemi di fondo del mercato del lavoro è stato tosto e quel che è successo mi ha delusa parecchio. Nessuno ha capito qualche impegno c’era dietro”, ci dice. 

“Doveva passare il messaggio tra disoccupazione SECO, ovvero iscritti agli URC, e disoccupazione ILO, cioè chi è iscritto agli URC, chi è in assistenza, chi è sottopagato, chi è precario. Era importante, continuano a mentirci e a dirci che la disoccupazione è bassa, che non c’è un allarme, ma i politici calcolano solo gli URC”, attacca.

Ma la colpa, se non c’era gente, non è dei politici…
“Mi secca ovviamente che c’è gente che poteva venire e non c’era. Non è passato nemmeno il fatto che c’è chi è sotto la soglia di povertà, che c’è dumping. Avevamo pronti tutti i temi legati al mondo del lavoro. Tra l’altro volevamo entrare in Gran Consiglio, sono stata messa in contatto con la presidente Pelin Kandemir Bordoli che ci ha detto che potevamo assistere in tribuna alla seduta, senza striscioni”.

Secondo te, la gente si merita ancora che si lotti ancora?
“Non ho molte speranze che la situazione cambi. Ci hanno chiesto se non si poteva fare una manifestazione di sabato, ma volevamo che ci fosse seduta di Gran Consiglio. Un po’ di rabbia c’è, non è la prima volta che sento tutti lamentarsi, chiedere di manifestare: sono i primi a non farsi vedere, lanciano il sacco e nascondono la mano”.

Come dice Albertini, chi è in disoccupazione o in assistenza sta bene così?
“Lui ha le sue motivazioni, ci siamo spesi tanto per la causa. Disoccupati e persone in assistenza sono i primi a lamentarsi ma non a metterci la faccia, a lanciare il sasso e nascondere la mano".

Organizzeresti ancora qualcosa del genere?

“È presto per dirlo, vorrei si calmasse il tutto. Per giorni mi sa che se ne parlerà… Dobbiamo mostrare che ci sono dei cittadini che vogliono farsi sentire. Non vuoi venire in piazza? Dillo, in modo sincero. Ci si può trovare e scrivere delle lettere aperte. Se il messaggio non passa i politici continuano a fare come hanno sempre fatto, ovvero usano le persone in difficoltà per fare propaganda e lo fanno solo per essere votati. Se volessero con la buona volontà potrebbero agire di più. Ho invitato alcuni partiti a venire con noi, perché non c’erano? Non va bene”.

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