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Cronaca
13.03.2019 - 12:320

La verità della docente. "Una collega fa mobbing dal 2015. Vogliono costringerla a dimettersi ma non lo farà"

In una lunghissima presa di posizione, il legale della donna accusa Robbiani: "La sola colpa della mia assistita è di essere frontaliera. Il Corriere del Ticino capitana una campagna mediatica contro la mia assistita. Ecco cosa succede davvero"

MENDRISIO - Il caso della docente di tedesco di Mendrisio e Morbio coautrice del libro Noi e contestata da diversi genitori, oltre che da due interrogazioni di Massimiliano Robbiani, continua a essere scottante.

Ieri abbiamo chiesto al legale della donna di poterla intervistare. Oggi nelle redazioni dei media è arrivato un lunghissimo comunicato dell'avvocato Mattia Tonella, in rappresentanza della docente, che riportiamo integralmente:

"Il presente comunicato viene inviato in nome e per conto della docente di tedesco della Scuola Media di Mendrisio e di Morbio Inferiore al centro dell’attenzione mediatica in questi giorni, con la volontà di esporre il reale contesto dei fatti, e con la speranza che il buon senso possa tornare a prevalere.

Ieri mattina la Regione Ticino ha pubblicato una presa di posizione della docente, che si era espressa per il tramite dello scrivente. Nessuno dei media cantonali ha ripreso le affermazioni della docente. Di contro, tutti hanno fornito ampio risalto alle molte dichiarazioni – farlocche – emerse dall’assem-blea straordinaria dei genitori.

Ciliegina sulla torta: il notorio granconsigliere leghista e primanostrista Massimiliano Robbiani non si è fatto scappare l’occasione di inviare al Consiglio di Stato la sua nuova e pregiata interrogazione parlamentare. Il deputato, che si era lamentato pochi giorni fa (tramite un’interrogazione parlamentare) che il DECS aveva risposto alla sua prima interrogazione inerente la docente di Mendrisio tramite i media, ieri ha inviato la sua interrogazione parlamentare ai media prima che questa fosse pubblicata sul sito del Gran Consiglio.

La docente di Mendrisio è esposta a gravissimi attacchi personali contro i quali non si può difendere in alcun modo. Qualcuno racconta ad esempio – inventandoselo – che la docente usa vocaboli quali puttana o zoccola durante le ore di insegnamento, i media lo riportano come un dato di fatto, e Robbiani ci ricama un’interrogazione parlamentare. Si legge che molti docenti della Scuola media di Mendrisio sarebbero delusi di fronte alla risposta del DECS. Ma non si dice chi, quanti e perché.

Secondo la legge, l’interrogazione parlamentare è la domanda formulata per iscritto, da uno o più deputati, rivolta al Consiglio di Stato, su un oggetto d’interesse pubblico generale, che deve essere indicato nel testo.

Massimiliano Robbiani ha presentato fra il 5 maggio 2011 ad oggi ben 196 interrogazioni parlamentari al Consiglio di Stato. In queste, se l’è presa con i richiedenti l’asilo, ladri d’oltre confine, personaggi poco puliti stranieri, dentisti frontalieri, infermiere frontaliere, medici assistenti frontalieri, accattoni e rom, frontalieri capi mafia, con cataloghi stampati in Italia con soldi di contribuenti ticinesi, e chi più ne ha più ne metta.

In particolare, già nel lontano 2011, Robbiani ha inoltrato un’interrogazione dal titolo “Continua l'as-sunzione di docenti frontalieri a scapito di quelli ticinesi nelle scuole pubbliche del Cantone! E pa-gano i contribuenti ticinesi”. Nell’interrogazione, egli definiva “Scandaloso che in una scuola pub-blica, pagata dai contribuenti ticinesi, si assumano docenti frontalieri.” Il Consiglio di Stato aveva censurato nella sua risposta il “tono inutilmente provocatorio della domanda, poco consono ad un atto parlamentare”. Il Leitmotiv è rimasto inalterato nel 2015: “Scuola elementare anno 2015-2016, il DECS sta valutando l’assunzione di docenti frontalieri?”.

Il livello delle interrogazioni del parlamentare Massimiliano Robbiani è quasi sempre al limite della bettola, e si contraddistingue da un astio profondo verso tutto quello che esiste al sud della “ramina”. I suoi “oggetti di interesse pubblico generale” – questi sarebbero i limiti per un’interrogazione parlamentare – sono principalmente i cattivi frontalieri, ogni tanto gli asilanti.

Ecco la vera colpa della docente di tedesco: è una frontaliera scandalosamente attiva per la scuola pubblica del Cantone Ticino. Una che per Robbiani ruba il lavoro ai nostri.

La docente di tedesco ha in realtà un Curriculum vitae di tutto rispetto. Dopo una laurea in germanistica con il massimo dei voti ha conseguito una doppia abilitazione all’insegnamento del tedesco (scuola media inferiore e scuola media superiore), è autrice e coautrice di corsi di tedesco, grammatiche e materiali DaF per la scuola, editi da case editrici italiane (Loescher, ELI, Sansoni) e tedesche (Klett, Langenscheidt e Hueber). È stata docente di lingua tedesca presso lo IULM (Istituto universitario di Lingue moderne Milano), traduce dal tedesco all’italiano ed è formatrice docenti nel settore delle lingue straniere.

La campagna mediatica denigratoria delle scorse settimane trae origine da conflitti interni alla sede di Mendrisio precedenti alla pubblicazione del libro Noi del 2017 e risalenti a ben prima del febbraio 2019, quando l’attacco alla docente ha assunto una dimensione abominevole, grazie anche all’interrogazione parlamentare del leghista Robbiani ed al ruolo del “Corriere del Ticino”. Il conflitto, fomentato da un piccolo gruppo di persone, è capitanato da una collega della mia cliente, anch’essa insegnante di tedesco.

Nell’autunno del 2015 questa collega, oggi prossima alla pensione, accusò la docente di aver ‘spifferato’ in anticipo le prove cantonali, facendo pressione sul gruppo di materia e coinvolgendo nella cosa alcuni alunni. Chiese all’allora direttore della Scuola media di Mendrisio di convocare una riunione straordinaria urgente con tutti i docenti di tedesco tranne la mia cliente, che apprese per puro caso della riunione. Contemporaneamente un collega, amico della docente accusante, minacciò un’altra docente di tedesco, rea di esprimere le sue riserve verso le accuse mosse nei confronti della mia cliente. La pressione fu così forte da far chiedere al marito di quest’ultima di farla esonerare dalla partecipazione alla riunione e dai successivi sviluppi. L’allora direttore della scuola media di Mendrisio, assieme all’esperta di materia ed alla vicedirezione, smascherarono l’operazione e archiviarono il caso, generando il malumore della collega che in seguito si mise in malattia.

Il 2015 vide anche l’uscita del corso di tedesco per la scuola media Beste Freunde a cui la mia man-dante collabora. Il corso fu valutato positivamente dalle esperte di materia del Cantone e inserito tra i libri adottabili. Nella sede di Mendrisio il manuale fu scartato per il veto della solita collega. Negli anni successivi la mia mandante non è più riuscita a collaborare con questa collega che si è rifiutata sistematicamente di partecipare agli scambi linguistici-culturali organizzati dalla mia cliente, di lavorare congiuntamente ai progetti monte ore e di impegnarsi come gruppo di materia in numerose attività, creando quindi un’insanabile spaccatura tra i docenti di tedesco. Il conflitto si è poi allargato sempre di più, per il coinvolgimento di amici, colleghi e alcune famiglie vicine alla stessa docente.

All’inizio del 2017 è poi uscito il libro Noi. Pochi fra coloro che partecipano alla campagna mediatica contro la docente di tedesco si sono presi la briga di leggere le circa 60 pagine scritte dalla docente. Ieri il Corriere del Ticino ha riportato alcuni passaggi in maniera tendenziosa.

Se i denigratori della mia mandante – Robbiani in primis - avessero letto tutto il libro, avrebbero scoperto che il libro è un elogio della Svizzera e del Cantone Ticino. Ad esempio una Scuola media
ticinese viene descritta come “modernissima, pulitissima ed efficientissima”, con aule luminose e spaziose, con grandi vetrate affacciate sulla natura. Scrive inoltre la docente: “Le macchine targate TI si fermano comunque volentieri prima delle strisce pedonali per farti passare anche se il semaforo è rosso ed il conducente saluta sempre tutti dal finestrino con sorrisi, suonando amichevolmente il clacson.” Elogia il mondo piccolo, “di volti conosciuti e sorridenti, che la chiamano dal ciglio della strada”. Definisce l’italiano parlato in Svizzera straordinariamente vitale ed interessante. Esprime lodi per la cantina della Scuola media di Mendrisio e per il servizio di ristorazione delle mense, dichiara di adorare il pane svizzero. Di tutto ciò, nessuno parla.

Alla sua uscita, il libro ha suscitato molte positive recensioni del “Corriere del Ticino”, de “La Regione”, de “L’informatore” e di altri media, TV e radio. Ricordiamo in questa sede che il libro ha vinto il premio Faigirarelacultura2017 ed è stato finanziato dal Cantone, dal Comune di Chiasso e dal TILO.

La pubblicazione della docente ha scatenato l’ira della solita collega che si considerava ritratta nel libro. Ella ha sollevato polveroni attorno al testo, fino a far convocare un plenum docenti ad hoc per parlarne e, per tutto l’anno scolastico, ha mobilitato con insistenza colleghi, famiglie, Comitato genitori di Mendrisio e studenti contro la mia mandante e la sua opera.

A scadenze regolari, su richiesta della sezione dell’insegnamento medio, l’esperta di materia e la direttrice della scuola media di Mendrisio hanno assistito alle lezioni dell‘insegnante, rassegnando puntualmente i loro rapporti; allo stesso modo le verifiche sono continuate nel corrente anno scolastico ad opera dei direttori di Mendrisio e Morbio Inferiore, nonché dell’esperta di materia. L’ultima verifica è avvenuta il 12 febbraio 2019. Tutti sono stati e sono concordi nell’attestare alla docente le capacità richieste per esercitare la sua professione. Questi riscontri sono stati forniti ai genitori di Mendrisio dal DECS nel luglio 2018.

Per allentare le tensioni e permettere a tutti di lavorare con maggiore serenità, ma anche per avvicinarsi all’Italia, visto che la mia cliente risiede a Milano, la docente ha chiesto ed ottenuto il trasferi-mento parziale da settembre 2018 alla scuola media di Morbio. Il trasferimento non è dunque un provvedimento disciplinare, contrariamente a quanto millantato dai media nelle scorse settimane.

I nemici della docente di Mendrisio hanno provveduto immediatamente a coinvolgere alcuni genitori di Morbio, che già in ottobre, dopo poche settimane dall’inizio dell’anno scolastico, senza potere oggettivamente disporre di alcun elemento oggettivo in tale senso, hanno iniziato ad esprimere il loro disappunto sull’operato della stessa. Le fila sono sempre ancora tirate dal gruppo di colleghi e genitori vicini alla collega di tedesco di Mendrisio, responsabile del mobbing nei confronti della mia mandante dal 2015 in poi.

Grazie al trombone dell’interrogazione parlamentare presentata il 18 febbraio 2019 dal leghista Rob-biani, il conflitto ha subito una forte accelerazione. Da sola, tuttavia, l’interrogazione non avrebbe avuto nessun particolare effetto. Qui entra in gioco il “Corriere del Ticino”, che ha capitanato e conduce tuttora una campagna mediatica virulenta nei confronti della docente. Non a caso.

Il 20 febbraio 2019 sul CdT è comparso un articolo dal titolo “Gruppo di alunni scrive in direzione, Prof. nella bufera”. Nell’articolo si menziona una lettera apparentemente scritta da “un gruppo di alunni” delle medie di Morbio, che avrebbe messo l’istante nella bufera. Tale lettera, anonima e senza nessuna firma indica un “lungo elenco di problemi”, fra cui “dubbi sulla qualità del lavoro”. Senza nessuna verifica concreta e senza interpellare la mia mandante il CdT scrive che la lettera “conferma quanto messo in dubbio da Robbiani”.

Non è stato nemmeno usato il condizionale, nessun beneficio del dubbio. Per il Corriere del Ticino, Robbiani racconta solo verità. Eppure, secondo le regole deontologiche del Consiglio Svizzero della stampa, ogni giornalista sarebbe tenuto ad appurare la verità di quello che scrive.

In realtà la lettera, secondo quanto hanno affermato gli stessi alunni delle due classi di Morbio in un incontro del 27 febbraio 2019 con la docente, pare essere stata scritta “dai grandi”, e gli alunni, dispiaciuti, hanno già preso le distanze dalle accuse ivi contenute.

Nonostante il Corriere del Ticino sia stato reso attento dallo scrivente legale che la lettera “degli allievi”è in realtà una lettera anonima scritta da un adulto senza essere condivisa dai ragazzi, continua a considerarla una prova determinante della gravità della situazione. Ancora sul Corriere del Ticino di ieri la lettera viene spacciata per quello che non è.

La mia mandante ha il netto sospetto che la persona che ha scritto e consegnato la lettera “in esclusiva” alla redazione del Corriere del Ticino abbia stretti legami familiari con un redattore del quotidiano luganese. Questa stessa persona ha pure accusato pubblicamente la mia mandante di incompetenza e assenteismo.

Il DECS ha risposto il 27 febbraio 2019 all’interrogazione parlamentare di Robbiani, biasimando la campagna mediatica discriminatoria e denigratoria nei confronti della docente di tedesco e affermando in particolare (i) che le diverse istanze del DECS hanno condotto già dall’anno scolastico 2017/2018 verifiche inerenti alle competenze professionali dell’insegnante, senza formulare nessuna critica, anzi accertando che la docente non è in ritardo sul programma, (ii) che la docente non si è mai assentata dal lavoro per promuovere il libro Noi, (iii) che dunque ella non promuove il libro a scapito di un corretto insegnamento.

La mia mandante aggiunge di non avere mai lasciato uscire dalla lezione i suoi alunni con 15 minuti di anticipo, contesta di tenere lezioni in italiano e di usare vocaboli non consoni durante il suo insegnamento. Ella smentisce le illazioni riportare in tale senso dai media nelle scorse settimane. Contesta di essersi assentata dalle lezioni per promuovere il proprio libro.

Nonostante il Consiglio di Stato abbia biasimato con fermezza la campagna mediatica lanciata nei confronti della mia cliente sotto la spinta del “Corriere del Ticino” e attraverso il nemico numero uno dei frontalieri – Robbiani -, e nonostante le secche smentite alle accuse mosse nei suoi confronti, il gruppo ostile alla mia mandante ha lasciato intendere di non accettare le risposte del Consiglio di Stato e di volere dunque continuare la campagna discriminatoria e denigratoria nei confronti della docente.

Va da sé che sino ad oggi nessun giornalista del “Corriere del Ticino”, nessun genitore e nessun docente ha ritenuto opportuno scusarsi per le accuse smentite dal DECS in maniera oggettiva. Lanciato il sasso, tutti hanno diligentemente nascosto la mano.

È importante sottolineare che sia a livello di docenti che di genitori si sono costituite due fazioni. Fino ad oggi, purtroppo, quella schierata a sostegno della docente non ha potuto o voluto profilarsi da un punto di vista mediatico, lasciando la strada spianata alla collega docente di tedesco della scuola di Mendrisio ed alla sua truppa di assalto. Alcuni docenti della sede di Mendrisio hanno redatto una presa di posizione congiunta a sostegno della mia mandante ma, per paura di ritorsioni, non l’hanno spedita alla stampa.

I docenti particolarmente aggressivi e il “Comitato genitori” di Mendrisio, forti della vicinanza al “Corriere del Ticino” e della proficua collaborazione con l’eloquente Robbiani, hanno deciso di discriminare ad oltranza la mia mandante per logorare tutto e tutti a tal punto a costringerla a dimettersi, nonostante il pieno sostegno del DECS.

La richiesta esplicita è stata ora presentata dal leghista Robbiani nella sua seconda interrogazione parlamentare di ieri.

Nonostante il clima ostile e queste pressioni la docente di tedesco lavorerà come ha sempre fatto, con la massima professionalità e con la sensibilità necessaria nei confronti dei suoi alunni adolescenti. Non intende assumere un profilo pubblico e mediatizzato, ma non accetterà più nessuna discriminazione o affermazione falsa sulla sua persona. Non accetterà neppure che il suo nome venga menzionato nei media, perché non è di pubblico interesse".

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