COMO – Un omicidio all’interno della mafia, con l’esecutore materiale e il basista fermati a trent’anni dal fatto. Si parla dell’uccisione avvenuta il 9 ottobre 1988 a Gela. A morire fu Giuseppe Failla, barista, nella faida tra esponenti di Cosa Nostra e della Stidda che in quegli anni insanguinò Gela.
A ucciderlo è stato Cataldo Terminio, uomo d’onore della famiglia di San Cataldo, con il supporto di Angelo Palermo, che avrebbe avuto il compito di autista del commando, e di Angelo Bruno Greco, appartenente alla famiglia di Gela, quale basista.
Quest’ultimo si è costruito una vita diversa. Da diversi anni vive infatti a Lipomo, vicino a Como, e lavora in Ticino.
Questa mattina i Carabinieri si sono presentati a casa sua e lo hanno arrestato. A lui sono giunti grazie ad alcuni collaboratori di giustizia, in manette anche Terminio.
Terminio desiderava vendicare, uccidendo Failla, la morte del padre, ammazzato da un gruppo di fuoriusciti da Cosa Nostra di cui il barista faceva parte.