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02.10.2020 - 21:280

Ermani e il messaggio WhatsApp a Pagani: "Era solo una battuta. Le bocciature? Ci hanno chiesto dei dati, li abbiamo forniti, tutto qui"

Andrea Pagani spiega di non aver risposto al messaggio. Però precisa come "più volte ho chiesto al presidente del Tribunale  di avere maggiore rispetto del lavoro importante svolto dal Ministero pubblico e dai suoi magistrati"

LUGANO - “Era chiaramente una battuta”. Con queste parole, il presidente del Tribunale penale, Mauro Ermani, spiega a liberatv il caso del messaggio inviato su Whatsapp al procuratore generale Andrea Pagani, messaggio di cui ha parlato oggi il portale tio.

“La X pare sia andata bene. Se lascia il Tribunale penale trattamela bene. Se no ricomincio a parlare male di voi”. Questo il contenuto del sms, che il giudice ha inviato a Pagani circa un mese e mezzo fa.

La signora “X” è la segretaria giudiziaria di Ermani, che ha partecipato al concorso per la nomina dei procuratori pubblici, e che quel giorno era stata sentita dalla Commissione di esperti che seleziona in candidati. Va detto che, a quel momento, ben prima che scoppiasse il bubbone della bocciatura di 5 procuratori pubblici da parte del Consiglio della Magistratura, si era comunque liberato un posto in Procura, in quanto Andrea Minesso aveva rinunciato a ricandidarsi. La signora X aveva dunque la possibilità di essere nominata, visto che il colloquio con gli esperti sembrava essere stato positivo.

Va anche precisato che, né il giudice Ermani, né il procuratore generale Pagani hanno la benchè minima possibilità di selezionare e di nominare i procuratori. L’sms del giudice si riferiva quindi a una eventuale nomina a procuratrice della sua collaboratrice. Ma a destare qualche perplessità è la frase successiva: “Altrimenti ricomincio a parlare male di voi”.

“Sono serenissimo", afferma il giudice Ermani a liberatv, "quel messaggio va contestualizzato nell’ambito dell’audizione dei candidati da parte della Commissione di esperti, e il “trattamela bene” era evidentemente riferito a una eventuale nomina della mia collaboratrice. Come la frase seguente. Tra l’altro, quel messaggio va anche letto sulla falsariga di una battuta che  il procuratore generale mi fece quando un suo segretario giudiziario dovette affrontare gli esami di avvocatura, dove io ero esaminatore”.

Battute, dunque, che però in questo momento di alta tensione al Ministero pubblico, proprio a causa dei pesanti giudizi emessi dal Consiglio della Magistratura, hanno l’effetto di una bomba molotov.

Tra poco torniamo sul ruolo di Ermani nella formazione di quei giudizi: per la prima volta il giudice spiega pubblicamente cosa ha detto o segnalato all’autorità di vigilanza, chiamata ad esprimersi sui procuratori in carica in vista della loro conferma o non riconferma da parte del Gran Consiglio, che è l’autorità di nomina.

Ma prima sentiamo cosa dice Andrea Pagani, di quel messaggio ricevuto dal presidente del Tribunale penale. Il procuratore generale conferma l’inquadramento del caso fatto da Ermani. Ma va oltre:  “Più volte", dichiara a liberatv, "ho chiesto al presidente del Tribunale  di avere maggiore rispetto del lavoro importante svolto dal Ministero pubblico e dai suoi magistrati. Ma in quell’occasione, essendo un sms che mi è arrivato in serata non vi ho dato peso, e non ho nemmeno risposto. Anche perché non avevo, né avrò mai, alcun ruolo o potere nella selezione e nella nomina dei procuratori pubblici”.

Una battuta, insomma, anche per Pagani, che però approfitta dell’occasione per sottolineare che le “sfuriate” in aula contro alcuni procuratori (non solo da parte del giudice Ermani, a dire il vero) erano vissute male all’interno del Ministero pubblico. Giuste o ingiuste che fossero.

Un po’ di tensione tra i due poteri (inquirenti e giudicante), è inutile nasconderlo, c’era e c’è. Forse per questo, Ermani è stato definito da alcuni “il grande burattinaio” della sonora e inaudita bocciatura di cinque procuratori da parte del Consiglio della Magistratura. Nomi e parole non stiamo qui a ripeterli, perché sono arcinote.

“Io il Grande Burattinaio? Ma figuriamoci, né grande né piccolo”, ci dice il presidente del Tribunale penale, che il deputato Matteo Pronzini, settimana scorsa a Matrioska, su TeleTicino, ha definito “l’uomo che sussurra a Walser”, intendendo che Ermani avrebbe avuto un ruolo importante nella formazione dei giudizi emessi dall’Organo di vigilanza, presieduto appunto dal giudice Werner Walser.

E, come dicevamo, per la prima volta il giudice spiega cosa ha comunicato al Consiglio della Magistratura, ricordando che le informazioni gli sono state richieste dallo stesso Consiglio e che sono state condivise con i suoi colleghi del Tribunale Penale, in particolare i giudici Marco Villa e Amos Pagnamenta.

“Come tutte le autorità penali", spiega Ermani, "siamo stati chiamati a fornire elementi di valutazione sulla base dei dati relativi agli ultimi 5 anni, procuratore per procuratore, e a segnalare eventuali situazioni, o magistrati, che necessitassero un approfondimento da parte del Consiglio della Magistratura. Abbiamo fatto quello che ci è stato chiesto. Preciso anche che nei confronti dei procuratori pubblici ai quali viene rimproverato di non essere abbastanza produttivi e di non emettere atti d’accusa, non abbiamo potuto dire nulla, per evidente mancanza di dati. Per il resto sono state segnalate, con indicazione del numero di incarto, situazioni che, a nostro avviso, meritavano un approfondimento da parte del Consiglio. Tutto qui, senza considerazioni o giudizi: solo fatti, tra l’altro relativi a casi giudiziari pubblici”.

Ma come è arrivato il Consiglio della Magistratura a scrivere nero su bianco, nel giudizio su un procuratore, che può potenzialmente essere pericoloso per gli imputati? Ermani non lo sa, ma assicura: “Di sicuro, io non l’ho mai detto”.

E alla domanda se è giusto che l’autorità giudicante (il Tribunale Penale) si esprima sull’autorità inquirente (il Ministero Pubblico), il giudice dichiara: “Siamo stati chiamati dal Consiglio della Magistratura a segnalare eventuali situazioni problematiche. Ribalto la domanda: se non chiedi informazioni agli addetti ai lavori a chi le chiedi?”.

Intanto, contattato da tio.ch, il giudice Mauro Mini, presidente della Corte dei reclami penali, altro organismo chiamato a fornire informazioni dal Consiglio della Magistratura in vista del rinnovo dei procuratori, afferma. “La Corte dei reclami penali non ha formulato nessuna valutazione e nessun giudizio. Si è limitata a trasmettere i dati richiesti del sistema informatico, che però non sono particolarmente concludenti”. Insomma, le fonti della bocciatura vanno ricercate altrove. Dove, esattamente, non è ancora chiaro…

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