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Economia
01.12.2017 - 16:580
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:43

Suter rincara la dose, "adesso anche cene aziendali e aperitivi si fanno in capannoni e igloo. E il Capodanno in piazza... Ci sono desertificazione e disaffezione verso i ristoranti"

Dopo il post di ieri, analizziamo assieme a lui la situazione: "queste tre settimane contano il 50-60% dell'introito del periodo invernale. Il 31 ora alle 23 la gente se ne va. Ma davvero ci servono piste ovunque? Non sarebbe meglio trovare qualcosa di originale e non copiare il vicino?"

BELLINZONA – Il suo post su piste di ghiaccio, igloo e capannoni che rischierebbero di mandare completamente in tilt il settore della ristorazione, “e poi non lamentatevi se chiudiamo e creiamo disoccupazione”, ha suscitato varie reazioni. “Mi ha sorpreso che una buona fetta delle persone è d’accordo con la mia visione”, commenta Massimo Suter, raggiunto oggi pomeriggio.

Dunque, questi ritrovi ostacolano la ristorazione?
“Sì, e mi chiedo se vi sia realmente necessità di avere tutte queste manifestazioni. Serve avere così tante piste e igloo ovunque? Ragiono anche come cittadino, c’è il peso ecologico oltre che economico. Se la pista c’è a Locarno, perché farla anche a Bellinzona? Fra un po’ arriverà anche a Airolo… Mi sembra una corsa a copiare l’idea altrui sperando di avere successo, ma alla fine la popolazione ticinese rimane sempre quella, 400mila persona, di cui un quarto si muove e gli altri sono bambini e malati. Se si vuole ottenere, bisogna inventare, non copiare il vicino. Ribadisco che se vien fatto in una grande città non ha così incidenza sulla ristorazione, in comuni come Melide porta via diversa gente alla per la periferia”.

Parlava di qualcosa di alternativo, ha idee?
“Ehe, faccia la brava, non so (ride, ndr). Abbiamo iniziato con due-tre mercatini, oggi lo fa ogni contrada. Si perdono le manifestazioni tradizionali, penso anche, non solo per il Natale, alla festa dell’uva di Lugano. È una mia visione, c’entra poco coi ristoranti, ruota attorno a un concetto, un piano”.

Non potrebbe esserci una collaborazione, con voi del settore che garantite cibo e bevande alle piste ecc?
“No, ognuno va per la sua starda. Per esempio il comune di Bissone ha messo il capannone al lidpo, con 500 posti, l’ha affittato alla prima ditta che ben poco ha a che fare con il Ticino. Ci si potrebbe coordinare, fare un master plan, per vedere come rendere più attrattivo possibile il periodo natalizio senza andare a penalizzare un unico settore”.

Però dicembre dovrebbe essere un buon mese, con cene aziendali, aperitivi natalizi e simili, no?
“Allora, precisiamo. Ora le cene aziendali vengono fatti direttamente in questi capannoni o in luoghi alternativi, anche per gli aperitivi si fa in piazza che tanto c’è la pista, e questa fetta di mercato piano piano si sta erodendo, ci viene a mancare in maniera decisa. È iniziato tutto con il Capodanno in piazza a Lugano, unica e spettacolare, ma poi l’hanno fatta altri paesi e la gente viene a cena da noi poi alle 23 se ne va. Io devo difendere gli interessi dei miei associati e per noi non va bene”.

Cosa fare per rendere proficuo questo periodo, dunque?
“Quello che stiamo facendo. Ma con la mancanza di utenza c’è poco da stare allegri, non posso certo andare in mezzo alla strada a tirar dentro gente. Se le alternative sono, diciamo, più facili, diventa tutto complicato. E non posso regalare le cose”.

Quanto conta dicembre per il vostro bilancio annuale?
“Per il bilancio annuale non è il periodo più importante, lo è per quello annuale, da novembre a marzo. Queste tre settimane rappresentano il 50% dell’incasso, se si hanno grandi spazi per cene aziendali anche il 60%”.

La sento preoccupata in vista del Natale…
“Vedo una desertiticazione, una disaffezione ai nostri locali e una voglia ad andare a manifestaziomni alternative, oltre che alla tendenza a rinunciare a cene aziendali o fra amici”.

Ma l’anno com’è andato?
“Fortunatamente bene, la meteo è stata dalla nostra parte, c’è stata l’apertura di Alptransit, ci sono state diverse campagne a favore del Ticino. E c’è stata una crescita, ma il Ticino non è solo estate. Quessta onda non credo si fermerà, ci saranno ancora dei ritorni positivi, bisogna lottare, sempre e comunque. Mai mollare”.

Paola Bernasconi
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