ULTIME NOTIZIE News
Economia
20.07.2018 - 14:390
Aggiornamento: 14:56

"Per lavorare tutti bisogna lavorare di più". Dell'Ambrogio, i professionisti e il dog sitter

Il segretario di Stato alla ricerca: "lavorare meno per lavorare tutti è un'utopia, come il comunismo. Vi spiego perchè"

BELLINZONA – L’articolo è apparso su Opinione Liberale, nello stesso giorno in cui sono state rese note le nuove cifre in merito all’assistenza, che continua a crescere nel nostro Cantone. un caso? Ovviamente sì. Certo che a chi è in assistenza, le parole di Mauro Dell’Ambrogio potrebbero non piacere. “Lavorare tanto”, è il suo motto, “per lavorare tutti”. E in molti diranno, “ma se il lavoro non c’è?”.


In ogni caso, il segretario di Stato alla ricerca ha esposto le sue convinzioni sul settimanale liberale. Ecco due certezze: l’utilizzo comunitario dei beni e l’imposizione fiscale tramite lo Stato sono entrambi applicabili fino ad un certo grado, oltre il quale diventano fonti di abusi, storture e clientelismi peggiori di quelli pure insiti nel mercato del lavoro. L’utopia del lavorare meno per lavorare tutti è come il disarmo universale o il comunismo: irrealizzabile”. 

Poi aggiunge, “la tecnologia non fa sparire il lavoro, lo rende meno logorante. E non è certo che vedere il lavoro come una schiavitù da evitare ci renda più felici che continuare considerarlo strumento di dignità e realizzazione”.


Ma come si fa a lavorare tutti? C’è chi sostiene che meno ore cadauno potrebbero far sì che abbiano il posto più persone. Non è d’accordo. “Se un comune ha un tot a disposizione per la manutenzione dei giardini, può assumere più giardinieri riducendone l’orario di lavoro; ma anche il salario, inevitabilmente. I giardinieri meno pagati verseranno meno imposte, con effetto aggravato dalla progressione fiscale. Con minor introito fiscale, il comune dovrà ridurre i posti di lavoro. Ciò vale non solo per l’impiego pubblico, ma per l’intera economia: meno reddito disponibile significa meno spesa che crea lavoro”, fa l’esempio.

“Siamo, dopo l’Islanda, il Paese dove si lavora di più: in ore settimanali, annue o sull’arco di una vita. E da noi le offerte di lavoro sono attualmente più numerose delle persone in cerca di impiego. Non assorbono però i disoccupati con profili non corrispondenti a quelli cercati”: questo smentisce, a suo dire, la tesi del lavorare meno per lavorare tutti.


E usa un altro esempio. Due professionisti che assumono una persona per portare il proprio cane a fare la passeggiata. “E questo perché altri (1) lavorano tanto da non potersi occupare sempre del cane e (2) guadagnano abbastanza da potersi pagare quel servizio. Fatto da persone che (e qui sta il punto) difficilmente saprebbero rimpiazzare i proprietari del cane come specialisti in ospedale o in banca”. Della serie, ciascuno, i due professionisti non hanno tempo di portare in giro il cane, perché svolgono una professione diversa, mentre chi fa il dog sitter ha in questo modo l’occupazione adatta a sé (che non esisterebbe se uno dei due lavorasse meno, perché avrebbe tempo per l’’amico a quattro zampe). Se disponibile vi fosse invece il posto di uno dei suoi ‘datori di lavoro’, non potrebbe occuparlo, e avremmo un disoccupato in più e un posto di lavoro occupato in meno.


Forse per non estremizzare, precisa che non per forza bisogna lavorare tanto. Però chi desidera farlo, deve averne la possibilità,” perché il lavoro crea ricchezza e la ricchezza genera lavoro retribuito”.

Potrebbe interessarti anche
Tags
lavoro
cane
professionisti
stato
lavorare meno
sitter
ambrogio
comune
impiego
ricchezza
© 2024 , All rights reserved