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Economia
03.10.2018 - 09:000

"Il Ticino, una piccola copia della Svizzera che deve all'apertura il suo successo"

Federica Maggi ha scritto con Rico Maggi un libro sull'evoluzione delle relazioni produttive. "Puntiamo non solo sugli scambi ma anche sui servizi. Il ruolo chiave resta dell'Italia"

LUGANO – Come si caratterizza l’economia ticinese in relazione al flussi locali e globali? E come è evoluta nel tempo? A queste e altre domande hanno provato a rispondere in un libro dal titolo
“Il Ticino: un’economia locale e globale. Analisi dello spazio di produzione e degli scambi commerciali” Federica Maggi e Rico Maggi (ricercatrice presso l’IRE e, rispettivamente, direttore dell’IRE e professore USI), osservando soprattutto come le relazioni produttive ticinesi si siano evolute nel corso del tempo. A darci un quadro generale è proprio Federica Maggi.

Le relazioni produttive si sono evolute nel tempo: in che modo?

"Nel lasso temporale considerato nello studio (2000-2016), si evidenzia un mutamento nei mercati con cui il Ticino crea dei legami commerciali. Sia per i flussi di merci in entrata che in uscita, il cantone stipula una rete di relazioni molto fitta con i paesi vicini, ma, con il passare degli anni, si spinge anche verso mete più lontane. Per quanto riguarda le importazioni, un ruolo chiave è svolto dall’Italia, nazione da cui nel 2016 vengono acquistate il 50% circa delle merci, mentre il 15% dei beni proviene dall’Asia e il 4% dall’America. Guardando alle esportazioni, il mercato è più diversificato: il ruolo dell’Italia diminuisce (la vicina Repubblica acquista il 18% delle merci ticinesi nel 2016), mentre Asia e America sono i partner per il 40% dei beni venduti dal Ticino. Possiamo quindi affermare che se per l’approvvigionamento delle merci il Ticino continua a preferire i mercati vicini, per le esportazioni il cantone italofono apre i propri confini anche oltre oceano: se le importazioni provengono per l’80% dalla zona Euro, solo il 58% dei flussi in uscita è destinato a quest’area geografica. Questa apertura economica è la chiave del successo del canton Ticino in quanto permette una maggior specializzazione produttiva, nonché una maggior diversificazione dei beni prodotti nella realtà cantonale.

Quale è secondo voi autori il ruolo del Ticino nella Svizzera e nelle relazioni con l’estero?

"Nel contesto svizzero, importazioni ed esportazioni rappresentano circa il 4% degli scambi elvetici, percentuale che è perfettamente in linea con il peso che assume il PIL cantonale nella Confederazione. In generale, dato il portafoglio molto simile a quello svizzero, non è sorprendente che il cantone si presenti come una piccola copia della Svizzera competitiva. In particolare, in linea con l’andamento elvetico, il Ticino è altamente specializzato nella produzione di prodotti chimici e dell’industria farmaceutica, categoria che, in termini assoluti, domina il mercato internazionale cantonale. I paesi di riferimento per questa branca sono l’Irlanda per quanto riguarda le importazioni e gli USA per quanto riguarda le esportazioni.
Per comprendere a fondo le ragioni del successo nella realtà internazionale del cantone italofono, è interessante guardare anche il sistema produttivo; ci basiamo quindi su risposte fornite dalle imprese ticinesi ad un questionario distribuito dall’IRE tra gennaio e maggio 2017. Per poter rimanere competitive sul mercato, le realtà imprenditoriali sono chiamate a creare collegamenti con altre imprese: scopo dell’indagine è proprio quello di analizzare lo spazio di distribuzione e di produzione, guardando non solo al di fuori dei confini nazionali, ma anche all’interno della Svizzera stessa. Ulteriore valore aggiunto del questionario è la possibilità di considerare non solo gli scambi di merci, ma anche dei servizi.
Concentrando l’attenzione sul resto della Svizzera e sul resto del mondo, è emerso che la percentuale media di spesa o di fatturato che le industrie ticinesi spendono o ricavano da queste aree geografiche è molto simile. Nello specifico, le imprese hanno dichiarato che spendono in media il 24% presso fornitori nella Confederazione e il 23% delle spese totali è destinato per le merci al di fuori dei confini nazionali. Guardando ai clienti, invece, le imprese hanno dichiarato di ricevere un valore medio pari al 15% del fatturato totale dai clienti svizzeri e una percentuale analoga da clienti nel resto del mondo. È inoltre interessante sottolineare che la localizzazione delle imprese influenza la scelta di clienti e fornitori;le unità imprenditoriali localizzate nel Sopra Ceneri hanno evidenziato una maggiore propensione ad intessere legami di fornitura e clientela con il resto della Svizzera, mentre le aziende del Sotto Ceneri sono più orientate verso l’Italia. Il Ticino dunque ha saputo sfruttare la sua posizione strategica al centro dell’Europa, l’elevato sviluppo e ricchezza (dimostrato da eccellenti infrastrutture che promuovono il commercio) per fare del commercio sia inter-nazionale che intra-nazionale un punto di successo per la propria economia, quale possibilità per entrare in contatto con nuove tecnologie, per sfruttare economie di scala e per favorire l’innovazione".

Le relazioni con l’Italia quanto sono importanti? E di che tipo sono, come si stanno evolvendo?

"Per quanto riguarda le esportazioni, il ruolo dell’Italia non subisce variazioni significative nel corso degli anni considerati, mentre per quanto riguarda le importazioni si nota una maggiore dipendenza dall’andamento del ciclo economico. Nel 2009, infatti, in seguito alla grande crisi finanziaria, l’Italia non ha saputo far fronte alla continua domanda di beni da parte del Ticino, lasciando uno spazio maggiore agli altri Stati, Europei e non; nonostante questa considerazione, è opportuno precisare che l’Italia continua ad essere il bacino di approvvigionamento per il 50% delle merci.
Guardando alle categorie di prodotti, il 73% di tessili e abbigliamento sono importati dalla vicina Repubblica. Milano, capitale della moda per eccellenza, nonché altre regioni della penisola, accolgono diverse aziende che producono capi di abbigliamento, esportati in ampia misura verso il cantone italofono che denota una chiara vocazione nella logistica.Il Ticino, in particolare, si distingue rispetto alla media nazionale, per una specializzazione molto elevata in questo settore, grazie alla presenza della cosiddetta Fashion Valley nei distretti di Lugano e Mendrisio. Dall’analisi del fashion si comprende che il Ticino svolge il ruolo di piattaforma: i beni non sono importati per uso interno, ma per essere esportati a paesi terzi, dopo aver creato valore aggiunto; il cantone italofono, infatti, è un territorio di transito, non la destinazione finale. Anche in questo caso, dopo aver guardato ai flussi di merci, ci concentriamo sulla base produttiva del Ticino, osservando le relazioni di clientela e fornitura delle imprese, sulla base dell’indagine condotta dall’IRE nel 2017. L’Italia, anche nei legami stipulati dalle imprese, gioca un ruolo chiave: guardando solamente alla spesa destinata ai fornitori stranieri (in media il 23% della spesa sostenuta dalle imprese ticinesi per la fornitura di beni e servizi), il 58% viene speso presso fornitori italiani, dando un peso maggiore a quelli localizzati nelle province di confine. Concentrando l’attenzione sul 15% di fatturato che le imprese rispondenti al questionario hanno dichiarato provenire da clienti stranieri, il 55%, in media, proviene da clienti italiani: se per le spese di fornitura l’attenzione era concentrata sulle province italiane di confine, i clienti sono localizzati per la maggior parte nel resto dell’Italia.
L’Italia dunque, complice la vicinanza territoriale, nonché la comunanza linguistica e culturale, ha un ruolo chiave nel commercio internazionale ticinese, specialmente per quanto riguarda l’approvvigionamento delle merci".

A livello di flussi di persone, cosa si può dire del Ticino? Chi arriva nel nostro Cantone e chi lo lascia per lavorare?

"Seppur la manodopera indigena rappresenti un buon punto di partenza, il Ticino, essendo un’economia piccola, vede la necessità di integrarla sia con stranieri che hanno scelto il cantone italofono come dimora, sia con pendolari provenienti dalle regioni italiane oppure dai cantoni vicini. La mancanza di manodopera strettamente cantonale è una realtà comune a tutti i cantoni svizzeri economicamente forti: in alcuni cantoni (come Zurigo) questo bisogno viene sopperito da lavoratori che giungono da altri cantoni, mentre in altri (come Ticino, Ginevra o Basilea) da lavoratori frontalieri. Riflettendo le tendenze dell’economia globale, la percentuale di frontalieri occupati nel secondario è diminuita nel lasso temporale considerato (2000-2016), in favore invece del terziario, in particolare delle attività professionali, scientifiche e tecniche da un lato, e delle attività amministrative dall’altro. Nonostante la variazione negativa rispetto al totale dei frontalieri, il manifatturiero è la branca che occupa il maggior numero di frontalieri; secondo ramo economico per importanza, in termini assoluti, è quello del commercio e delle riparazioni di veicoli. Questo settore ha conosciuto una crescita rilevante negli anni passati in rassegna, arrivando ad occupare il 17% dei frontalieri.
Guardando al flusso di persone, gli italiani sono coloro che dominano la scena, sia per quanto riguarda la scelta del Ticino come cantone in cui risiedere, sia per coloro che decidono di continuare a vivere in Italia ma di lavorare all’estero. Focalizzando l’attenzione sugli stranieri residenti, insieme agli italiani, troviamo un discreto numero di persone provenienti sia dalla penisola balcanica, sia dalla penisola iberica: comunanza linguistica o culturale non sono più i fattori chiave per attirare nuove persone, quanto piuttosto la possibilità di lavoro e una buona qualità di vita, unita alla presenza di connazionali già insediati nel territorio.
Il canton Ticino, dunque, per tutti gli anni passati in rassegna (2000-2016) ha dimostrato di saper mantenere un buon livello di attrattività, nonostante periodi di crisi e recessione economica, offrendo a coloro che lo raggiungono nuove opportunità di lavoro e residenza".

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