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01.12.2017 - 16:000
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:43

Contagiato per amore, discriminato e "chiuso a riccio, perché tutti scappano". La storia di un uomo sieropositivo nella giornata mondiale sull'AIDS

"Anche nella comunità LGTB di cui faccio parte ci sono discriminazioni, e non è bello perché è una comunità che sa cosa vuol dire esserlo. Ogni volta è una ferita", racconta un 50enne, che ha prestato il suo volto, "perché nessun giovane voleva apparire. Per paura"

ROMA – Una vita all’insegna della discriminazione, dell’esclusione.  Un dolore più grande di una malattia in sé che gli permette di vivere normalmente, anche se spesso in segreto.

Oggi è la giornata mondiale dell’HIV, o AIDS. Un nome spaventoso, una malattia che fa rabbrividire.  Una patologia sessualmente trasmissibile, che colpisce in particolare gli omosessuali, e fra loro gli uomini. Il sito internet Ilfattoquotidiano ha voluto raccontare la storia di un uomo come tanti, che è sieropositivo.

Ha cinquant’anni, ma nessuno dei giovani della comunità LGTB di cui fa parte ha voluto mostrarsi. “Per vergogna, per non vivere l’isolamento sociale. Blocco di carriera, anche, perché i colleghi ti vedono come qualcuno che li mette a rischio, e non è bello. Affettivi, anche, nel sesso, nelle amicizie”. Lui stesso non ha raccontato alla madre di essere sieropositivo, “la manderei in ansia, non capirebbe che io sto bene”.

Mostra le due pastiglie che deve prendere ogni giorno: quelle, e poi più nulla. Non è contagioso.
Come si è ammalato? “Ecco, anche quella è una discriminazione. Ti chiedono ‘ma che vita fai? Come hai fatto a prenderlo?’”, racconta, infervorato. Quando parla di sé, parla d’amore. Stava con un uomo malato, però nonostante la consapevolezza, ha prevalso il sentimento. Fino al contagio.

“Come ho vissuto poi? Con tanto sesso, a volte protetto, a volte no se me lo chiedevano. E non sempre dicevo di essere sieropositivo”. Una fuga, forse. La discriminazione gli fa male, soprattutto all’interno della comunità LGTB, “che sa cosa vuol dire essere discriminati”.

“Dire che sono sieropositivo ha sempre fatto scappare tutti. Per questo mi sono chiuso a riccio. Perché fa male sentirti discriminato affettivamente. Incontri una persona, sembra che tutto vada bene, poi però glielo dici e lei scappa. Ogni volta si apre una ferita”, racconta, quasi in lacrime.

Una storia come tante, che fa riflettere sul lato umano che si nasconde dietro una delle malattie che fa più paura. Perché infamante, per molti, forse: appunto, ‘come l’hai presa?’. E mette l’accento sull’importanza di fare prevenzione, sempre e comunque, di proteggersi, di tutelarsi. A ogni età e con qualsiasi orientamento sessuale.
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