ULTIME NOTIZIE News
Cronaca
07.01.2016 - 16:520
Aggiornamento: 21.01.2022 - 14:40

Charlie Hebdo, un anno dopo. Mordasini, «colleghi, siate voi stessi»

Nell'anniversario dell'attentato, il direttore del Diavolo parla della satira. «Si è rafforzata. Ma in Ticino non vive un bel momento, grazie alla Lega e al Mattino»

BELLINZONA - È passato un anno esatto da quando due uomini armati di kalashnikov hanno ucciso dodici persone della redazione del giornale satirico Charlie Hebdo, facendo sentire minacciata la libertà di stampa. Nel giorno dell'anniversario, ne abbiamo parlato con Corrado Mordasini, direttore egli stesso di un giornale satirico ticinese, il Diavolo, che non ha gradito la copertina dell'ultima edizione del periodico francese raffigurante un Dio "cristiano" con il titolo "L'assassino è ancora in giro". «Secondo me questa copertina, invece di creare pace, crea faida. Non lo dico perché è contro il cattolicesimo, ma perché si forma una discriminazione: il nostro Dio può essere preso in giro, il loro no. Questo divide».Che effetto ha avuto l'attentato sulla satira nel mondo?«La satira si è rafforzata, è stato ottenuto l'effetto contrario. Come quando bombardi le torri gemelle e gli americani si arrabbiano e mettono bombe dappertutto, anche la satira colpita ha alzato il tiro, per essere più attiva soprattutto sul fronte dell'integralismo islamico. Se prima qualcuno non trattava l'argomento ora lo fa, si è più attenti ma anche più attivi. Non sulla religione, non attacca Maometto, ma la stupidità dell'integralismo: non solo islamico, ovviamente».Che ricordi ha lei, in particolare, del 7 gennaio di un anno fa?«Mi ricordo la manifestazione e il discorso che feci, come unico. Parlai da collega, da vignettista, e da uomo di satira. Non volevo etichette politiche, era una questione di libertà di parola e di pensiero. La cosa più stupida che un occidentale può fare è pensare che visto che io in Kuwait non posso fare qualcosa allora neppure i musulmani debbano portare il burqa. Se decapitano la gente, lo devo fare pure io? È un ragionamento infantile, una società mostra la civiltà nell'indulgenza secondo cui tratta certi temi. Io sono per la pace e la comunione, senza dover tollerare tutto: condanno l'Isis e le sue violenze, così come quelle della Turchia e i droni americani che uccidono i civili, sono sulle stesso piano».Pur nella realtà ticinese, voi del Diavolo avete mai provato paura?«Come Diavolo non abbiamo mai attaccato una divinità, una cosa è l'integralismo islamica e una cosa è il Dio. Non mi sento qualificato per prendere in giro Allah o Maometto, di più per farlo col mio Dio visto che è il mio. È come dire che posso dire al mio fratellino cosa fare ma non a quello di un altro. Dunque non ho mai provato paura, non condivido neppure quel panico malato per cui se si vede una borsa abbandonata si va in paranoia. Siamo in Ticino, con tutte le dovute proporzioni l'Isis non ha meglio da fare che fare un attentato qui?»La satira in Ticino che momento vive?«A livello giudiziario non bello. Non vengono riconosciuti il diritto alla satira e alla presa in giro. I tribunali e procuratori seguono la legge alla lettera senza valutare il format della satira. Vent'anni fa era diverso, si era più accondiscendenti. Ora non puoi fare più niente che ti crocifiggono. Penso siano stati il Mattino e le Lega a portare questa paura. La loro non è satira, ma il procuratore si sente sotto pressione. Prima poteva lavorare tranquillamente, ora se hai per esempio una denuncia da Boris Bignasca e ti assolve, devi fare i conti col Mattino. Cioè tutti i ticinesi sanno che tu sei procuratore tal dei tali, che non sei neppure svizzero e ti permetti di giudicare... è pesante, anche per alcuni politici e i loro parenti».Ci furono molte manifestazioni di cordoglio, secondo lei ci si rendeva conto di quanto era successo o si cavalcava l'onda del momento, dell'esserci?«Sono state sull'onda dell'emotività e molta gente è scesa in piazza per quello, come per il Bataclan. Il cavalcare l'occasione da parte dei politici, facendo tutti i pacifisti, quella la ritengo discutibile. Noi abbiamo fatto la manifestazione a favore della satira, non a favore della Francia e non era né islamofoba né islamofila. Difendevamo il diritto della satira e mi sono sentito colpito».Che messaggio manderebbe ai suoi colleghi di Charlie Hebdo?«Auguro loro di poter vivere il loro lavoro senza la pressione di dover sempre dimostrare qualcosa. Loro sentono di dover mantenere il livello: fregatevene, fate quello che fate perché vi diverte, senza pensare a quello che si attendono da voi, diventa un brutto vortice e non si è più sé stessi».
Tags
satira
hebdo
charlie hebdo
charlie
fare
colleghi
diavolo
mordasini
attentato
ticino
© 2024 , All rights reserved