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Cronaca
15.06.2016 - 11:210
Aggiornamento: 21.01.2022 - 14:40

Albo, «non vi sembra che ci sia una discriminazione fra mercato locale e internazionale?»

La Lombardia avrebbe ottenuto il rinvio dell'entrata in vigore della legge, oltre all'equipollenza dei titoli. Il che non piace ad alcuni deputati de Le Destra, che hanno qualche domanda anche sul rispetto dei contratti collettivi

BELLINZONA - La Regione Lombardia ha ottenuto dal Ticino alcune concessioni che rendono meno difficile alle ditte di oltre confine registrarsi all'albo de padroncini. Venuti a sapere ciò, alcuni parlamentari de La Destra si chiedono se l'entrata in vigore della LIA non andrà a penalizzare le aziende ticinesi, e interrogano in merito il Governo. «Lo scopo della presente legge mira a favorire la qualità dei lavori delle imprese artigianali che operano sul territorio cantonale, a migliorare la sicurezza dei lavoratori e a prevenire gli abusi nell’esercizio della concorrenza sleale», scrivono Tiziano Galeazzi, Gabriele Pinoja, Lara Filippini (UDC) Sergio Morisoli Paolo Pamini (AL). Dopo un incontro con la Regione Lombardia, il Consiglio di Stato ha deciso di far slittare l’entrata in vigore della legge al 1° di ottobre prossimo e vi è un tavolo di trattative alla ricerca di accordi che mirano alla depenalizzazione degli artigiani e imprese Italiane fra cui l’avvenuto riconoscimento dell’equipollenza dei titoli italiani con quelli svizzeri, «che in vari settori rischia di penalizzare le nostre imprese, dove si trovano a frequentare corsi d’aggiornamento per operare sul territorio non richiesto alle aziende provenienti dall’area UE e in questo caso, dalla vicina penisola». Secondo la legge, i requisiti professionali per l’iscrizione delle imprese artigianali sono definiti dal Consiglio di Stato nei singoli settori in base ai vigenti percorsi formativi federali e cantonali. I parlamentari si chieodno se «il Consiglio di Stato può sostituire l’esigenza di determinati titoli di studio con una sufficiente esperienza lavorativa come pure richiedere, in aggiunta, un’adeguata pratica professionale quale dirigente di cantiere. Ci pare verosimilmente impossibile attestare l’esperienza di tali requisiti da parte delle aziende d’oltre confine, che non hanno mai operato sul nostro territorio». Ritengono anche che sia complicato vigilare sul «rispetto alle disposizioni legislative sul lavoro e sui contratti collettivi di lavoro, a nostro modo di vedere impossibile da controllare se non con l’iscrizione delle stesse al contratto collettivo stesso». Dunque chiedono al Consiglio di Stato di conferma che la data d’entrata in vigore della nuova legge è stata posticipata al 1 ottobre 2016 e se, eventualmente, «tale decisione deriva da una precisa richiesta da parte della Regione Lombardia oppure da pressioni avute da Berna (CF) in relazione agli accordi bilaterali e fiscali con l’Italia". Vogliono poi la conferma «che è in atto una serie di trattative con la Regione Lombardia in merito alla nuova legge (LIA) per rivederla in modo di depenalizzare le imprese estere». Le imprese ticinesi, per contro, «sono obbligate a frequentare corsi di aggiornamento nel proprio settore per poter operare sul territorio prendendosi a carico ulteriori costi. Come sarà regolato questo divario di pari trattamento con le imprese estere, non essendo sottoposte agli stessi obblighi?». Quindi, «non reputa il Consiglio di Stato che vi sia ancora una volta la netta sensazione di discriminazione tra economia locale-cantonale e internazionale?» «Quali garanzie sono date da parte delle imprese estere nei riguardi e nel rispetto del contratto collettivo di lavoro riguardante lo specifico settore sul nostro territorio nazionale?», chiedono ancora. E infine, i favori saranno reciproci? Ovvero, «ci sono trattative in corso o concessioni particolari rilasciate dalle Autorità italiane a favore delle nostre imprese che volessero andare a esercitare la professione sul loro territorio? Se si, come verrebbero regolate in termini di tempistica, costi, regole contrattuali, sindacali, leggi e matasse burocratiche?»
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