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Cronaca
02.03.2017 - 10:300
Aggiornamento: 21.01.2022 - 14:40

Gianni Trez, un altro italiano che ha scelto di morire in Svizzera. "Il tumore si era preso tutta la sua bocca. Ci ha sorriso fino all'ultimo"

La moglie e la figlia, che hanno accompagnato il 65enne veneto nella stessa clinica dove è morto dj Fabo, raccontano la sua vicenda. "Voleva morire in Italia, ma il nostro è un paese incivile"

TORINO - "Venni in questo universo il perché non sapendo né il donde, come acqua che scorre volente o nolente. E da esso uscirò come vento nel deserto, che soffia volente o nolente, non so verso dove": sono parole del poeta persiano Omar Khayyam, quelle che Gianni Trez ha lasciato sul suo profilo Facebook. Gianni Trez aveva 65 anni, era di Venezia, e ieri è morto in Svizzera. Ha scelto lui di farlo, e ha ingerito la sostanza letale che lo ha accompagnato alla dolce morte, nella stessa clinica dove se ne è andato dj Fabo. "Gianni temeva di perdere l’autosufficienza che gli consentiva di bere quel bicchiere. Per certi versi, siamo stati fortunati. Abbiamo avuto il tempo necessario", ha raccontato la moglie a La Stampa. Lei e la figlia erano a fianco dell'uomo, gli hanno tenuto la mano, lo hanno sostenuto sino alla fine. "È difficile da credere, ma quando siamo entrati in quella stanza Gianni era proprio tranquillo e mi sono rasserenata anche io. Gli abbiamo tenuto la mano, lui ha sorriso fino all’ultimo", ha detto la donna. La scelta di andarsene in questo modo, in caso di una malattia che togliesse la dignità, era venuta anni fa, mentre la famiglia guardava la tv e si era imbattuta nel racconto di un malato di Sla che aveva deciso di ricorrere al suicidio assistito in Svizzera. Trezzi si è poi ammalato, aveva un tumore che "si era preso completamente la sua bocca. Non poteva più parlare, non riusciva più a dormire, aveva dolori atroci". Lo avevano dimesso dall'ospedale, dicendo che non c'era più nulla da fare. Poteva vivere ancora forse un anno, ma come? "Mio marito amava la vita. Vedeva sempre il lato positivo. In questi mesi ci siamo detti cose che prima davamo per scontate. Abbiamo parlato fino a quando è stato possibile, poi Gianni ha incominciato a scrivere. E quando era stanco anche di scrivere, si è fatto capire con gli occhi. Tutto è stato detto, fra di noi", ha aggiunto la moglie, mentre la figlia ha parlato di un uomo che non ha mai avuto dubbi, neppure l'ultima mattina. "Avrebbe voluto morire in Italia, certo. Ma il nostro è un Paese incivile. E se vi racconto questa storia così intima, è solo perché era la battaglia che mio marito avrebbe voluto fare. Anche lui come Dj Fabo". La moglie spiega che, se fosse servito, lui avrebbe voluto che lo si ricordasse in una foto sorridente, col mare della Grecia alle spalle, con la richiesta di fare una legge, di accorgersi di chi è nelle sue condizioni. Intanto, il pm di Milano Tiziana Siciliano ha iscritto nel registro degli indagati l'esponente radicale Marco Cappato con l'accusa di aiuto al suicidio per la morte, in Svizzera, di dj Fabo. Cappato si era autodenunciato ai carabinieri, dicendo che, finché potrà, aiuterà altre persone a fare ciò che hanno fatto dj Fabo e Gianni Trez.
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