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Cronaca
09.06.2017 - 11:000
Aggiornamento: 21.01.2022 - 14:40

"Scioperiamo?" I pensieri dei frontalieri, fra chi accusa il governo italiano, "una dittatura mascherata da democrazia" e chi chiede più rispetto al Ticino

La notizia relativa al casellario ha messo in agitazione i lacvoratori frontalieri. In molti chiedono un'azione che non penalizzi la Svizzera. "Cominciamo a non cambiare i soldi e non mangiare la pizza al sabato"

COMO - Se in Ticino i leghisti e la destra in generale si è scagliata contro la decisione presa a maggioranza dal Consiglio di Stato di togliere l'obbligatorietà di presentare il casellario giudiziario per ottenere un permesso B o G, visto come un segnale di debolezza, neppure i frontalieri fanno salti di gioia.

Anzi, c'è chi parla di sciopero. La voce ha cominciato a serpeggiare sui social e sui gruppi dedicati al frontalierato appena resa nota la notizia, e il tam tam continua. I lavoratori che provengono dai comuni di confine non si sentono considerati, prima di tutto. "Che tengano il casellario e ci lascino i soldi", si lamenta qualcuno, facendo notare che, con la firma dell'accordo, i frontalieri saranno tassati di più.

L'idea dello sciopero, o quanto meno di qualche azione dimostratva, piace, ma il dilemma è: contro la Svizzera o contro l'Italia?

"Sarà l'Italia a spolparvi, non noi", scrive infatti una ticinese. E riceve la pronta replica: "i lavoratori Frontalieri rappresentano il 70/80% della produttività industriale ticinese, avremmo gradito da Berna, maggior rispetto per il nostro quotidiano sacrificio. Niente ristorni, niente più produttività industriale in Ticino. Una tiratina di orecchie ai federali che hanno consentito il via alla firma dell'accordo, và data e questo deve coinvolgere anche le industrie ticinesi, sensibilizzandole facendo loro comprendere quanto la manodopera frontaliera, sia essenziale per il territorio e l'economia locale".

Insomma, non si sa a chi dare la colpa. E la prima poposta articolata di sciopero chiede che non sia  "uno sciopero " verso la Svizzera, né tantomeno verso l'industria ed il terziario ticinese che al contrario dello stato italiano ci offrono un lavoro , seppur con tutte le contraddizioni ed il dumping salariale". Il bersaglio deve essere "la spregevole truffa del governo italiano che pur di fare cassa decide di distruggere la più grande risorsa per i territori insubrici: il frontalierato. Un governo italiano che nulla concepisce, se non una dittatura mascherata da democrazia, dove le elezioni sono diventate un rischio e non una opportunità ed un diritto. Un governo che da decine di anni galleggia mantenendo ed incrementando un debito altissimo e come contromisura continua a tassare i lavoratori e a favorire l'evasione fiscale, il lavoro nero, le lobbyes e le mafie. Uno stato italiano incapace che ha pattuito un ingresso in Europa alle peggiori condizioni accettabili e che neppure alla luce dei suoi fallimenti ha trovato il coraggio di contestare questa situazione alla politica europea".

Una dura critica, dunque, da chi si ritiene essere una delle poche ricchezze, "noi lavoratori frontalieri che dall'Italia non abbiamo avuto nulla ma abbiamo invece provveduto ad arricchire un territorio , guadagnando stipendi in valuta pregiata e spendendoli nelle loro cittadine di residenza, facendo crescere l'economia, l'industria, l'artigianato ed il commercio".

Dunque, si vorrebbe una forma che non penalizzi la Svizzera. Qualcuno suggerisce, prima dello sciopero, di non cambiare in euro lo stipendio, e di rinunciare a piccoli piaceri quali la pzza del sabato sera, per indebolire l'economia in modo trasversale, "nel tentativo di far comprendere tanto ai federali a Berna quanto a Roma, il valore indispensabile della professionalità di onesti lavoratori Frontalieri".

"Non serve a niente scioperare nel paese che ci ddà da vivere dobbiamo fare la.voce forte qui nel paese dei balocchi. Ripeto 200.000 voti sono una bella moneta di scambio", ribadisce un altro utente.

"Non mi piace l'idea dello sciopero. L'ho sempre trovata una forma miope di protesta. Denunciamo le aziende che applicano il dumping salariale, sono loro le vere responsabili di questa ridicola protesta contro i frontalieri. Noi italiani che lavorano in Svizzera stiamo solo cercando di sottrarre noi e le nostre famiglie dalle grinfie di uno stato ladro e illegittimo che tassa gli stipendi al 47% e mette iva sui consumi al 25%", continua un altro.

Ma qualcuno ce l'ha anche col Ticino, reo di non difendere i frontalieri. "Il Ticino dovrebbe prendere una posizione e difendervi, è ora di smetterla di vedere i frontalieri come la feccia del Ticino, bisognerebbe che vi guardassero con occhi imprenditoriali e che mentre siete sul posto di lavoro che tu sia italiano o svizzero siete la stessa persona con le stesse mansioni. Solo il Ticino sta facendo tutta questa fanfare, anche i cantoni oltre Gottardo hanno i frontalieri e mi è parso di capire che sono ben accettati perché contribuiscono all'economia sia cantonale che federale. La situazione è tragica, all italia di voi 60.000 frontalieri non gliene importa niente, siete un numero irrisorio, e conoscendoli come in tutte le cose non vi terranno nemmeno in considerazione".

Per alcuni la "colpa" è di entrambe le parti, "l'accordo lo vogliono tuttii...la Svizzera e l'Italia..solo che l'italia non poteva firmare per via del casellario...ma una parte della politica ticinese..ha ceduto alle pressioni di Berna ...e oggi paradossalmente gli svizzeri a casa loro lo devono presentare e tutti gli altri no. Un chiaro messaggio che sia da una parte che dall'altra si guardano solo nella direzione opposta del pensiero della gente". E qualcuno, attento alle dinamiche federali, ribatte amaro "salvo poi reintrodurlo come norma federale applicabile a 360 gradi. Questi vogliono la botte piena e la moglie ubriaca".

Dunque, sciopero o no? Per il momento, si discute. C'è forse un po' di confusione, soprattutto ci sono sentimenti di rabbia e la sensazione di non essere rispettati e difesi da nessuno, né dal Ticino né dal proprio stato.

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