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Cronaca
14.09.2017 - 15:410
Aggiornamento: 21.01.2022 - 14:40

Bisogna aver paura di amare a 16 anni? No Noemi, amore non è "dargli il diritto di farci soffrire". I perché che resteranno senza risposta

Riflessioni sulla sconvolgente storia della ragazzina uccisa dal proprio ragazzo: un amore contrastato, con alti e bassi, come racconta il profilo Facebook di Noemi Durini, con le famiglie contro. Il padre di lui la definiva "un cancro", i genitori di lei avevano chiesto aiuto

LECCE- Un nodo in gola. E viene dal leggere un profilo Facebook, uno come tanti. Noemi Durini, ormai il suo nome è noto a tutti, aveva 16 anni. Viveva l’età della spensieratezza e del primo amore.

Il suo amore era contrastato, a quanto pare non piaceva alle famiglie. Montecchi e Capuleti? No, se si parla di adolescenti. Amore vero o cotta? E chi lo sa, a quell’età. Una storia forse altalenante, perché nell’anno di relazione, Noemi alternava foto felici, con baci e dediche romantiche, del tipo “non so cosa sia l’amore, so che appena mi dici ‘devo andare’ sento un nodo allo stomaco e mi inizi già a mancare”, “amami come lo sai fare tu”, “a te che sei il mio grande amore e il mio amore grande”, “non ve lo darei nemmeno se lo avessi doppio”, ad altre, meno felici.

“Litighiamo come cane e gatto, ma non sappiamo stare l’uno senza l’altro”, “è difficile fare a meno dell’unica persona che vorresti a fianco”, “mi mandi in bestia ma sei l’unico a cui direi resta”. E una, alla luce di quanto successo, da brividi: “quando veramente vogliamo qualcuno gli diamo il diritto di farci soffrire”. Si chiedeva se trattenere ciò che la fa star male, perché “è stupido lasciar andare tutto quello che hai sempre voluto”.

“Mi merita solo chi fa di tutto per rendermi felice”: lui lo faceva? Noemi, forse, ne era convinta, anche se a volte scriveva di desiderare solo mancargli. Alti e bassi di una storia da adolescenti, stesse frasi, stesse foto di altre bacheche. E dopo un anno assieme (un anno di fidanzamento? A quell’età, è un parolone…), “non stupitevi se siamo ancora qua, abbiamo detto per sempre e per sempre sarà”.

No, non sarà per sempre. Non c’è il lieto fine, dopo quella frase in cui pareva essere contenuta la rabbia di chi lotta per un amore, che a volte diveniva odio, “odiare a morte ciò che ho amato da morire”, contrastato. Come può un padre scrivere sul profilo della ragazza del figlio “sei un cancro”? Come puoi, nemmeno maggiorenne, uccidere la tua ragazza, e prima ancora, picchiarla, umiliarla?

Pochi giorni prima del fatto, Noemi condivide un post sulla violenza sulle donne. Un grido di aiuto? Può essere, perché la famiglia della giovanissima aveva chiesto aiuto alla Polizia, per arginare le violenze di quel ragazzo che la picchiava ma che per lei era l’amore. Facile dire che non lo ha lasciato. Non ha avuto la forza di farlo, come molte altre donne.

Di femminicidio si sente parlare troppo spesso, a volte purtroppo non fa quasi più notizia. Ma questa volta è ancora diverso. Come si può uccidere una ragazza di 16 anni, come si può parlare di amore malato a quell’età?

Noemi era scomparsa, e del ragazzo avevano sospettato in molti, chiedendo di metterlo sotto torchio. È crollato, ha portato gli inquirenti dove c’era il corpo. Come l’abbia uccisa, ancora non si sa bene: a coltellate o a sassate. Fa rabbrividire la strafottenza di questo giovane assassino.

Nell’età in cui si dovrebbe prendere la vita con un po’ di leggerezza, amare sapendo che la vita è ancora lunga, che le esperienze saranno irripetibili, si è trasformato in un carnefice e in un assassino. Ha detto che ha ucciso la fidanzata perché era lei a voler far fuori i propri genitori, contrari alla storia. Una giustificazione che sa di follia, come tutta questa storia.

Nessuno ha fatto niente, forse perché non si prendeva sul serio, in mezzo a tante tragedie, i litigi e le violenze di un diciassettenne. Eppure, era un assassino mascherato, pronto a colpire una giovanissima vita. Come si faceva a immaginarlo?

Le domande restano senza risposta, e in fondo conoscere le dinamiche esatte aiuterà poco. Resterà quell’amaro perché, il perché di una storia da adolescenti che è finita come peggio non si poteva. Ci si domanderà come una famiglia poteva odiare a tal punto una giovanissima, una ragazzina non ancora donna, al punto di essere indagato col figlio minorenne per la sua uccisione. Come si poteva non lasciar vivere almeno il sogno del primo amore.

No, il vero amore non fa soffrire. Una lezione che Noemi non potrà imparare. L’ha pagata a caro prezzo.

E ci si domanda dove stia andando questo mondo. Si deve aver paura anche di innamorarsi, a 16 anni?

Paola Bernasconi
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