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Cronaca
06.06.2018 - 09:300
Aggiornamento: 21.01.2022 - 14:40

L'Italia e il suo Governo. "Con la Svizzera ci sarà incertezza, si parlerà a lungo di ristorni. In UE vedremo se troverà alleati, ma l'esclusione del tema euro dall'agenda limita il margine di movimento"

Oscar Mazzoleni analizza il nuovo assetto governativo della Penisola. "È una coalizione inedita e eterogenea, l'autorevolezza di Conte come mediatore fra i due potenti vice-ministri è da dimostrare. Bruxelles, la BCE e i paesi europei sono preoccupati. I toni saranno sempre da campagna elettorale"

ROMA - Ci sono voluti tre mesi, il colpo di scena del rifiuto di Mattarella a Savona come MInistro dell'Economia, il rischio di un ritorno alle urne e mille polemiche, ma ora l'Italia ha di nuovo un Governo eletto dal popolo, con Conte premier e un'alleanza fra Movimento 5 Stelle e Lega.

Cosa ci si deve attendere? Ne abbiamo parlato col politologo Oscar Mazzoleni.

Cosa pensa in generale di questa formazione di Ministri e della coalizione M5S-Lega? Può funzionare?
"È senza dubbio una coalizione inedita ed eterogena. La sua durata dipenderà molto dalla capacità di convivenza dei due leader e dei rispettivi gruppi dirigenti. Fin che prevarrà una sorta di divisione del lavoro, per esempio lasciando alla Lega la questione dell’immigrazione e ai 5 stelle quella del lavoro, il governo potrebbe sopravvivere. L’equilibrio è però fragile, anche perché l’autorevolezza del primo ministro come mediatore fra i due potenti vice-ministri è ancora tutta da dimostrare*.

Come legge il gesto di Mattarella iniziale di non accettare Savona? È un messaggio che l'Italia è influenzata dall'UE più di quanto appare evidente?
"In tempo di Brexit, non stupisce la fibrillazione che ha accompagnato la nascita anomala di questo governo che si è preannunciato come euroscettico. L’Italia è membro del G7 ed è un paese strategico per la tenuta e i rapporti di forza interni all’Unione europea. La possibilità che il nuovo governo possa modificare gli equilibri fra i paesi UE, in particolare fra i paesi del Nord (Germania, Olanda, Paesi Scandinavi) quelli del Sud (Spagna, Francia, Italia, Grecia) in campo economico-finanziario, è vista con molta preoccupazione da Bruxelles, dalla Banca centrale europea e dal paese più potente dell’UE, ossia la Germania".

Lo stesso Savona pareva essere il nodo, con le sue idee anti-euro e anti-UE, si può pensare a un'uscita dall'euro o dall'UE stessa? E da altri ministri radicali come quello della famiglia o come Salvini in merito all'immigrazione si aspetta mosse clamorose?
"Sul piano comunicativo penso che dovremo abituarci ad uno stile nuovo, ad una campagna permanente dove è difficile distinguere fra governo ed opposizione. Anzi, dove il governo occupa anche il campo dell’opposizione, soprattutto sui temi della sovranità nazionale. Sul piano pratico, ci saranno alcune novità e tentativi di cambiamento, ma nulla in grado di imprimere una vera svolta rispetto alle politiche dei governi precedenti. L’esclusione del tema euro dall’agenda governativa dopo i primi frangenti e la discussione di questi giorni sulla flat-tax sembrano confermarlo. I vincoli internazionali e gli interessi – eteregeni - della base elettorale della Lega e dei 5 stelle limiteranno molto il margine di manovra del nuovo governo".

Come sarà il rapporto con l'UE?
"A mio avviso, oltre ai toni più agressivi verso l’UE, la vera questione è quella di sapere se il nuovo governo italiano riuscirà a pesare nelle decisioni future dell’UE, trovando i necessari alleati per farlo. Vedremo se questo nuovo scenario allude ad un rafforzamento o ad un indebolimento del peso internazionale dell’Italia. Il ruolo della Germania e della Francia sarà in questo senso cruciale".

E con la Svizzera? Prevede cambiamenti, se sì in bene o in male?
"Se confermato, il probabile azzeramento dell’accordo raggiunto nel 2015 sulle questioni fiscali allude al persistere dell’incertezza. Non mi stupirebbe che sui ristorni dei frontalieri si discuterà ancora per anni a cavallo della frontiera e soprattutto in Ticino. Molto dipenderà anche dalla diplomazia svizzera che deve, volente o nolente, fare i conti con uno scenario nuovo e con interlocutori italiani che non conosce ancora".

Paola Bernasconi
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