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17.12.2017 - 15:300
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:43

Frontaliers Disaster, l'attesa è finita. "Sì, abbiamo fatto un panettone! La trama? Vi dico qualcosa..."

Dagli sketch al grande schermo: il regista Alberto Meroni ci parla del passaggio cinematografico di Bussenghi e Bernasconi, "li conosceremo meglio ma non cambieranno. Polemiche per il tema? È un film che parla di amicizia e unisce, poi i problemi si affrontano anche con la risata, Benigni docet"

MENDRISIO – Siamo pronti! I Frontaliers dalla dogana passano al… grande schermo! C’è grande attesa per la produzione tutta ticinese, anche perché della trama si sa poco o nulla.

Ne abbiamo parlato col regista Alberto Meroni.

Mancano pochi giorni all'uscita del film, come vi sentite? Prevale l'emozione o la preoccupazione per la reazione della gente?
“L’emozione è tanta, prima di tutto perché dopo due anni si vede arrivato a termine il lavoro non solo mio, di Flavio Sala e di tutti i protagonisti ma di centinaia di persone ci hanno creduto e quasi 400 che in un modo o nell’altro sono stati coinvolti. Non temo la reazione della gente. Non temo la reazione della gente. La categoria dei frontalieri è sì al centro di discussioni e divisioni, ma Frontaliers Disaster è una storia di amicizia, che unisce. Abbiamo cercato di crearlo con questo intento, è apolitico, non porta ideologie né di destra né di sinistra, non tratta tematiche economiche, bensì parla di amicizia, e di due popoli separati da due confini e forse più divisi da dei pregiudizi. Noi vogliamo far divertire il pubblico”.

In una produzione "locale" e "a basso costo" ci si mette in gioco, singolarmente, più che in un kolossal, come diceva Sala su Facebook? Il termine cinepanettone è calzante?
“È una produzione indipendente, a basso costo, finanziata da me, da sostenitori, dalla RSI. Ci si mette in gioco quando si crede tanto in un progetto, per cui io, Flavio, Barbara e Paolo, abbiamo passato praticamente 20 ore al giorno assieme a ripassare ogni inquadratura, e senza questa passione non saremmo mai arrivati a questo risultato. Sono questi fattori a fare il kolossal del progetto e non il budget. Cinepanettone? Il panettone per definizione  il dolce natalizio, il dessert che si gusta assieme in compagnia, e Frontaliers Disaster è un po’ questo, una bella commedia, simpatica per le famiglie. L’hanno già visto in 600 persone e si sono divertite: abbiamo realmente creato un panettone”.

Della trama si sa pochissimo, ci può anticipare qualcosa?
“Non svelerò nulla! No, anzi, una concessione la faccio: si arriva a metà tempo, alla pausa, con un bel punto di domanda, ovvero ci si chiede cosa accadrà (ride, ndr)”.

Come mai la scelta di passare dagli sketch a un film?
“I Frontaliers sono sempre piaciuti, hanno una comicità semplice e coinvolgente, oltre che empatica: tutti noi della fascia di confine ci immedesimiamo dalla parte di Bernasconi o di Bussenghi, anche grazie al fatto che in dogana si passa spesso. È una realtà che ci tocca, e ciò li rende universali nella nostra regione. Il film non è uno sketch come hanno fatto loro ma un’occasione per conoscerli meglio, approfondirli, conoscere i retroscena, le loro mentalità. È un vedere oltre la dogana. Di solito gli sketch, appunto, erano in dogana, mentre il film parte da li ma è ambientato anche in altri luoghi, penso a Usmate Carate, il luogo dove lavora Bernasconi, poi c’è per esempio la Cesira. Il cinema è il luogo dove il pubblico va per immergersi in una realtà fantastica, misteriosa, paurosa, divertente, in base alle emozione che cerca. Il film è questo: dà al pubblico la possibilità di immergersi in un mondo di finzione locale popolato dai nostri amati Bussenghi e Bernasconi”.

La gente può rispecchiarsi in loro, ha detto. Lo farà anche nel film o li vedremo cambiati?
“In questo film Bussenghi e Bernasconi verranno conosciuti meglio, ma non cambieranno. Quando un personaggio lo fa, è finito. Faccio un esempio. Il Dottor House quando è guarito è finita la serie. I nostri non lo fanno, evolvono in un modo che ci permette di conoscerli, appunto, meglio”.

Il tema del frontalierato è sempre sentito, cosa rispondete a chi (per fortuna pochi) se la prende con voi per usarlo per far ridere?
“I protagonisti sono un doganiere e un frontaliere rappresentano due mentalità vicine, ma non tratta il tema del frontalierato. Se veniamo accusati di far ridere su una tematica problematica, direi perché no. I problemi non vanno risolti solo con le lamentele, bensì in qualsiasi maniera. Benigni ha dimostrato con La vita è bella, che ha vinto un Oscar, che si può parlare anche dell’Olocausto, di drammi atroci che non sarebbero mai dovuti accadere, anche col sorriso. L’uomo è fatto di emozioni, una risolve l’altra, una si alimenta dell’altra. La risata non è un modo per non affrontare un tema, ma per mostrare forza. Comunque non si parla di frontalieri. Ci vuole rispetto per tutti”.

Il 16 dicembre il film ha avuto un’anteprima beneficienza, oggi ve ne sarà per le famiglie, mercoledì Flavio Sala e Meroni saranno a Bellinzina, venerdì a Lugano e sabato a Locarno per incontrare il pubblico, dal 21 dicembre sarà presente in tutti i cinema. E anche nelle sale del resto della Svizzera, oltre che alle giornate del cinema di Soletta. “Per far divertire tutta la Svizzera, siamo pronti!”, conclude Meroni.

Paola Bernasconi
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