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08.03.2018 - 16:050
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:43

Elsa di Frozen diventa lesbica? Si muovono cantanti e politici, la sessuologa: "l'omosessualità non è contagiosa ed è un orientamento, se si mostra ai bambini la vivranno come naturale e normale"

Sta facendo discutere la possibilità di introdurre il tema in un cartone animato, Kathya Bonatti: "il problema della sfera sessuale è posto solo dalla religione. Ora si parla di pansessualismo. Un plauso all'attrice Juliani Moore, che ha detto... I figli agli omosessuali? Sì, ma solo adottati"

BELLINZONA – Elsa di Frozen diventa lesbica? L’indiscrezione, che potrebbe riguardare il secondo film con gli stessi personaggi, ha scatenato un putiferio. Ne hanno parlato politici, il cantante Povia, quello di “Luca era gay”, ha chiesto di salvaguardare l’innocenza dei bambini. Insomma, un polverone. Perché tanta gente si oppone alla possibilità che in un cartone animato (e non sarebbe la prima volta in assoluto) ci sia un personaggio diverso dal solito, una donna indipendente che non necessita della protezione del Principe Azzurro (molto in tema con la giornata di oggi) e si possa innamorare di una donna?

Ne abbiamo parlato con la Life Coach e consulente in sessuologia Kathya Bonatti.

Cosa pensa del fatto di far diventare omosessuale un personaggio della Disney, sdoganando il tema fra i bambini?
“Mi sembra molto giusto. Dal punto di vista del cambiamento culturale, nel rispetto delle scelte sessuali di ognuno, sempre fra adulti consenzienti ovviamente, se i bambini cominciano a crescere sapendo che un uomo può innamorarsi di una donna o di un uomo, e le donne di un uomo o di una donna, sarà il metodo migliore affinchè nessuno sia più giudicato, svalutato, denigrato o possa vivere grandi sofferenze, come accade spesso nell’adolescenza, arrivando persino al suicidio a volte. E l’omosessualità non è contagiosa, non è che vedendo un personaggio omosessuale lo diventa, se non sente la pulsione!”.

Allora come spieghiamo tante resistenze? Si sono mossi addirittura politici…
“È solo qualcosa di religioso, il problema della sfera della sessualità lo pone la religione, nessuno lo fa dal punto di vista laico. Ora si parla di pansessualismo, una persona ha la possibilità di provare emozioni, sentimenti, amore, per una donna, per un uomo, per un trans: la società sta andando in questa direzione e i giochi per i bambini sarebbero la modalità più diretta e semplice per far passare questo come un messaggio di normalità e naturalità. Invece chi considera questo una patologia, una problematica, un peccato o qualcosa di non normale, sarà contrario”.

Come va presentato un tema del genere? Serve delicatezza…
“Si mostra che due si innamorano e sono dello stesso sesso, in modo che per i bambini sia normale e naturale. Tutto quel che viene spiegato come qualcosa di naturale, per loro lo diventa”.

L’omosessualità come va spiegata ai bambini?
“Esattamente così. Ci sono uomini che si innamorano di una donna, o di un uomo, e donne che si innamorano di un uomo o di un’altra donna. Per esempio mi aveva colpito l’attrice Julian Moore che lo aveva detto a suo figlio, usando questi termini: ‘ quando sarai grande, ti potrai innamorare di un uomo o di una donna’. Il piccolo le aveva chiesto ‘ma tu che cosa preferisci?’, e lei molto intelligentemente gli ha risposto ‘non posso dirtelo io, sceglierai tu quel che ti fa più felice’. Questa sarebbe l’educazione alla libertà”.

C’è ancora molta intolleranza nelle famiglie, vero?
“Certo, ci sono persone che soffrono, che si disperano, che si suicidano per i condizionamenti e il dolore. È una visione che deriva prevalentemente, come detto, dalle religioni, o da una visione poco libera. Ogni essere umano ha diritto di fare ciò che vuole del suo corpo e delle sue pulsioni., finchè si è fra adulti consenzienti. I grossi limiti vanno messi per bambini, animali, cadaveri e violenza. Tolto questo, ciascuno è libero di far quel che vuole con la propria sessualità e i propri organi genitale. Se un genitore non riconosce il figlio perché omosessuale, non c’è amore. Per me è un caposaldo fondamentale, ognuno fa quel che vuole del proprio corpo”.

Il cantante Povia ha detto che nessuno nasce gay…
“L’omosessualità è stata studiata dal punto di vista ormonale, genetico, del DNA, sociologico, psicologico, dei traumi vissuti e non sono state trovate delle ragioni univoche. È un orientamento, una possibilità. Presente alla nascita o che nasce a secondo delle relazioni? Visto che non si è trovato un motivo, per ciascuno è diverso: c’è chi nasce, chi diventa, chi lo ha nel DNA, chi lo diventa per un trauma, chi per motivi sociologici. Quando si dice che una persona è eterosessuale, cosa vuol dire? Solo che una persona ne ama una di sesso diverso”.

Cosa replica a chi dice ‘fate le vostre battaglia ma lasciate stare l’innocenza dei bambini’, da Povia in poi?
“Se uno dice innocente, vuol dire che l’omosessualità è sbagliata, io non lo reputo affatto. È un orientamento sessuale, la gente si innamora dell’anima e varia da ognuno. Cosa ci sarebbe di sbagliato a mostrarlo ai bambini come qualcosa di naturale? Non è uno scandalo, piuttosto lo è la violenza su un bambino, non certo far conoscere che esiste una possibilità. E poi per chi lo vive, da adolescente o in altre epoche, sarà più facile, perché tutti lo accetterebbero”.

È favorevole ai figli per le coppie omosessuali?
“Di avere figli con l’utero in affitto o simili no, perché ritengo ci sia un legame energetico con la madre che verrebbe a mancare. Sono molto favorevole all’adozione, è importante che siano due genitori adulti, consapevoli e con voglia di amare il figlio. Che siano omosessuali o eterosessuali è indifferente, mi preoccupa di più pensare a quante coppie infantili, inadeguate, violente, crudeli, sadiche, ci siano. Non è l’orientamento sessuale a far la differenza ma la maturità”.

E a chi dici che un figlio cresciuto da due omosessuali lo diventa a sua volta?
“Non è detto, non è vero, l’omosessualità non è contagiosa. Si stanno facendo studi sempre più approfonditi e i risultati non dicono questo. E qualora lo fosse, che problema ci sarebbe?”

Paola Bernasconi
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