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01.09.2015 - 05:210
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:43

Fonio silura Del Don: «è l'ultima volta che rispondo, è un teatrino osceno»

«Chi ha giocato non è candidato alle federali, al contrario di lui. E la partita è stata organizzata dal patriziato di Losone, non da noi»

CHIASSO - Esasperato per l’ennesimo capitolo della vicenda della partita di calcio giocata dalla squadra del Gran Consiglio contro gli asilanti a Losone. Questo lo stato d'animo di Giorgio Fonio, da noi raggiunto ieri sera telefonicamente. Dopo un botta e risposta con Orlando Del Don, questa mattina l’ex capogruppo UDC aveva replicato di nuovo, stigmatizzando chi fa «politica-spettacolo finalizzata alla disperata ricerca di consenso e vuoto a perdere per quanto riguarda l'impegno politico serio», invitando i granconsiglieri a giocare contro altre categorie di persone in difficoltà, dai disoccupati agli anziani, e indicando Fonio come «il primo della classe, con prosopopea e spocchia». «È l’ultima volta che intendo rispondere a Del Don su questo argomento», ci ha detto il granconsigliere PPD, «poiché abbiamo molto lavoro da fare, soprattutto in parlamento, e i cittadini a noi chiedono altro».La partita, come precisa lei, non è stata organizzata dal Gran Consiglio.«Non è la prima volta che si gioca una sfida del genere. Nel settembre del 2012 era stato organizzato un torneo da parte di SOS Ticino, dal titolo emblematico “Sotto lo stesso sole”. Si trattava di una fesa multietnica e c’erano, oltre al Gran Consiglio e agli asilanti, altre squadre. Presero parte alla squadra pure esponenti UDC. Passando invece a quella del weekend appena trascorso, è stata organizzata dal patriziato di Losone: il patriziato è l'ente più attaccato al territorio che ci sia e in questo caso, per festeggiare una sua ricorrenza, ha invitato i richiedenti l’asilo che soggiornano nel proprio Comune, un grande segno di apertura. Penso che la squadra del Gran Consiglio abbia ricevuto l’invito, e nessuno di noi ha pubblicizzato l’evento, così come quando avevamo giocato per esempio a Faido o dovevamo scendere in campo ad Aquila. Trovo sia un momento piacevole con un bell’ambiente, un modo per ritrovarsi al di fuori del contesto politico. E tutto avviene nel nostro tempo libero: quando abbiamo preso parte al torneo dei parlamenti cantonali, io e altri colleghi abbiamo utilizzato mezza giornata di vacanza dal lavoro».Non c’era, quindi, nessuna volontà di cercare visibilità o consenso?«Assolutamente no, anche perché nessuno fra coloro che hanno giocato è candidato alle prossime elezioni federali, al contrario di chi ha scatenato la polemica. È un circo mediatico imbarazzante, un teatrino osceno».Del Don vi propone di giocare contro altre categorie di persone.«In un momento di difficoltà, in molti devono essere aiutati, e quindi quando ti occupi di una di loro qualcuno in ogni caso strumentalizza la cosa accusandoti di dimenticarti di altri. Per quanto concerne i migranti, è innegabile che stiamo vivendo un periodo drammatico, e d’altronde le immagini dei morti del Mediterraneo sono sotto gli occhi di tutti. Penso alle immagini di bambini morti diffuse da Dadò, altro tema di cui si è parlato. Ha fatto bene a pubblicarle, magari servono a svegliare alcune coscienze: basti pensare a certi post su Facebook… (riferimento a Galimberti, ndr). Fiorenzo non ha certo bisogno di cercare visibilità con queste foto, è un politico conosciuto, vuole solo dare un aiuto per sensibilizzare la gente, perché ogni morte è una di troppo, soprattutto se è quella di un bambino. Ieri a Losone ho visto molti bambini, mi hanno raccontato che c’è un traffico strano di minorenni non accompagnati dai propri genitori, e da papà rabbrividisco al solo pensiero che mio figlio debba passare attraverso un decimo delle sofferenze vissute da questi giovanissimi».Affrontare su un campo gli asilanti può avervi aiutato a vedere le loro problematiche da un punto di vista meno “istituzionale”?«Sì, il che non vuol dire aprire le porte a tutti indistintamente facendo finta che non esistano problemi, ma vuol dire osservare la situazione col cuore. Giocare contro il parlamento del paese che li ospita li ha resi felici, e lo si notava dai loro sguardi. Il rispetto che questi migranti hanno mostrato verso l’autorità politica, purtroppo, manca a molti qui in Ticino. Quello della migrazione è in ogni caso un tema a livello federale, per cui in Gran Consiglio lo trattiamo meno rispetto al parlamento federale. Se serve, ovviamente se ne parla, e penso anche ai Comuni come Chiasso, dove abito, dove si trova un centro per richiedenti l'asilo».Sareste disposti, in ogni caso, a giocare per esempio contro i disoccupati o altre categorie di gente che ha bisogno, come ha detto Del Don, vivendolo quale momento di incontro?«Il politico deve fare quello che è in suo potere. Nell’immediato per quanto concerne i migranti posso dare il mio piccolo contributo giocando a calcio contro di loro, trattandoli da persone e non guardandoli come degli extraterrestri e facendo viver loro una giornata diversa dalle altre. Per i disoccupati ho appoggiato e sostenuto l’iniziativa dei Verdi “Salviamo il lavoro” e ogni giorno insieme ai colleghi lottiamo contro il degrado nel mondo del lavoro. Del Don per contro, invece di invitarci a giocare a calcio per sostenere i disoccupati avrebbe potuto sostenere l'unica vera proposta a favore degli stessi invece che bocciare l'iniziativa dei Verdi. Per le altre fasce della popolazione del quale Del Don chiede una sfida a calcio, lo invito ad organizzare un triangolare con gli ospiti delle case anziani [ride]. Scherzi a parte, molti dei politici attivi in parlamento sono anche attivi nella società civile, e dunque l'attenzione verso le varie sensibilità della popolazione non manca».
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