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08.09.2015 - 08:370
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:43

Migranti, sicurezza ma anche aiuti di prima necessità

Le guardie di confine mettono a disposizione di chi arriva nel nostro paese beni di prima necessità, soprattutto bibite e pannolini per i più piccoli. È il lato umano di un lavoro di controllo che passa attraverso diverse fasi, come spiega il portavoce Bassi.

CHIASSO - Controllo, ma anche accoglienza e aiuto. Sono queste le parole d'ordine per le guardie di confine, impegnate dall'ondata migratoria. Le persone che hanno cercato di entrare in modo illegale in Svizzera nel mese di agosto sono stati 1.670, numero praticamente invariato rispetto a luglio. «Uno dei nostri compiti principali è quello di contrastare l’immigrazione clandestina individuando, se possibile, nel contempo, coloro che reggono le fila di questo traffico: i passatori che accompagnano questi disperati oltre confine, dietro il pagamento di importanti somme di denaro», ha spiegato il portavoce del Comando delle guardie di confine Davide Bassi al Corriere del Ticino. Nessuno scorda però l'emergenza umana di famiglie che arrivano dopo viaggi estenuanti, con bambini piccoli o addirittura donne incinta. A disposizione negli uffici delle Guardie di confine vi è una dispensa con benei di prima necessità come bibite e pannolini per i più piccoli. Il primo contatto con gli agenti avviene di solito sul treno, ed è caratterizzato, sottolinea Bassi, da diffidenza poiché non si sa chi fa parte del gruppo di migranti. Poi si passa alla perquisizione personale dei cittadini stranieri intercettati, al sequestro dei cellulari e del denaro in loro possesso, prima dell'identificazione tramite la consultazione della banca dati internazionale AFIS (impronte digitali) e, alla fine, alla registrazione dei dati. Poi avviene il contatto più "umano", con le guardie di confine che si prodigano soprattutto nell'aiuto dei bambini, che necessitano a volte di cure mediche e soprattutto di genere di prima necessità, che vengono consegnati loro. I migranti apprezzano il gesto. La maggior parte di chi arriva in Svizzera ha intenzione di attraversare il nostro paese per proseguire verso il Nord Europa, mentre il 15 per cento delle persone individuate e bloccate perché non in regola con i permessi o i documenti di identità viene riaffidata alle autorità italiane in base alla procedura semplificata prevista dagli accordi tra Svizzera ed Italia.
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