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04.11.2015 - 05:570
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:43

Verdi dalla rabbia: chilometrico j'accuse di Elisabetta Gianella

Elisabetta Gianella evidentemente seccata dal comunicato dei Verdi del Mendrisiotto ribatte punto su punto

BELLINZONA - «Purtroppo troppo spesso in politica c'è sempre un "ma", un "però" o un "tuttavia" di troppo. Quando ci vorrebbe solo un punto. Senza se e senza ma». Elisabetta Gianella ritorna sull'episodio, reso pubblico via Facebook, del militante verde che l'avrebbe apostrofata sul suo luogo di lavoro. Andrea Stephani e Jessica Bottinelli, a nome dei Verdi del Mendrisiotto, il giorno stesso si erano detti dispiaciuti per l'episodio, stigmatizzando tuttavia che la vicenda non era stata chiarita direttamente all'interno del partito. Il comunicato stampa, redatto «con evidenti falsificazioni, per alimentare ad arte una polemica sempre più ridicola e stucchevole» non è piaciuto a Elisabetta Gianella. «Bastava una telefonata, un messaggio, un post su Facebook. Anche perché, scusate se lo sottolineo, sono una donna. Una donna come tante in Ticino che lavora 10/12 ore al giorno. Mi aspettavo che in un partito come i Verdi che ha sempre messo al centro della sua azione e dei suoi valori la questione femminile, si cogliesse appieno quanto sia brutto, per una donna, essere verbalmente attaccata da un uomo sul posto di lavoro davanti a colleghi e clienti che nulla hanno a che fare con la politica. Invece si insiste nel voler (costi quel che costi) stimolare una guerra partitica usando argomenti pretestuosi, che nulla hanno a che vedere con quel che è accaduto, lasciando tra l'altro spazio tra le righe ad ambiguità e giustificazioni inquietanti». E poi arrivano, nel lunghissimo post, la bellezza di otto puntualizzazioni. Primo, «ben prima del post che ho deciso di pubblicare su Facebook ho informato dell'episodio le persone con maggiori responsabilità nel partito, a cominciare da coloro che hanno manifestato disponibilità a valutare l'ipotesi di assumere il coordinamento: Michela Delcò Petralli e Tamara Merlo. Detto questo penso che ci sia ancora la libertà di esprimere sui social network pensieri personali e politici senza chiedere il permesso». Secondo, «contrariamente a quanto affermano i coordinatori dei Verdi del Mendrisiotto (o perché non hanno letto o perché sono in totale malafede) non ho mai lasciato "calare il sospetto che la Sezione del Mendrisiotto avesse agitato da mandante di tale aggressione". Ho anzi affermato a chiarissime lettere l'esatto contrario, basta rileggere il post (coda di paglia?)». Gianella parla poi della controversa associazione "Noi", «benché promossa da alcuni esponenti del partito, non nasce "in seno ai Verdi" ma come azione nella società civile: perché mai la Sezione del Mendrisotto avrebbe dovuto discuterne durante l'assemblea (nella quale tra l'altro l'autore del blitz sul mio posto di lavoro era presente e ha parlato in lungo e in largo)?». Quarto punto, «probabilmente in imbarazzo è dunque la coordinatrice del Mendrisiotto (Jessica Bottinelli, ndr.) che nell'ultima riunione di Comitato Cantonale ha tentato di destituirmi dalla direzione con una manovra piuttosto spericolata dal profilo democratico. Talmente spericolata da fallire miseramente grazie anche all'intervento di uno dei membri della sua Sezione che, pur non essendo sulla mia linea, è stato onesto e leale. E per questo lo rispetto e lo ringrazio». Elisabetta Gianella precisa ancora su "Noi", «sempre nel corso dell'ultimo Comitato Cantonale sia io, che Franco Denti, che Tamara Merlo, abbiamo spiegato senso e scopi dell'associazione ai presenti, rispondendo a tutte le domande, le obiezioni e le critiche. Non ci siamo né nascosti né abbiamo provato imbarazzo alcuno: perché non c'è nulla da nascondersi né da imbarazzarsi nel fondare un'associazione che ha valori fondativi quali la dignità dell'uomo, la socialità e l'ecologia e che vuol fare qualcosa di concreto per la popolazione. Il fattaccio accaduto venerdì sera è dunque successivo a tutte le spiegazioni esaustive che abbiamo dato all'interno dei Verdi nell'organo deputato a questi chiarimenti». Sesto, «se vogliamo puntualizzare sulla forma e sui ruoli istituzionali ricordo che la famosa "lettera dei dissidenti", che toccava direttamente le questioni interne al partito, fu inviata alla stampa il giorno dopo un Comitato Cantonale dove nessuno ne fece parola… ». E ancora, «mi stupisce che i coordinatori del Mendrisiotto affermino di non essere stupiti "che qualcuno abbia potuto esprimere apertamente il suo malcontento, pur con toni non appropriati" poiché ha appreso dai media la notizia della nascita dell'associazione "Noi". Quindi è solo un problema di toni non appropriati ed in qualche modo non è sorprendente, quindi giustificabile, quanto accaduto? Mah… e sul contenuto ("Adesso o dimissionate dalle cariche del partito e dal Gran Consiglio oppure noi del Mendrisiotto stiamo già preparando una raccolta di firme per buttarvi tutti fuori all'assemblea")? Su questo niente da dire? Neppure una riga del lungo comunicato? Nessuna smentita o almeno una chiara presa di distanza?». Infine, ottavo punto, «auspico che a nessun altro membro dei Verdi (come di nessuna altra forza politica) succeda che un esponente del proprio partito si presenti sul posto di lavoro minacciando con toni aggressivi epurazioni di massa. E che una parte del partito anziché indignarsi e distanziarsi "senza se e senza ma" da metodi e contenuti politicamente intimidatori, prenda posizione ufficialmente facendo "spallucce" e nascondendosi con imbarazzo dietro la propria ipocrisia. Punto».
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