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26.11.2015 - 11:510
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:43

Milena Garobbio, «Cantone, pensa tu alla parità uomo-donna»

Con una mozione, Milena Garobbio (assieme alle donne del Forum 54 Donne Elettrici) chiede al Cantone di predisporre un piano per risolvere un problema che coinvolge famiglie, scuola, disparità salariali ed anche violenza domestica

BELLINZONA - La parità fra uomo e donna è un argomento sempre attuale, di cui si parla spesso ma a cui è difficile trovare soluzioni. Ora ci prova Milena Garobbio, prima firmataria di una mozione (assieme a Pepita Vera Conforti, per il Forum 54 Donne Elettrici). La richiesta? Che sia il Cantone a predisporre un piano d'azione. Signora Garobbio, che cosa chiedete esattamente nella vostra mozione?«Coinvolgiamo il Cantone, che ha le risorse finanziarie, umane e di informazione per poter mettere in atto un piano d'azione cantonale. Esso ha già effettuato uno studio con delle cifre, per cui una base di partenza c'è, ora deve coinvolgere gli enti interni all'Amministrazione ed anche quelli esterni che hanno a che fare con questi temi per definire i settori prioritari dove intervenire».Al di là di una sensibilizzazione e dell'informazione, trovare misure effettive non è facile. Dove si deve agire?«Bisogna definire delle misure concrete. La città di Berna sta svolgendo un ottimo lavoro (citato nel testo della mozione, ndr), dove sono stati scelti cinque assi strategici e da lì hanno definito obiettivi e strategie. Uno classico è conciliare lavoro e famiglia, per cui servono più asili nido, mense, orari flessibili. Sono queste le misure concrete da attuare o da migliorare: in Ticino ci sono già ma non sono sufficienti, perché la donna spesso deve scegliere se lavorare o rimanere a casa con i figli. Non dimentichiamo che ci sono anche uomini che vorrebbero lavorare a tempo ridotto. Un altro capitolo importante è quello della formazione, dove vi sono dei pregiudizi nei confronti delle donne, che scelgono magari degli studi più mirati. Servirebbe un'informazione interna alla scuola atta a far capire che alcune professioni non sono solo maschili. Ci si chiede come mai le donne non arrivano ai ruoli dirigenziali o a capo di imprese e consigli d'amministrazione, in realtà scelgono di principio studi più umanistici o pensano a quello che sarà il futuro della famiglia. Anche il Consiglio federale afferma che la forza lavorativa femminile è importante, e da anni ci sono dei progetti sulla conciliabilità».Dunque pare di capire dalle sue parole che il Ticino è indietro rispetto al resto della Svizzera.«Come statistiche e cifre sì. Probabilmente è a causa della mentalità del ticinese, con una visione più tradizionale della famiglia. Ci sono poi le difficoltà logistiche legate al nostro territorio. In cantoni dove ci sono grandi città è più facile organizzare strutture per la cura dei bambini, mentre da noi, dato che siamo piccoli, è difficile». A livello di parità salariale com'è la situazione invece? «Esiste una disparità del 18%. È importante agire, perché lo stipendio determina l'autonomia e l'indipendenza della donna lavoratrice. Con uno stipendio parificato avrà una pensione più sicura, anche questo è importante da sottolineare. È giusto che facendo lo stesso lavoro siano pagate uguale, però esiste anche il discorso legato al futuro e alle assicurazioni sociali».Avete presentato la mozione il giorno dopo la giornata internazionale contro la violenza sulle donne, è voluto?«È un caso... Anche questo è un tema ovviamente. Nel piano d'azione nazionale vi è dedicato un capitolo. Credo che le statistiche a livello svizzero si rispecchiano anche in Ticino, è un problema presente e d'attualità».
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