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16.12.2015 - 12:000
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:43

Claudio Corti l'entusiasta. «PS, verso un partito che sa ascoltare»

È il motto coniato dal pensionato 63enne per la sua candidatura a presidente socialista. «Non svelo tutte le mie carte... Bisogna sentirsi di sinistra e serve rispetto»

BELLINZONA - Una poltrona per quattro. Sono infatti quattro i candidati alla presidenza del PS. Claudio Corti è un pensionato FFS, ha 63 anni ed è stato attivo nel Municipo di Chironico. Senza voler scoprire troppo le sue carte, ci ha parlato di sé e del PS che vorrebbe.Lei è forse il candidato meno conosciuto e più a sorpresa, cosa pensa di poter dare al partito in più rispetto agli altri?«Faccio una premessa: perché ho deciso di candidarmi? Mi sono svegliato un mattino con la vocazione di annunciarmi, ed era più forte di me. Non sono legato a nessuna corrente di partito e nessuno mi ha spinto a candidarmi. Dunque, per rispondere alla domanda, da tempo penso che alla testa del partito ci voglia una persona nuova, che abbia una capacità di comunicare in modo efficace attraverso i media, una persona che abbia carisma e che sappia compattare e entusiasmare gli altri. Ho l'impressione, senza criticare nessuno, che questi fattori manchino. Io sono sempre stato un entusiasta anche sul lavoro, la mia professione mi ha insegnato ad amare quello che facevo».Ha detto di essersi candidato spinto dalla delusione. Cosa non le è piaciuto in particolare?«Ho una buona abitudine, quella di leggere ogni mattina i media e sulla scorta degli articoli, che per me sono degli stimoli, mi attendo il giorno stesso o al massimo quello successivo, una reazione del PS. I cittadini, cioè gli elettori, vogliono percepire una presenza, che a mio modo di vedere è troppo poco marcata. Seppur candidato, mi pongo dalla parte dell'elettore, e negli ultimi anni non sono riuscito a entusiasmarmi tanto col partito».Cosa farà se sarà scelto come presidente? Agirebbe in modo diverso rispetto a Lepori, e se sì in che cosa?«Mi sono fatto delle idee, che però è prematuro dirlo, è questa la mia strategia. Sono comunque in chiaro su quello che voglio fare, il mio motto coniato per la candidatura è "verso un partito che sa ascoltare". Non conoscevo Lepori, ho avuto modo di constatare che è una persona estremamente corretta e mi è piaciuto il suo modo di agire, ha raccolto un testimone non facile, e si è impegnato per portare avanti il partito nei mesi di transizione. Gli vanno riconosciuti voglia e impegno nell'interesse del partito, io mi ritengo molto più dinamico e so trasmettere più entusiasmo. Le mie vittorie migliori sono state ottenute in team, non voglio essere un padre padrone e mi propongo di ascoltare le aspettative delle sezioni per vedere se potrò essere in grado di soddisfarle».La problematica maggiore per la sinistra è l'avanzata della destra. Come la si ferma?«Innanzitutto bisogna sentirsi di sinistra e aver voglia di combattere, oltre che anticipare i tempi. Non sono uno che rincorre i problemi, anzi, ho sempre imparato a volerli anticiparli, con una visione sul lungo-medio periodo. È fondamentale però il rispetto delle persone e delle cose, anche riceverlo. I socialisti devono essere rispettati, sennò sapranno reagire. Si parla di odio verso di noi, non ci credo assolutamente ma ho sentito Attilio Bignasca dire "ce la pagheranno" dopo le elezioni; cosa vuol dire? Arrivare primi sui temi è un mezzo, poi ce ne sono altri, che non dico...voglio giocare sulla sorpresa».Si parla di alleanze o fusion fra PPD e PLR e fra Lega e UDC, lei sarebbe favorevole a una casa rossoverde?«In questi giorni ho seguito la Conferenza di Parigi, e io, che sono rosso, sono diventato anche un po' verde, per cui le ho già risposto».
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