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05.01.2016 - 09:400
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:43

Mafia, in Ticino è tutto sotto controllo

Il Consiglio di Stato ha risposto a un'interrogazione di Ferrara Micocci e Pagnamenta, sottolineando i controlli e le misure preventive assunte

BELLINZONA - La mafia non è un problema ticinese, poiché al momento non vi sono nel nostro Cantone "locali di 'ndrangheta" e non si è potuto collegare i casi di estorsione ad appartenenze mafiose. Sono i concetti che emergono dalla risposta del Consiglio di Stato ad un'interrogazione del 23 ottobre di Natalia Ferrara Micocci e Paolo Pagnamenta, in cui si chiedeva che cosa facesse il Ticino di fronte al rafforzamento della mafia. Vista la vicinanza con l'Italia, si legge nella risposta, vi è un controllo costante di persone che potrebbero avere collegamenti di stampo mafioso, soprattutto nel campo finanziario, ma «la situazione non è tale da destare preoccupazione, né vi sono elementi che fanno pensare a un'infiltrazione di tali organizzazioni nei meccanismi istituzionali». Per quanto concerne i cosiddetti "locali di 'ndrangheta", «non si hanno riscontri di reati di stampo mafioso con addentellati nella ristorazione ticinese». Nel 2014 ono state effettuate 610 ispezioni, permettendo un controllo capillare. Alla domanda se la polizia cantonale abbia gli strumenti legislativi atti a combattere il fenomeno, viene ribadito come la competenza è della Confederazione (premessa che il Consiglio di Stato ha anteposto alle risposte alle specifiche domande contenute nell'interrogazione). In ambito cantonale vengono effettuati controlli legati ad alcuni fenomeni della criminalità organizzata quali spaccio di sostanze stupefacenti, reati contro il patrimonio, prostituzione, reati contro l'integrità. Per quel che riguarda la prevenzione indiretta, su richiesta del Dipartimento delle Istituzioni è stato introdotto l'obbligo per i funzionari della Sezione della popolazione di controllare mediante internet notizie di possibili collegamenti mafiosi di persone dell'area UE/AELS. Importanti sono anche il settore giuridico attivo dal 1. ottobre 2014 in seno all'Ufficio della migrazione e l'obbligo di presentazione del casellario giudiziario e del certificato dei carichi pendenti (sospeso a dicembre) per chi richiede permessi. Non è possibile effettuare invece un monitoraggio per quanto concerne i fallimenti. Le inchieste per estorsione sono state 32 nel 2011, 18 nel 2012, 16 nel 2013 e 26 nel 2014, ma «non si dispone di elementi concreti che possano far pensare che gli autori di questa tipologia di reato appartengano a organizzazioni di stampo mafioso». Infine, il Consiglio di Stato ritiene efficace la collaborazione fra il Ministero Pubblico cantonale e quello federale.
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