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21.01.2016 - 14:000
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:43

Il ritorno di Crivelli-Barella. «Noi scomparirà. Savoia è mediaticamente forte»

Prende il posto in Gran Consiglio dell'ex coordinatore, passato alla RSI. «Il suo ciclo si era già chiuso. Noi Verdi siamo troppo piccoli per avere divisioni interne»

BELLINZONA - Con la nomina in RSI di Sergio Savoia, l'ex coordinatore dei Verdi ha dovuto dare l'addio alla politica. Come ci aveva anticipato ieri, da stamattina non è più membro del Gran Consiglio. Al suo posto ritorna in parlamento Claudia Crivelli-Barella, con cui abbiamo parlato di che cosa cambierà in seno al partito e a Noi.Con che spirito rientrare fra i banchi del Parlamento?«Più consapevole. Vedere la vita parlamentare da fuori mi ha aiutato a vedere alcuni aspetti in modo più oggettivo. Penso ai tempi della politica che non sono quelli della vita normale. Mi sono resa conto che il lavoro più importante è quello dietro le quinte, nelle commissioni, nei rapporti personali e nella ricerca. Mi sento più matura, anche se conciliare famiglia, professione e politica non è facile. Sarei stata disposta a lasciare il posto a Jessica Bottinelli, perché è bello avere un ricambio di persone, ma lei attualmente è a Berna e non può».L’addio, forzato, di Savoia alla politica che cosa implica per i Verdi?«Sergio è un personaggio molto forte che ha dato tantissimo ai Verdi e a tutto il Ticino. Il parlamento subisce una grave perdita, era una delle voci che sapeva farsi ascoltare e vedere le cose al di là delle apparenze. Per i Verdi, ha dato molto ma essendo una figura così forte era arrivato il momento per lui di dedicarsi ad altro. È salutare, per la persona e per il partito, che ci sia un'alternanza. Nel bene e nel male, il ciclo Savoia è chiuso, ci sarebbero tante considerazioni da fare, io posso solo ringraziarlo per ciò che ha fatto e augurargli ogni bene, porterà una bella carica e delle belle conoscenze in RSI».Chiudere la sua era all’interno dei Verdi potrà aiutare il partito a superare le litigiosità interne?«Il periodo Savoia si era già chiuso indipendentemente dalla sua partenza dal parlamento: non era più coordinatore, non era capogruppo e non aveva cariche particolari. Per i media Verdi e Savoia sono sempre stati affiancati, la realtà è un po' diversa: all'interno ci sono persone che lavorano nell'ombra, non solo i parlamentari. Adesso abbiamo fatto altre scelte con l'elezione di Michela Delcò Petralli e il futuro sarà diverso Savoia è un grande animale mediatico, con molti contatti con la stampa, noi siamo meno mediatizzati e più restii alla scena pubblica, e forse va bene così. Perderemo magari consensi, pazienza, ciò che devono fare i Verdi è altro. Le persone forti polarizzano molto, e lui indubbiamente è o si ama o si odia, come tutti coloro che si profilano in modo forte. In questo senso, forse sarà positivo non avere personaggi così forti e carismatici. Ci sono persone capaci, che approfondiscono e che riflettono ma non grandi star. Per esempio Francesco Maggi è uno dei politici più seri che io abbia mai conosciuto in tutti partiti, ma non è stile Sergio, anche se con ciò non voglio dire che Savoia non lo sia. È diverso il modo di porsi, pur se è più nell'apparenza che nella sostanza, perché questi aspetti vengono enfatizzati dai media».Savoia lascerà anche Noi, pensa che sarà la fine dell’associazione?«Questo senz'altro. Che lui fosse il perno era chiaro a tutti. Non ho mai frequentato l'associazione, ma era sicuramente una sua creatura. Penso che sia destinata a scomparire». I suoi membri, i cosiddetti pro Savoia, potrebbero incontrare alcune difficoltà ora all’interno del partito, cosa ne pensa?«Chi ha voglia di darsi da fare e di lavorare è da sempre benvenuto, abbiamo accolto persone da ambiti molto diversi. Noi è un po' una costola ma non ne farei un discorso di marchiatura a fuoco per chi ne ha fatto parte, siamo troppo piccoli per permetterci delle divisioni. Personalmente ho buoni rapporti con diversi aderenti, come Tamara Merlo, Franco Denti ed Elisabetta Gianella. Una cosa che ho capito è che le tensioni sono inevitabili in qualsiasi gruppo, a maggior ragione in un partito. E più è grande più tensioni ci possono essere, finché eravamo quattro gatti che stavano in una cabina telefonica, per citare Bignasca, eravamo tutti d'accordo. In più teste si è più ognuno ha la sua idea, ed è possibile avere degli scontri, anche costruttivi».
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