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06.05.2016 - 11:300
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:43

Un giovane architetto a 500 franchi: quando l'apprendistato raggiunge l'università

OCST denuncia il fenomeno degli stage per neolaureati, in realtà spesso «uno stratagemma per impiegare manodopera a basso costo, velandone lo sfruttamento»

BELLINZONA - Un architetto a 500 franchi mensili, aumentabili a 1000: è uno degli esempi che pone OCST nel mettere in guardia conto il fenomeno degli stage per neolaureati. Nel comunicato a firma del segretario cantonale Meinrado Robbiani, si loda il sistema dell'apprendistato, che «abbinando segmenti di formazione e di pratica in azienda incanala i giovani in modo più fluido (e con vantaggi occupazionali) verso l’esercizio di una professione». Il metodo, spiega la nota, si sta espandendo anche nel mondo universitario, con periodi di pratica durante e dopo gli studi: ma qui le «modalità sono molto più indefinite e multiformi. Non deve illudere la denominazione comune sotto la quale tendono a confluire: lo stage. Lo stage assume profili molto variegati e cangianti». Se vi sono stage ben organizzati, come quelli, per esempio, delle istituzioni scolastiche o voluti dall'AI, «nell’odierno mercato del lavoro, gravato da indiscussi condizionamenti e tentazioni speculative, anche lo stage finisce per cadere nelle maglie dell'abuso e dello sfruttamento, trascinando i giovani in aree di precarietà ingiustificata». Infatti, sottolinea OCST, sempre più ragazzi accettano di svolgere questi periodi di pratica, che «si tramutano in uno stratagemma per impiegare manodopera a basso costo, velandone lo sfruttamento». Complice del fenomeno è anche la libera circolazione, con un enorme bacino di giovani italiani «disposti ad accettare condizioni lavorative e retributive ben al di sotto dei livelli usuali». L'esempio dell'architetto è solo uno, ma secondo OCST «oltre alla indecenza retributiva emerge il pericolo di svilire la professione stessa e l'’intera categoria che finirà per risultare sempre meno attrattiva per i giovani locali. Verrà pure a trovarsi intaccata la finalità delle scuole locali, ai cui diplomati finirebbe per essere prevalentemente prospettabile lo sbocco oltre Gottardo». Da qui urge la necessità di una riflessione sulla forma degli stage, dopo alcune linee guida elaborate dalla Commissione tripartita. La Divisione per la formazione professionale potrebbe vigilare su di essi come fa per il settore dell'apprendistato, suggerisce il sindacato, ma servirebbero anche uno studio conoscitivo del fenomeno (da affidare magari alla SUPSI), un accordo fra le principali associazioni sindacali e padronali che permetta di assumere il concetto di stage elaborato dalla Commissione tripartita come riferimento, nonché una regolamentazione restrittiva nei contratti collettivi in quei rami che sono più coinvolti e una segnalazione alle commissioni paritetiche o di categoria in caso di assunzione per stage di giovani italiani. È una partita in cui «si gioca l’inserimento dei giovani nella vita lavorativa», ammonisce OCST.
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