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22.05.2016 - 13:500
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:43

I comunisti per il sì, ma «l'errore è stato liberalizzare»

L'iniziativa "a favore del servizio pubblico" «contesta i salari eccessivi e critica il degrado ma non affronta il tema centrale». Pur con qualche perplessità, per il PC l'indicazione di voto è sì

BELLINZONA - Il Partito Comunista prende posizione anche sull'iniziativa "a favore del servizio pubblico", invitando a votare sì. Essa ha «il merito di contestare i salari esageratamente elevati degli alti dirigenti dell’ex-regie federali e quello di criticare il degrado del servizio e delle condizioni di lavoro a seguito delle controriforme neo-liberiste iniziate nel 1998 con lo smantellamento delle PTT e con la trasformazione in società anonime rette dai principi del mercato delle allora aziende statali con quasi duemila uffici postali chiusi, l’aumento delle tariffe ferroviarie, eccetera». Non è tutto ora ciò che luccica, però, perché c'è il difetto di «non mettere in discussione la liberalizzazione dei servizi pubblici, come sarebbe stato auspicabile, né propone la gratuità degli stessi, ma si limita a vietare le cosiddette sovvenzioni trasversali. L’iniziativa non affronta nemmeno il problema, quello sì fondamentale, della parcellizzazione delle ex-regie federali. È questo modus operandi di “divide et impera” la contraddizione primaria del servizio pubblico odierno, ben prima dei salari esagerati». Contro l'iniziativa vi sono «non solo la destra economica che di colpo sembra preoccupata del servizio pubblico che essa stessa ha voluto smantellare, ma anche quella parte di sinistra social-liberale e di movimento sindacale che nel 1997 rifiutò di sostenere il referendum comunista lanciato per impedire la privatizzazione delle ex-regie federali e che anzi si mise a sostenere il “new public management” di cultura neo-liberale». Il Partito Comunista di Massmiliano Ay (nella foto) «sostiene in particolare il fatto che le ex-regie federali non agiscano secondo la logica della massimizzazione del profitto ma che si muovano per offrire un servizio pubblico universale. Naturalmente questo non significa che è vietato fare utili: semplicemente non bisogna impostare la strategia aziendale solamente su di essi e sui vantaggi fiscali, bensì sull’offerta capillare del servizio alla cittadinanza. Allo stesso modo plafonare i salari e i bonus dei manager è il minimo da fare con un po’ di buon senso». E in caso di sì, vi saranno tagli e smantellamenti dei servizi periferici? Il PC afferma che ciò avviene già oggi, per esempio «in 16 anni La Posta ha chiuso circa 2000 uffici postali perché facevano oltre 200 milioni di franchi di deficit. Eppure la stessa azienda ha dato alla Confederazione la stessa cifra attraverso i sovvenzionanti trasversali che sono andati in parte anche - ad esempio - all’esercito: di fatto con questa iniziativa si pretende trasparenza nei finanziamenti. Peraltro non è vero che l’iniziativa vieti i sovvenzionanti trasversali, e cioè il fatto che le unità redditizie di un’azienda soccorrano quelle in crisi del servizio base. L’iniziativa infatti lo autorizza, purché i soldi restino all’interno della medesima azienda pubblica!». Ci sono perplessità sull'utilità della proposta, che non risolverà di certo, secondo i comunisti, «il cuore del problema che risiede nella parcellizzazione delle ex-regie federali sotto uno statuto di azienda operante in un ambito erroneamente liberalizzato». Ad ogni modo, invita i suoi sostenitori a votare sì.
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