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30.05.2016 - 09:450
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:43

Famiglie separate, ma «in presenza di benestanti si sono fatte eccezioni alla legge»

Manuele Bertoli rimette sotto la lente il problema dei padri stranieri espulsi dalla Svizzera, separati dai figli, se non hanno i mezzi per mantenersi. «Situazione rivoltante per un Paese sedicente civile, un apartheid»

BELLINZONA - «Ricorda l’apartheid basato sul censo, perché chi ha mezzi vede i genitori rimanere, chi non ne ha ne viene separato. È una situazione rivoltante per un Paese sedicente civile». Sono le dure parole di Manuele Bertoli, che ieri con un lungo post su Facebook ha squarciato la monotonia di una domenica di pioggia. A cosa si riferisce il Ministro? Ai casi in cui una famiglia viene di fatto smembrata perché il padre viene espulso dalla Svizzera per motivi economici. «Se una svizzera si sposa con uno straniero e ha un figlio, qualora la famiglia non riesca a stare a galla finanziariamente e abbia bisogno dell’aiuto sociale, accade che il padre venga separato da questo figlio e rimandato al suo Paese. Tutto ciò indipendentemente dal fatto che il figlio sia svizzero e che, come cittadino del nostro Paese, faccia valere la sacrosanta pretesa di poter vivere con ambedue i genitori accanto», si legge nel suo intervento, per spiegare l’art. 42 cpv. 1 della Legge federale sugli stranieri. Ci sono casi che avevano fatto discutere, su tutti quelli dei giovani Arlind e Yasin. La Regione ha intervistato Bertoli sul tema. Da padri di famiglia, chiede il giornalista, come potete, umanamente, avallare decisioni che smembrano famiglie? «Io posso rispondere per me, per gli altri dovranno farlo loro, e dico che non riesco ad accettare che la nostra legge sia così incivile. Si tratta di casi nei quali ritengo doveroso fare obiezione di coscienza. Ovviamente il problema si pone più o meno identico sia per famiglie con bambini svizzeri, sia per famiglie con bambini non svizzeri. Se nel secondo caso è "solo" un problema di coscienza, nel primo è anche un problema di discriminazione tra cittadini del medesimo Paese, il nostro», risponde il Consigliere di Stato socialista. Che poi spiega che, nel caso in cui il Consiglio di Stato accogliesse i ricorsi e decidesse di far rimanere in Svizzera la persona espulsa, «non vedo bene chi potrebbe negare questo stato di fatto, nessuno potrebbe ricorrere contro queste sentenze». I margini di manovra, dunque, per non creare "famiglie via Skype", vi sarebbero. E vengono esercitati in pochi casi. Dunque, incalza il collega de La Regione, le eccezioni si fanno solo quando di mezzo ci sono i "ricchi"? «È già capitato che in altre occasioni, quando si è trattato di fare uno strappo alle regole in presenza di persone benestanti che chiedevano qualcosa di non perfettamente legale, allora il rispetto della legge è finito in secondo piano», ammette Bertoli.
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