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28.06.2016 - 18:000
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:43

«I predatori si fingono coetanei. Per proteggersi servono solo mamma e papà»

Dopo il caso del piccolo Paul, adescato tramite un gioco online, abbiamo parlato del tema con Paolo Attivissimo. «Ai figli vanno spiegati i pericoli appena manifestano interesse per gli oggetti digitali»

BELLINZONA - Minecraft: molti, probabilmente, non sanno che cos'è, lo sapeva invece bene Werner C., il 35enne tedesco arrestato e accusato di aver sequestrato e probabilmente abusato del piccolo Paul. Il 12enne passava anche 5 ore al giorno al pc con quel gioco, e l'uomo lo ha così adescato, come pare avesse fatto con altri ragazzini. Oggi è emerso che il 35enne era nudo quando la Polizia ha fatto irruzione per salvare Paul. Ma dunque i giochi online nascondono pericoli impensabili? Lo abbiamo chiesto a Paolo Attivissimo, giornalista informatico. Spieghiamo a chi non si intende di tecnologia come Paul può essere entrato in contatto con quest'uomo attraverso il gioco...«Fondamentalmente un giocatore qualsiasi crea un account su una piattaforma di gioco, che può essere su telefono, su pc, su consolle. Molti hanno la possibilità di interagire con altri utenti, per esempio facendo delle battaglie assieme. In questo caso entrano in contatto, o a voce o con messaggi. Spesso i più giovani incautamente inseriscono dati personali, senza rendersi conto del pericolo, e il predatore si è sempre mosso su tutti i canali disponibili: fa una preselezioni sui profili più interessanti, attacca bottoni e se la risposta fa capire che ha di fronte di una persona giovane tenta un approccio. Il minore deve essere pronto a reagire, e se viene infastidito deve bloccare la persona, quanto meno in tutti i sistemi di gioco questa opzione c'è». Vengono agganciate anche ragazze in questo modo?«Per lavoro sui social e i sui giochi ho varie identità, femminili e maschili, di ogni età, e ogni volta che uso un'identità femminile, soprattutto se di ragazze giovani, arrivano richieste su dati personali o di foto, una molestia continua!»Ci sono dei sistemi con cui i genitori possono monitorare i contatti dei figli?«In questi casi la prevenzione è la cura fondamentale. Si può non dare dispositivi che si connettono a Internet se non posso avere come genitore la supervisione, se invece decido di dare comunque al figlio il dispositivo va detto che non tutto è bello, che bisogna fare attenzione a chi gli scrive. Se metto in mano a mio figlio un cellulare con cui gioca, se non posso fare supervisione, posso solo fargli educazione, spiegandogli, e non è mai troppo presto, parlo anche di 7-8 anni, che ci sono persone pericolose che fanno domande e che se mettono a disagio vanno bloccate, senza sentirsi maleducati. Il molestatore o il pedofilo finge di essere un coetaneo, impara il gergo giovanile, cerca di sembrare uno del gruppo e quando è l'occasione giusta si rivela». A che età consiglierebbe di dare ai figli i dispositivi?«A che età lascerebbe andare in giro tuo figlio in strada da solo? Per Internet vale lo stesso criterio. Il momento giusto in cui iniziare a parlare dei molestatori e dei rischi è non appena viene manifestato l'interesse per i dispositivi digitali. I consigli degli esperti dicono che più tardi è meglio è. Sotto i sei anni non dovrebbe esserci nessun accesso a Internet, dai sei ai nove si passa ad accessi protetti in compagnia dei genitori poi si aumenta il tempo fino ai 12 anni in cui si possono lasciare i ragazzi da soli».È una provocazione dire che ormai, nei mezzi informatici, sono più i pericoli che gli aspetti positivi, per i giovani soprattutto?«Non credo siano più gli aspetti negativi. È come dire che siccome ci sono automobilisti che guidano distrattamente le strade non vanno usate. Esistono delle regole e c'è in particolare l'educazione, che si dà per esempio per attraversare la strada: perché con Internet non si fa? È un ambiente in cui molti genitori rifiutano di educare, forse per un senso di inadeguatezza o di incompetenza. In realtà si tratta di applicare il buon senso di tutti i giorni. Uno che mi chiede l'amicizia su Facebook e non conosco è come uno che per strada mi invita direttamente a casa sua. I rischi ci sono sempre stati, attraverso vari canali, ora sono più diffusi ma le difese sono sempre le stesse. L'oggetto magico per proteggersi si chiama mamma e papà».
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