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17.08.2016 - 09:000
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:43

Muzzano, la mamma di Cheyenne non sarà accusata di omicidio colposo

A marzo, la Procuratrice Capo Fiorenza Bergomi aveva stabilito che le conseguenze di quanto accaduto fossero una pena sufficiente per la madre che dimenticò la piccola in auto. Respinto il ricorso del padre

BELLINZONA - La morte della piccola Cheyenne, deceduta a soli 6 anni perché rimasta chiusa in auto sotto il sole cocente all'esterno del campeggio TCS di Muzzano, aveva sconvolto il Cantone. Da ieri è definitivo: nessuno andrà a processo per quanto accaduto. Il ricorso del padre della piccola contro il decreto di abbandono verso la mamma della bambina è stato infatti respinto. La madre, in vacanza con la piccola e le altre tre figlie, l'aveva lasciata in auto, probabilmente addormentata, per poi dimenticarsene. Secondo qualcuno, ad un certo punto ha chiesto di lei ma le è stato detto che si trovava in piscina. Infine, si è accorta che Cheyenne non c'era, e da lì la terribile scoperta del cadavere della bimba. All'interno dell'auto vi erano 45° e la piccola è morta, si stima, in 20-35 minuti. Ovviamente, la Procura ticinese ha aperto un'inchiesta, e la Procuratrice Capo Fiorenza Bergomi nel marzo di quest'anno ha optato per un decreto d'abbandono del reato di omicidio colposo, applicando l'articolo 54 del Codice Penale che recita che in casi come quello in oggetto, visto che l'autore è stato così duramente colpito dalle conseguenze dirette del suo atto, l'Autorità competente prescinde dal procedimento penale, dal rinvio a giudizio o dalla punizione. Insomma, il senso di colpa e la convivenza con quanto successo è già una pena sufficiente per la donna. Il padre di Cheyenne, che non era presente al campeggio quando è avvenuto il dramma, si è appellato alla Corte del Reclami Penali. Ora, il Ministero Pubblico segnala che negli scorsi giorni il Tribunale ha respinto tale ricorso, confermando dunque la correttezza e la validità del Decreto della Procuratrice Bergomi, sottolineando di non potersi discostare dall'apprezzamento eseguito dal Magistrato inquirente. Il caso, a livello giudiziario, si chiude. Le conseguenze sulla famiglia, invece, con ogni probabilità dureranno una vita intera.
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