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05.09.2016 - 09:450
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:43

Borelli, «"Prima i nostri" Sì, ma intendo "i nostri interessi elettorali"!»

Il segretario regionale di UNIA attacca l'UDC. «L'iniziativa è uno strumento per cavalcare incertezza e paura. Per tutelare i lavoratori non si devono mettere contro frontalieri e residenti, e...»

BELLINZONA - "Prima i nostri" non servirà a tutelare il mercato del lavoro ticinese: ne è convinto il sindacalista UNIA Enrico Borelli, che in un intervento sul Corriere del Ticino attacca chi l'ha lanciata, rea di fare solo i propri interessi elettorali. «Se i fautori dell’omonima iniziativa popolare in votazione il 25 settembre prossimo fossero sinceri, ammetterebbero che "i nostri" sono in realtà i loro interessi elettorali. È infatti evidente che la proposta non ha nulla a che fare con la tutela dei lavoratori ticinesi o con la lotta al fenomeno dilagante del dumping salariale, ma è solo uno strumento per cavalcare le incertezze e le paure dei cittadini confrontati con problemi reali, con i salari in picchiata, con un mercato del lavoro divenuto ormai una giungla in Ticino», comincia subito entrando a piedi pari. «Per giungere a questa conclusione basterebbe anche solo ricordare che l’iniziativa "Prima i nostri" è stata promossa da quella stessa Unione democratica di centro (UDC) che, a livello federale come a livello cantonale, si oppone sistematicamente a qualsiasi misura legislativa a tutela delle lavoratrici e dei lavoratori e che anzi si adopera per smantellare anche quelle poche garanzie date dal nostro diritto del lavoro», prosegue, sostenendo che l'UDC era contraria anche alle misure di accompagnamento adottate in occasione dell’entrata in vigore dell’Accordo sulla libera circolazione delle persone. Nel paragrafo successivo, prosegue l'attacco. «Se si vanno poi a leggere le argomentazioni in favore dell’iniziativa risulta ancora più evidente come all’UDC non interessi individuare e risolvere i problemi reali»: nel testo dell'iniziativa si fa trasparire infatti come la colpa sarebbe dei frontalieri che accettano paghe basse, «alimentando così le divisioni tra lavoratori (da una parte i residenti buoni e dall’altra i frontalieri cattivi): questo è il modo «migliore» per peggiorare ulteriormente la situazione». Per Borelli bisogna andare nella direzione opposta, unendo tutti i lavoratori nella lotta per ottenere salari minimi, contratti collettivi, inasprimento delle sanzioni, aumento dei controlli (per cui appoggia "Basta con il dumping salariale in Ticino) e tutela dei delegati sindacali nelle aziende. «Ma queste sono proprio le misure che i partiti borghesi e quelli di Prima i nostri (interessi elettorali)" non vogliono», termina il segretario regionale di UNIA.
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