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21.11.2016 - 17:470
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:43

OSI shock, inviate 46 disdette cautelative. Il sindacato, «situazione inaccettabile»

Il disimpegno della RSI potrebbe segnare la fine dell'Orchestra della Svizzera Italiana: i musicisti hanno ricevuto la disdetta per fine 2017. VPOD chiede aiuto ai comuni del Luganese

COMANO - La nota della RSI che annuncia i concerti dell'Orchestra della Svizzera Italiana al LAC, in diretta su Rete 2, fra tre giorni, è quasi una beffa, visto il tempismo. È di stamattina, infatti, la notizia, anticipata dal Corriere del Ticino, della disdetta cautelativa sia del Contratto collettivo di lavoro e dei contratti individuali di tutti i 46 dipendenti per fine 2017. La fine, dunque, dell'OSI? Parrebbe di sì, anche se non è ancora nulla di sicuro, e ci sarà un certo margine di discussione. Ma i motivi sono principalmente da ricercare nel disimpegno della RSI. Fra una settimana circa, il 29 novembre, è stata convocata una riunione plenaria nell'auditorio RSI di Lugano-Besso: lì si potrà sapere qualcosa di più sul futuro dell'Orchestra. Intanto, a prendere posizione è stato il sindacato VPOD, firmatario del contratto collettivo disdetto cautelativamente Viene annunciato come vi saranno diversi incontri con i dirigenti e il personale della Fondazione Orchestra della Svizzera italiana (FOSI). «Sindacato, musicisti e personale amministrativo della FOSI sono scioccati da questo atto. La disdetta collettiva dei contratti di lavoro presso la FOSI è un atto estremo, che deve scuotere dal proprio torpore la Società svizzera di radioffusione (SSR) e il mondo della politica ticinese», si legge nella nota, dove si parla di «una situazione intollerabile!». La programmazione della stagione concertistica è infatti stata quasi ultimata, mentre del finanziamento per il 2018 non si sa ancora nulla. «Sarebbe pure da incoscienti perdere, oltre al contributo culturale, anche l’indotto economico sulla regione, che viene creato dall’OSI: infatti per ogni franco pubblico investito nell’OSI la regione ne riceve 3 in termini macroeconomici. È infine inaccettabile che a subire le conseguenze di questa incertezza finanziaria che pesa sull’OSI siano una cinquantina di dipendenti e le loro famiglie», tuona il sindacato, secondo cui la causa della situazione attuale è duplice: «da un lato vi è la lunga trattativa tra la FOSI e la SSR, avviatasi l’anno scorso dopo la disdetta della convenzione, data alla SSR, sul finanziamento dell’Orchestra della Svizzera italiana dal 2018: la SSR porta responsabilità molto importanti per la lentezza e l’inconcludenza nel definire una soluzione realistica di sostegno all’unica orchestra di musica classica presente nella regione italofona della Svizzera», mentre dall'altro «vi è il ritardo, solo in parte conseguente al primo punto, nelle discussioni per stanziare un maggior contributo finanziario dei Comuni, in particolare del Luganese, in favore dell’Orchestra». Qui si punta il dito contro i comuni del Luganese, che versano un contributo all'Orchestra minore rispetto a quelli in uso nei comuni del resto della Svizzera. Per quanto concerne Lugano, se Marco Borradori, sentito da ticinonews, ha pensato che la Città potrebbe eventualmente mettere una pezza, aiutata magari dall'Ente per il Turismo luganese, non è dello stesso avviso Lorenzo Quadri. Il problema, comunque, resta soprattutto in seno alla RSI. Anche il sindacato SSM «esprime la propria solidarietà a tutto il personale dell’Orchestra della Svizzera Italiana a seguito della disdetta cautelativa annunciata per il 31 dicembre 2017. L’SSM già nel 2009 si era fatto promotore insieme ad un gruppo di rappresentanti del mondo culturale, del lancio della petizione “salviamo l’orchestra”, contro il taglio di 2,5 milioni del finanziamento all’OSI annunciato a suo tempo da parte della SSR. Oltre 4000 le firme raccolte. Oggi come allora denunciamo queste decisioni ingiustificate, autolesive per la SSR, che si ripercuotono pesantemente su tutta la Svizzera italiana e che compromettono irrimediabilmente un patrimonio di eccellenza costruito negli anni. L’SSM auspica che i diversi attori in gioco (SSR, Cantone, Comuni…), prendano atto della drammaticità della situazione e in tempi brevi trovino i finanziamenti necessari per salvare l’OSI». Foto da orchestradellasvizzeraitaliana.ch
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