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08.01.2017 - 15:190
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:43

Il Caffé va in... bianco. «A processo per aver cercato di capire, un segnale preoccupante per la libertà di stampa»

Quattro giornalisti del domenicale dovranno comparire davanti al giudice per diffamazione e correttezza sleale, denunciati dal Sant'Anna dopo i serviti sul caso Rey. E per protesta...

BELLINZONA - Una pagina bianca, una protesta contro una libertà di stampa che il giornale sente come negata. Così si presentava questa mattina ai lettori il Caffè della Domenica. «Come è possibile che l’errore di una sola persona, il chirurgo, possa aver determinato un simile disastro? Quali sono i sistemi di sicurezza - vale a dire le procedure di identificazione del paziente e della parte da operare - a cui le strutture pubbliche e private dovevano e devono attenersi? Chi è attorno al nostro lettino operatorio quando, sotto sedazione, siamo pronti per un intervento? Che formazione devono avere le persone addette alla sala operatoria? Quali controlli svolge l’autorità di vigilanza sanitaria e quali i risultati?», si chiedono, nel lungo editoriale, Lillo Alaimo e Giò Rezzonico. Il riferimento è al celeberrimo caso Sant'Anna, dove ad una paziente vennero asportati per errore due seni, poiché si credeva che su quel lettino ci fosse un'altra donna. Il settimanale si è occupato a lungo della vicenda, dedicando svariati articoli, cercando risposte alle domande. E poi, la mazzata. La clinica ha svolto denuncia, non contestando quanto detto, ma accusando quattro giornalisti (il direttore responsabile, il vice direttore, il capo redattore e una giornalista) per diffamazione e concorrenza sleale. «Una prima svizzera sul fronte giudiziario, ma soprattutto un segnale preoccupante per la libertà di stampa. Un segnale preoccupante per quelle poche "isole" ormai rimaste di giornalismo d’inchiesta», scrivono Alaimo e Rezzonico. E allora, ecco la pagina bianca, «senza alcuna notizia, come alcuni "poteri forti" pretenderebbero». Viene sottolineata l'amarezza, così come la convinzione del ruolo pubblico svolto dalle inchieste giornalistiche. «Crediamo che sia compito di una testata cercare di portare alla luce ogni risvolto di una vicenda, di un problema, di un fenomeno..., rendendolo di facile comprensione per i lettori e, soprattutto, mostrandone le cause e le possibili soluzioni. Difendiamo quindi, non solo la “nostra” libertà ma quella dei cittadini di avere una stampa capace di indagare ponendo domande scomode alle istituzioni, ai poteri forti, siano essi dell’economia che della politica che della magistratura. Questo giornalismo riteniamo sia un antidoto agli abusi e ai soprusi. Una sentinella al servizio dei cittadini». Oltretutto, ribadiscono, il tema sanità è fra i più importanti, perché in Svizzera per essa vengono spesi ogni anno 70miliardi di franchi, e in particolare il Sant'Anna riceve 13 milioni annui di finanziamenti pubblici. Dunque, far luce su determinate vicende è doveroso, anche se «per i gravi fatti accaduti alla Sant’Anna, sotto inchiesta penale sono finiti un chirurgo e, incredibilmente, quattro giornalisti che hanno cercato di capire, senza per altro aver pubblicato alcun errore, come quelle cose siano potute succedere».
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