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14.01.2017 - 15:000
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:43

Ivan Monaco, «giovani, lo Stato è nostro. Un tema da trattare è quello degli aiuti agli studenti»

Generazione Giovani ha lanciato l'iniziativa per le aperture sino alle 3.00, il Governo vuole concedere le 2.00 (ma tutti i giorni). Il presidente del movimento giovanile incoraggia i coetanei

BELLINZONA - L'iniziativa partì dai giovani PPD, per poi coinvolgere i movimenti giovanili di tutti i partiti ed anche le associazioni di categorie. Si voleva chiedere di lasciar aperti i bar sino alle ore 3.00 il venerdì e il sabato, il Consiglio di Stato ha optato per un compromesso: si chiude alle 2.00, ma vale per tutti i giorni della settimana. Chi si è impegnato per le aperture è soddisfatto? Lo abbiamo chiesto a Ivan Monaco, Presidente di Generazione Giovani. «La nostra iniziativa aveva fra gli obiettivi quello di smuovere lo stato su questo punto, far suonare un campanello d'allarme e far capire che è ora di cambiare la legge, che è del 2010 e regola pur sempre un settore economico. Esso non è come l'ente pubblico, è in costante mutazione, e va sostenuto. L'obiettivo è stato raggiunto, era ciò che volevamo come primo step».Voi chiedevate aperture sino alle 3.00, avete ottenuto le 2.00. Va bene lo stesso?«Dobbiamo approfondire. Quella proposta dal Dipartimento è una modifica generale per tutti i giorni, noi pensavamo alle 3.00 solo per il venerdì, il sabato e i festivi, mentre per gli altri giorni sarebbe rimasto l'orario di chiusura della 1.00. In comitato potremmo sostenere questa idea. È la via di mezzo, che io personalmente vedo in modo favorevole. Dovremmo poi incontrarci con la Commissione della legislazione del Gran Consiglio per capire quali sono le preoccupazioni dei Municipi e infine cercare il modo migliore per risolvere il problema delle aperture».I giovani vi hanno sollecitato su questo tema? Perché voi avete agito pensando alla categoria economica, ma di certo il motivo principale era dare ai coetanei la possibilità di divertirsi la sera...«Frequentando i bar ci siamo detto che venerdì o sabato a mezzanotte e mezzo è tutto chiuso e tutto spento, e le uniche possibilità sono tornare a casa o recarsi in discoteca. Abbiamo puntato sugli orari di apertura, poi ovviamente la legge va rivista, è troppo rigida e piena di burocrazia. Anche i rapporti con le associazioni di categoria vanno migliorati. Già ai tempi dell'ultima modifica del 2010 c'è stata una discussione accesa sul tema, oltre agli orari anche sulla liberalizzazione della vendita di alcolici ai minorenni. Anche se non sarà sino alle 3.00, ma arriveremo ad aperture sino alle 2.00 tutti i giorni, penso che i giovani possono essere contenti, perché ricordo che ci sono ambienti diversi fra bar e discoteche. Nei primi si può stare tranquilli, e fare una chiacchierata, allungando gli orari si accontenta tutti. E anche i costi non sono uguali...»L'iniziativa ha unito i movimenti giovanili di molti partiti. Credete di ripetere l'esperienza oppure rimarrà isolata?«Il 27 novembre abbiamo costituito il nuovo Comitato di Generazione Giovani. Siamo assolutamente aperti, il partito conta poco: siamo giovani e dobbiamo collaborare, anche se poi per determinati temi saremmo staccati. Su questo tema abbiamo trovato appoggio, abbiamo fatto sentire la nostra voce». Avete già in mente qualche nuovo tema su cui concentrarvi?«Dovremmo discuterne, ma sicuramente si parlerà di scuola e di aiuti agli studenti, sia qui in Ticino che fuori Cantone, viste le misure di risparmio contenute nel nuovo Preventivo».Nei giorni scorsi si è sciolta l'associazione locarnese LOCattiva, che ha faticato a coinvolgere i giovani. Avete notato anche voi questo problema?«Abbiamo dovuto fare la cosa più classica, ovvero andare in piazza e nei bar a raccogliere firme. Siamo stati noi ad avvicinarsi. Alcuni si sono mobilitati, per gli altri ci siamo dovuti muovere noi. In effetti c'è il problema dei giovani che sono disinteressati, è competenza nostra cercare di riaccendere il loro interesse. È troppo facile lamentarsi e non proporre soluzioni, non fare in modo che con un gesto si possano cambiare le cose. Dobbiamo ricordarci che il nostro Stato funziona così. Va seguita la procedura per cambiare ciò che si ritiene sbagliato, serve il coraggio di interessarsi, a volte di tirare indietro le maniche e mettersi a disposizione, e impegnarsi perché si crede in uno scopo o in un ideale. Lo Stato, dopotutto, è nostro. Se desideriamo qualcosa, lanciamoci. Non ci si deve nascondere dietro le scuse e tentare, se poi non dovesse funzionare il lato positivo del nostro sistema è che si può tornare indietro».
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