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02.02.2017 - 17:540
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:43

Dadò, «mi auguro che tutti i partiti stiano dalla parte della democrazia e dei ticinesi»

Il presidente del PPD svela come si è arrivati alla decisione annunciata stamattina. «Stojanovic? Non ci interessa. Ci accusano di esserci astenuti? Sono solo scuse». Cosa voterebbe il PPD se si andasse alle urne?

BELLINZONA - Il PPD a sorpresa ha annunciato il sostegno al referendum lanciato per tornare alle urne sulla legge di applicazione del 9 febbraio, dicendosi determinato a richiedere un referendum dei Cantoni in Gran Consiglio. UDC e Quadri, come da noi riportato, si sono scagliati contro la decisione, accusando di incoerenza ipipidini, data la loro astensione al voto in Parlamento. Abbiamo parlato della questione col presidente del PPD Fiorenzo Dadò.Da dove è nata la posizione che avete espresso questa mattina?«È rarissimo che la popolazione ticinese risulti essere determinante in una votazione popolare a livello federale. Questa volta gli 86mila e più cittadini ticinesi che hanno votato sì, il 69% di chi si è recato alle urne in Ticino, ha deciso l’esito di una votazione molto importante. La stragrande maggioranza dei ticinesi ha quindi dato un mandato preciso a noi politici. Il Parlamento Federale ha poi partorito una legge di applicazione che disattente le aspettative soprattutto dei Cantoni di confine come il nostro. Di fatto, questa legge non risolverà quasi nulla dei problemi del Ticino. Il nostro deputato a Berna, Marco Romano, ha fatto proposte serie in alternativa: alcune sono state sostenute dall'UDC, in generale però sono state bocciate ed è passata la linea dei socialisti e dei liberali, motivi per cui il PPD nazionale si è astenuto».Un'astensione che UDC e Quadri, ma non solo, vi rimproverano: a loro avviso, col voto contrario del PPD, la legge non sarebbe passata...«Queste sono le solite scuse che vanno avanti da anni. Il PPD nazionale è stato chiarissimo. La sua posizione non era uguale alla proposta di socialisti e liberali, però non condivideva neppure quella estrema dell'UDC. Per cui, dato che la nostra proposta non ha avuto consensi, il Gruppo si è astenuto». Nella conferenza stampa e nel comunicato, non citate mai Nenad Stojanovic, che ha lanciato il referendum popolare. Come mai?«Stojanovic faccia il suo, noi facciamo il nostro. Le possibilità di referendum sono due: quella popolare, per cui servono 50mila firme, come sta facendo lui oppure il referendum dei Cantoni, come il nostro. Se il Gran Consiglio lo approva , poi si dovrà trovare il sostegno di altri Cantoni (ne servono otto, ndr)».Par di capire che l'adesione al suo referedum è più di facciata e che il vostro vero obiettivo sia quello del Cantoni, è corretto?«Il nostro compito è quello di portare avanti il tema soprattutto in Gran Consiglio come ci ha chiesto la popolazione. Poi, per coerenza, se c'è una raccolta di firme che va nella stessa direzione, la sosteniamo, anche se sarà difficilissima, perché è boicottata da tutti, compresi UDC e Lega che dovrebbero sostenerla, indipendentemente che sia stata lanciata da Stojanovic o da chiunque altro».Da chi si attende sostegno, in Gran Consiglio?«La popolazione ticinese ha il diritto di dire la sua anche sulla legge votata all’Assemblea Nazionale, in particolare perché non rispetta quanto è stato votato il 9 febbraio 2014.  Mi meraviglierei moltissimo se non venisse sostenuto questo sacrosanto diritto dei ticinesi di potersi esprimere. Ho chiesto a tutte le forze politiche del Cantone di aderire, perché indipendentemente da quello che si pensa sul 9 febbraio, 86mila ticinesi hanno chiesto qualcosa di ben preciso e adesso devono poter dire se gli va bene oppure no. Capisco che sia più facile far finta di nulla, ma questa è turlupinatura allo stato puro della democrazia e di quanto ha chiesto la nostra gente».Ma se si andasse alle urne, il PPD indicherebbe di votare a favore della legge di applicazione o contro?«Personalmente ritengo che questa legge non solo non rispecchi la volontà dei cittadini ticinesi, ma non è neppure un valido compromesso, pertanto non mi trova d’accordo . Tuttavia iniziamo a sostenere il referendum, poi del resto semmai se ne parlerà».Questo è il primo atto da presidente di Fiorenzo Dadò? Quanto c'è di suo in questa posizione?«Non mi nascondo dietro un dito, è stata una decisione unanime del gruppo parlamentare. Di conseguenza, il partito cantonale ha seguito questa scelta, che ritengo giusta e doverosa nei confronti della popolazione».L'UDC la provoca dicendo che la attende al varco quando lancerà l'iniziativa per disdire la libera circolazione delle persone. Cosa farà, allora?«Marchesi cominci a sostenere il referendum e rispettare dunque la volontà dei ticinesi fino in fondo, che hanno diritto di dire la loro. Riguardo alla libera circolazione, vedremo. Continuano a dirlo, ma di iniziative non ne abbiamo ancora viste. La mia posizione personale è nota a tutti, quando verrà lanciata un'iniziativa se ne discuterà. Ora che mi preme è che i cittadini ticinesi possano dire la loro sulla legge di applicazione del 9 febbraio, e mi attendo e spero che i politici del Cantone siano dalla parte della democrazia a dei ticinesi e che non giochino a rimbalzino, tirando in ballo questioni che non hanno nulla a che fare coi fatti concreti».
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