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10.02.2017 - 13:590
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:43

Gobbi, «il Ticino è un laboratorio per problemi sociali. Sbagliato assumere un italiano all'Ufficio migrazione»

Nei giorni in cui il suo Dipartimento è nella bufera per il caso permessi, un Gobbi scatenato parla al Tages Anzeiger di clandestini, frontalieri e Trump. Poi sui social attacca il sindacato che lo critica

BELLINZONA - Il Ticino è una sorta di laboratorio, dove i problemi avvengono spesso prima che nel resto della Svizzera, e a volte anche del mondo... se si considera "Prima i nostri" come una sorta di anticipazione del celebre "America first" di Trump. Norman Gobbi, Ministro delle Istituzioni, ha rilasciato un'intervista al Tages Aneiger, e non si poteva che partire dal caso dei permessi "venduti" all'Ufficio migrazioni. «L'Ufficio migrazione tratta ogni anno 77mila casi e ha solo 70 dipendenti, sta dunque lavorando con una pressione enorme», dice, per poi attaccare: «le persone coinvolte hanno abusato della fiducia delle autorità e della popolazione. Inoltre, è particolarmente fastidioso in quanto è accaduto in un ramo, come quello della migrazione, su cui i ticinesi sono molto sensibili». Delle persone finite in manette, una era stata tirocinante all'Ufficio migrazione, un'altra era stata licenziata per problemi disciplinari, mentre il terzo era stato assunto quando ancora non aveva il passaporto svizzero. E Gobbi se ne rammarica, «è stato un errore assumere un italiano, in particolare in un Ufficio come quello della migrazione. Non ho mai sentito che l'Italia abbia permesso a uno svizzero di lavorare con le sue autorità. È il motivo per cui per il nostro Dipartimento vogliamo solo svizzeri o naturalizzati». Gli altri temi toccato sono stati l'afflusso di clandestini e quello dei frontalieri. «Nel nostro Cantone, arrivano due terzi di tutti i clandestini che entrano in Svizzera, almeno 30mila persone. E siamo quelli che hanno più frontalieri, un numero uguali a quello dei frontalieri di tutta la Svizzera tedesca. Nel nostro mercato del lavoro, metà lavoratori sono locali e metà provengono dall'Italia». Il Ticino è dunque un caso speciale, addirittura Gobbi lo definisce un «laboratorio per i problemi sociali e il populismo di destra, una zona di confine svantaggiata». Infine, gli chiedono se gli piace Trump, e il Consigliere di Stato conferma, pur ammettendo di non apprezzare tutte le mosse del nuovo presidente degli Stati Uniti. Intanto, non c'è pace per il Dipartimento di Gobbi, dopo il caso dei permessi. L’Unione sindacale svizzera (Ticino e Moesa) non approva infatti la decisione di chiudere gli uffici regionali dell’Ufficio della migrazione, concentrando i lavori a Lugano e Bellinzona. Ritiene infatti che la scelta determini un peggioramento del servizio per l'utenza. E Gobbi su Facebook attacca: «processi ottimizzati, controlli aumentati, posti di lavoro garantiti: cosa non piace ai sindacati? Che sappiamo fare».
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