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10.02.2017 - 16:300
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:43

Cyberbullismo in salsa ticinese? La RSI contro la pagina che ritiene Clarissa Tami «una cosa ticinese in cui vorrei entrare»

La pagina satirica Facebook "Il Ticinese Medio" al centro della bufera per un post sulla presentatrice. La RSI minaccia di adire per vie legali, il gestore urla «"no alla censura», e gli utenti si dividono

BELLINZONA - Il cyberbullismo è purtroppo un tema sempre attuale, di cui si parla spesso e volentieri, ogni qualvolta si verifica un caso. Se ne è discusso (o meglio, polemizzato), anche sul palco di Sanremo, dove il vestito di Diletta Leotta, giornalista invitata per raccontare di quando le hanno rubato dal cellulare delle foto private, ha fatto più rumore di quanto dichiarato. In questi giorni, ecco emergere un caso in salsa ticinese, si potrebbe dire la conseguenza di quando alla satira e allo scherzo, e ai commenti su di essi, scappa un po' la mano. Protagonisti un profilo Facebook nato per ironizzare sui ticinesi e le loro abitudini, Clarissa Tami, presentatrice della RSI, e la stessa RSI. Il tutto nasce da un "meme" (una vignetta) della pagina "Il Ticinese Medio", con quattro immagini: un castello di Bellinzona, lo Splash&Spa, Clarissa Tami e il LAC. La scritta? «Cose ticinesi in cui vorrei entrare». Gli utenti si sono divisi, tra chi, in modo volgare, rispondeva «e beh la Clarissa anche l'abbonamento di entrate» (notare l'italiano...) e chi si scandalizzava, vedendo definire una donna come "cosa". Ieri, la RSI ha reagito, e il suo Ufficio giuridico ha inviato al gestore della pagina, poiché responsabile del post e dei commenti «lesivi della dignità e dell'onorabilità di due collaboratrici della RSI (nei commenti si citava un'altra giornalista, ndr), poiché raffigurano un'oggettificazione sessuale della donna inaccettabile e ravvisano elementi di bullismo ormai tristemente normali sul web, che mai tengono in considerazione gli effetti sulla persona reale di queste bassezze virtuali». La richiesta è dunque di rimuovere il tutto entro 24 ore, altrimenti si riserva la possibilità di adire per vie legali. Ma il gestore della pagina non si è fatto intimorire. «Iniziamo dicendo che il post in questione non intende ledere in nessun modo Clarissa Tami. In realtà il senso (per chi lo capisse) sarebbe quello di affermare che sia una sex symbol del nostro territorio», scrive, facendo capire che, a suo avviso, quanto postato era un complimento verso la Tami. Cita poi la definizione di "cosa" della Treccani, che «toglie ogni dubbio sulla legittimità di utilizzare tale termine in questa circostanza». Non vi è nessuna intenzione di cancellare il post, anzi, la pagina sfida la RSI: «Intanto, per circa altre 20 ore, il post continuerà ad essere on-line, e vedremo se questa minaccia di ricorrere a vie legali avrà poi un reale seguito. La nostra libertà d'espressione non può essere limitata da simili minacce. No alla censura», e la attacca: «Vi sembra normale che la RSI, ente statale, utilizzi soldi pubblici per perdere tempo in simili idiozie?». E i commentatori, ancora una volta, si dividono, tra chi appoggia la richiesta della RSI e chi si scandalizza per l'attacco a un tipo di satira che tale deve restare. Dove sono, dunque, i confini del cyberbullismo?
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